Georg Friedric Haendel: “Hast du mich ganz berauscht?”, “Es blau die Nacht”, “Breite aus,die gnäd’gen Hände”, “Weine nu, klange nur”, “Heil und sicher kam mein Nachen” (“Giulio Cesare”) e Wolfgang Amadeus Mozart: “Crudel!…Non mi dir” (“Don Giovanni”).
Bonus Track: Franz Schubert: “Auf dem Wasser zu singen” D774, “Im Frühling” D. 882, “Du bist die Ruh’”, D. 59/3, Gretchen am Spinnrade”, D. 118, Johannes Brahms: Wie Melodien zieht es mie” Op. 105 n. 1, “Immer leiser wir mein Schlummer” Op. 105 n. 2, “Von ewiger Liebe – Dunkel, vie dunkel” Op. 43 nn. 1-4, “Stäbdchen”, op. 106 n. 1, Hugo Wolf, “Der Gärtner”, “Begengnung”, “Geh’, Geliebter, geh’ jetzt”, “Er ist’s”, Richard Strauss, “Einerlei” op. 69 n. 3, “Ich wollt’ein Strässlein bindem” Op. 68 n. 2, “Schlechtes Wetter”, Op. 69 n. 5. Wiener Philarmoniker, direttore: Heinrich Holltreiser. Lieder: pianista: Karl Hudez. Registrazioni del 1956. 1 CD Decca 0289 480 8149 3
La meritoria opera di ripubblicazione in CD dei recital storici incisi dalla Decca degli anni Cinquanta e Sessanta prosegue con questa registrazione dedicata al soprano svizzero Lisa della Casa, fra le maggiori cantanti mozartiane e straussiane dello scorso secolo e capace di disimpegnarsi con risultati sempre altissimi in un repertorio vasto e composito.
La meritoria opera di ripubblicazione in CD dei recital storici incisi dalla Decca degli anni Cinquanta e Sessanta prosegue con questa registrazione dedicata al soprano svizzero Lisa della Casa, fra le maggiori cantanti mozartiane e straussiane dello scorso secolo e capace di disimpegnarsi con risultati sempre altissimi in un repertorio vasto e composito.
La presente proposta consta di due parti nettamente distinte: la prima operistica con brani di opere di Haendel e Mozart e la seconda cameristica contenente lieder di Schubert, Brahms, Wölff e Richard Strauss. Un repertorio quindi molto eterogeneo accomunato oltre che dalla comune protagonista dall’incisione di entrambi i programmi nel 1956 nel pieno dello splendore vocale della cantante.
All’ascoltatore moderno la parte operistica può suscitare però più di una perplessità nonostante lo splendore vocale della cantante svizzera. I brani tratti dal “Giulio Cesare” sono, infatti, una preziosa testimonianza del gusto del tempo ma risultano pesantemente datati dopo decenni di riscoperta delle corrette pratiche esecutive di questo repertorio. Non solo la traduzione tedesca non aiuta la piena godibilità di questi brani creando un’evidente discrasia fra l’andamento melodico e la lingua usata – stranamente molto più evidente in questo repertorio che nelle coeve versioni tradotte in tedesco di Verdi o Puccini – ma è l’impostazione generale dei brani a risultare lontana dal gusto moderno. Alla guida di una grande orchestra come i Wiener Philarmoniker – già di suo lontana dalle sonorità e dallo spirito della musica del primo Settecento – la direzione di Heinrich Hollreiser si caratterizza per indubbio mestiere e professionalità ma anche per la tendenza a trasporre l’universo espressivo dei brani haendeliani in una realtà loro impropria, molto più vicina al gusto di Gluck e di Mozart – se non addirittura a quello del tardo classicismo degli inizi del secolo successivo – che a quello in auge nella prima metà del Settecento (il “Giulio Cesare” è stato composto nel 1724) e anche la scelta dei brani – tutti sostanzialmente di natura lirica ed elegiaca – testimonia una visione del barocco manierata e un po’ zuccherosa in cui non trovano spazio i brani di più prorompente vitalità ritmica e vocale di cui pure oggi sappiamo l’importanza dell’estetica dell’opera tardo-barocca. Di suo poi la Della Casa canta splendidamente sfoggiando una voce di timbro bellissimo e di una morbidezza e di una luminosità che temono pochi paragoni ed è innegabile che raramente Cleopatra è stata così seducente nella sua femminilità morbida e avvolgente evocata dal timbro della Della Casa ma questo non può ovviamente annullare le riserve stilistiche sopra elencate.
