Modena, Teatro Comunale, ModenaDanza 2015
Balletto dell’Opera di Tirana
“COPPÉLIA”
Coreografia Ilir Kerni
Musiche Léo Delibes
Libretto Charles Nuitter e Arthur Saint Leon
Swanilda LEDIA SULAJ
Frantz ENDRIT SHKOZA
Scene Zorz Drausnik
Costumi Ljubica Wagner
Luci Ilir Kerni
“LA STRAVAGANZA”
Coreografia Angelin Preljocaj
Musiche Antonio Vivaldi, Evelyn Ficarra
Robert Normandeau, Serge Morand, Ake Parmerud
Scene Maya Schweizer
Costumi Hervé Pierre
Luci Marc Stanley, Edmond Dingu
Prima italiana
Modena, 16 gennaio 2015
La Stagione di Balletto del Teatro Comunale di Modena quest’anno cambia nome e diventa ModenaDanza. Preceduta come ogni anno dalla breve rassegna Passioni in danza – dedicata soprattutto a titoli contemporanei e al teatro-danza – si configura tra le più interessanti del panorama italiano. I motivi di richiamo non sono pochi, a incominciare dallo spettacolo di addio alle scene di Sylvie Guillem il 31 marzo (Life in Progress su coreografie di Russell Maliphant, Akram Khan, Mats Ek e William Forsythe). Per i motivi esattamente opposti, si segnala invece il ‘concerto danzante’ di Alessandra Ferri la cui carriera è ormai ripresa a pieno ritmo: in compagnia di Herman Cornejo, ormai suo partner prediletto, la vedremo in lavori di Russell Maliphant, Demis Volpi, Fang-Yi Sheu e Angelin Preljocaj il 10 aprile. E sempre a proposito di dive nostrane, a maggio arriverà la Carmen di Amedeo Amodio con Eleonora Abbagnato.
Ad aprire (letteralmente) le danze, arriva ora il Balletto del Teatro dell’Opera di Tirana con un doppio programma: Coppélia del coreografo albanese Ilir Kerni e La Stravaganza di Angelin Preljocaj. C’è da dire subito che la presenza di Coppélia va salutata con piacere; purtroppo, questo bellissimo balletto è pressoché snobbato all’interno delle programmazioni italiane ad eccezione del Teatro dell’Opera di Roma che quest’anno vedrà la ripresa della coreografia di Roland Petit mentre a giugno il Teatro Massimo di Palermo avrà in scena la versione di Amedeo Amodio. Per limitarci alle stagioni recenti, va ricordata anche la versione di Giorgio Mancini per la tournée di MaggioDanza a Bologna nel 2013. La Coppélia di Kerni è un tipico prodotto da esportazione, o meglio “da viaggio”: succinta in coreografia, scene e costumi. Ovviamente, in una serata in cui sono compresi due titoli era logico aspettarsi una sorta di sunto. In questa antologia, sono state eliminate e riadattate diverse pagine (un po’ ha penato il divertissement finale…) con un risultato complessivamente discreto. L’unica differenza rilevabile con altre versioni del balletto è il personaggio di Coppélius interpretato da una ballerina «per renderlo più intrigante e interessante di come lo vediamo di solito», stando alle parole del coreografo. Occorre dire che purtroppo l’idea manca il bersaglio, perché questo Coppélius, a ben vedere, finisce come sempre gabbato urbi et orbi e non si distacca per nulla dai soliti cliché pantomimici. Che cosa sia servito metterlo in cilindro e mantello resta un mistero. Ledia Sulaj è stata una Swanilda graziosa. Al suo fianco, il Frantz di Endrit Shkoza ha mostrato un salto un po’ pesante e qualche difficoltà negli atterraggi ma una pantomima ed una teatralità sufficientemente spontanee. Il Corpo di ballo è stato dignitoso; più apprezzabile in per armonia negli insiemi la compagine femminile.
De La Stravaganza di Preljocaj, creato nel 1997 per il New York City Ballet, colpisce ancora la visione netta dell’impianto generale: i due gruppi contrapposti, la predilezione per le forme brevi (duetti e terzetti) e il gesto quasi sempre leggibile (si veda, ad esempio, il plié profondo à la seconde per il secondo gruppo che ne enfatizza l’appartenenza ad un passato remoto). I due gruppi di danzatori sono antitetici per gestualità e costumi: uno in costumi moderni, quasi minimali, caratterizzato da uno stile di derivazione accademica; l’altro indossa invece costumi che alcuni critici hanno accostato ai dipinti di Vermeer, connotato da una gestualità scattosa e “contemporanea”. Come dice Preljocaj stesso, il balletto trae ispirazione dalla propria «storia di immigrato europeo traferito a New York». La visione finale è comunque quella di due mondi che con fatica tentano di integrarsi… senza riuscirci. Il Corpo di ballo dell’Opera di Tirana è stato corretto anche se non sempre brillante nella dinamica accesa delle sezioni più virtuosistiche. Foto Rolando Paolo Guerzoni