Une étoile oubliée: Sybil Sanderson (Parte II)

Une étoile oubliée. La breve e folgorante carriera di Sybil Sanderson  (Sacramento, 7 dicembre 1864 – Parigi, 16 maggio 1903)

Divenuta una star dell’Opéra-Comique la Sanderson fu anche la prima interprete del personaggio di Phryné nell’omonima opera di Camille Saint-Saëns. In realtà il compositore francese, che aveva scritto la parte dell’eponima protagonista per Mlle Simonet, la prima interprete di Angiolina nella sua Proserpine, inizialmente si mostrò riluttante alla proposta di Carvalho di affidare questo ruolo alla Sanderson, ma, alla fine, convinto del fatto che non avrebbe potuto trovare una star migliore, acconsentì. La prima, avvenuta il 24 maggio 1893 all’Opéra-Comique, fu un successo dovuto anche agli interpreti e soprattutto alla Sanderson, come ricordato da Henry Fouqier su «Le Figaro» (25 maggio 1893, p. 3):
“Gli interpreti dell’opera hanno avuto una larga parte nel successo. La radiosa bellezza della signorina Sanderson ha fatto scalpore; la voce e l’abilità della cantante non sono state meno apprezzate; quanto all’attrice, pur rimanendo irresistibilmente seducente nella scena scabrosa del finale, vi ha dato prova di un tatto e di una misura per le quali non vi sono parole per lodarle. È stata una bella serata per l’affascinante artista”.
Un brevissimo cenno alla Sanderson si trova, invece, su «Le Gaulois» (25 maggio 1893), dove sempre a firma di Fourcaud:
“Gli interpreti, questa volta, sono molto buoni. La signorina Sanderson ha fatto dei progressi come cantante, ed è un piacere guardare una Phryné di una così abbagliante giovinezza”.
Anche Moreno su «Le Ménestrel» (28 maggio, 1893 ann. 59, n. 22, p. 171) si soffermò sulla radiosa bellezza della Sanderson:
“Abbiamo nominato la signorina Sanderson. La sua radiosa bellezza è stata lo splendore della serata, come la sua voce leggera che sembrava rappresentare con le gamme e i vocalizzi del compositore ne è stata l’incanto. Poiché, voi m’intendete bene, ci sono nella partitura dei vocalizzi sfrontati. Ciò, è il colmo, la signorina Sanderson non se ne riprenderà sicuramente. Dopo tutto perché guardare a dei pudori musicali in una pièce nella quale ci sono così pochi pudori fisici”.
Altro ruolo, interamente scritto da Massenet per la Sanderson è quello di Thaïs che, però, la cantante americana interpretò solo nella prima delle due versioni che fu rappresentata per la prima volta il 16 marzo 1894 all’Opéra. Thaïs fu per la Sanderson l’occasione per fare il suo debutto nell’importante teatro parigino dove approdò non senza polemiche e in seguito a una piccola querelle. Con il contratto in scadenza nel 1893 e dopo il successo riportato con Phyrné la Sanderson aveva chiesto a Carvalho un sensibile adeguamento dei suoi cachets soprattutto in considerazione dei successi ottenuti. Non avendo avuto nessuna risposta dall’impresario, la Sanderson siglò immediatamente un nuovo contratto con Bertrand e Gailhard, gli impresari dell’Opéra, all’insaputa sia di Massenet che di Heugel, l’editore che, dopo il fallimento di Hartmann, si era assicurato i diritti di pubblicazione delle partiture del compositore francese. Nonostante l’ammirazione per la Sanderson, lo stesso Massenet si mostrò infastidito dal comportamento della cantante, come si evidenzia nel suo lavoro autobiografico:
“L’inverno che seguì fu interamente dedicato alle prove di Thaïs, all’Opéra. Dico all’Opéra, eppure avevo scritto l’opera per l’Opéra-Comique, alla quale apparteneva la Sanderson. Ella trionfava in Manon, tre volte a settimana. Quale circostanza mi portò a questo cambiamento di teatro? Eccola: la Sanderson, che era stata abbagliata dall’idea di entrare all’Opéra, si era lasciata andare a firmare con Gailhard senza preoccuparsi d’informarne prima Carvalho.
Quale non fu la nostra sorpresa, mia e di Heugel, quando Gailhard ci annunciò che stava per rappresentare Thaïs all’Opéra, con Sibyl Sanderson! «Lei ha l’artista, l’opera la seguirà!». Non avevo altro da rispondere. Mi ricordo, tuttavia, dei rimproveri pieni di emozione che mi fece Carvalho. Mi accusò quasi d’ingratitudine e Dio sa se lo meritavo!” La seconda versione, realizzata da Massenet nel 1898, un anno dopo il ritiro dalle scene della Sanderson, fu interpretata nel ruolo della protagonista da Lucie Berthet che, tuttavia, non sfigurò alla prima all’Opéra il 13 aprile 1898 e che anzi fu esaltata su «Le Gaulois» (14 aprile 1898 p. 3):
“Quanto all’interpretazione cantata, è perfetta con la signorina Lucie Berthet, che impersona il ruolo di Thaïs, con tutta la sua seduzione di donna e la sua scienza di cantante”. Lo stesso giornale, nella recensione (17 marzo 1894) della première della prima versione a firma del solito Fourcaud, non aveva dedicato molto più spazio al soprano americano al proposito del quale si legge:
“La signorina Sanderson ottiene un successo vivo. Ha realizzato, nella sua dizione, dei seri progressi e recita il suo difficile ruolo da attrice. Sarà applaudita da tutti. Io non ho da notare qui che la sua eclatante bellezza”. Molto più articolato è, invece, il giudizio di Darcours su «Le Figaro» (17 marzo 1894):
“La signorina Sybil Sanderson faceva il suo debutto all’Opéra nel ruolo di Thaïs: vi è stata perfetta e quasi inattesa: si temeva che la sua voce fosse troppo debole per il vasto spazio; è sembrato che vi si sviluppasse, al contrario, più largamente che all’Opéra-Comique. La cantante ha recitato con un’adorabile civetteria tutte le capricciose melodie del suo ruolo. Il suo canto dello Specchio si è elevato con tanto spirito quanto con brio. Quanto alla scena della morte l’ha cantata e recitata con una dolcezza e una semplicità che hanno causato una profonda impressione”.
Anche Moreno nel suo articolo pubblicato su «Le Ménestrel» (18 marzo 1894, ann. 60, n. 11, p. 83) si soffermò sulle doti vocali della Sanderson che, a dispetto di ogni timore, sembravano esaltate dalla grandezza dell’Opéra:
“L’interpretazione è stata del tutto superiore da parte della signorina Sybil Sanderson e del signor Delmas. Il talento e la voce della prima sembrano essersi duplicati dopo Phryné. Il suo organo che appariva esile all’Opéra-Comique, ha preso un’ampiezza inattesa, e si può dire che in questa sala immensa dell’Opéra non si perde una delle note, una delle sue parole. Ha cantato dunque con infinito talento. Quanto alla donna, è sempre meravigliosa, di un’eleganza e di una seduzione irresistibili quando giunge da Nicia, avvolta nei suoi veli così morbidi che le danno l’aria di una statua raffinata di Tamagra; più bella ancora quando toglie questi veli, di una bellezza da far dannare tutti i santi del Paradiso. Il povero Athanaël a maggior ragione è completamente scusato”.
Dopo Thaïs l’astro della Sanderson comincerà a perdere la sua luminosità e la cantante continuerà ancora ad interpretare Thaïs e Manon per altri tre anni senza, però, riuscire a ripetere il successo di Esclarmonde. Dopo questi 8 anni di gloria, la Sanderson si ritirò dalle scene in seguito al matrimonio nel 1897 con il ricco ereditiere cubano Antonio E. Terry per ritornare sulle scene nel 1899, ma senza successo. Gli ultimi anni furono segnati dall’alcolismo e dalla depressione che certo contribuirono a minare la sua salute conducendola a una prematura morte causata da una polmonite il 16 maggio 1903 a Parigi. Ancora Massenet ci descrive nel suo scritto autobiografico le esequie della donna:
“Il pubblico numeroso venuto a Parigi, come nel 1889, da tutti i punti del mondo, ha, anch’esso, conservato il ricordo dell’artista che era stata la loro gioia, che aveva fatto le loro delizie. Fu considerevole la folla silenziosa e raccolta che si accalcò al passaggio del corteo funebre che conduceva Sibyl Sanderson alla sua ultima dimora! Un velo immenso di tristezza sembrava ricoprirla.
Albert Carré e io seguivamo il feretro, camminavamo per primi dietro a ciò che restava, povera cara spoglia, di quella che era stata la bellezza, la grazia, la bontà, il talento con tutte le sue seduzioni; e, mentre constatavamo questo unanime dispiacere, Albert Carré, interpretando lo stato d’animo della folla nei confronti della bella scomparsa, disse queste parole di un’eloquente concisione, e che resteranno:Era amata! Quale più semplice, quale più toccante e più giusto omaggio reso alla memoria di colei che non è più?… Mi piacerebbe, miei cari ragazzi, rammentare in alcuni rapidi tratti il tempo del piacevole ricordo che passai scrivendo Esclarmonde”.