Completa la parte operistica “Crudele!…Non mi dir” dal “Don Giovanni” di Mozart eseguita fortunatamente nell’originale italiano. L’approccio con Mozart è sicuramente più convincente e mostra una più evidente dimestichezza con questo repertorio da parte di orchestra e direttore; inoltre si ha l’occasione di ascoltare la cantante svizzera nel ruolo per lei insolito di Donna Anna anziché in quello più abituale di Donna Elvira. La cantante svizzera tratteggia un’Anna insolitamente lirica e luminosa, più donna innamorata che furia vendicatrice, capace di rivolgersi allo sposo con accenti di languida dolcezza.
Nella seconda parte dedicata al repertorio da camera la cantante è accompagnata al pianoforte da Karl Hudez in una selezione di brani estesa dall’età romantica all’inizio del XX secolo. Anche in questa parte si nota una preferenza per brani di carattere lirico ed elegiaco, in alcuni casi scopertamente drammatico come la celeberrima “Gretchen am Spinnarde” D118 – mentre non trovano spazio composizioni di carattere più allegro e spensierato.
Fra i lieder di Franz Schubert merita particolare attenzione proprio la già ricordata scena di Margherita in cui la Della Casa trova accenti di autentica e sofferta drammaticità senza per questo mai sacrificare l’assoluta purezza del timbro vocale che trova ovviamente nella melodia di “Im Frühling” op. 59 n. 3 D 776 la perfetta opportunità per emergere in tutto il suo splendore.
Di Johannes Brahms sono presenti due lieder – i numeri 1 e 2 – dall’opera 105, il primo dei lieder opera 43 e il più famoso “Städchen” n. 1 op. 106, tutti brani questi pervasi di un lirismo intimo e quotidiano che la voce della Della Casa illumina con un canto di grande sensibilità espressiva, capace di renderne la pienezza nonostante l’apparente linearità e semplicità di queste composizioni. Lo stesso discorso vale per i successivi quattro lieder di Hugo Wölf caratterizzati da tonalità più diretta e da echi della tradizione popolare.
Infine Richard Strauss, il compositore cui storicamente è più legata Lisa della Casa insieme a Mozart. Del maestro bavarese sono presenti due lieder dall’opera 69 – per l’esattezza i numeri 3 “Einerlei” e 5 “Schiechtes Wetter” – nonché il lied n. 2 op. 68 “Ich wollt’ein Strässlein binden”. Qui la linea vocale si fa più frastagliata, in qualche modo più teatrale nella sua prossimità con certe atmosfere operistiche del compositore e la Della Casa si trova alle prese con un terreno per lei perfetto e conosciuto fino al più piccolo recesso facendo vibrare ogni corda di queste melodie in cui leggerezza e melanconia, sorriso e abbandono si legano inscindibilmente creando qual fascino unico e particolare che è la tinta sonora della finis Austriae e per cui sarebbe difficile pensare ad interprete più profondamente partecipe e compiuta.
Lisa della Casa & Vico Torriani: Lieder aus Unserer Heimat
Le vieux chalet (Abbè Joseph Bovet); Der Tod von Basel, Dür ds Oberland Uf, Vieni sulla barchetta (Tradizionale); Chanson du Chevrier (Gustave Doret); Sul sulet (Robert Cantieni); Im Aargäu sind zwoi liebi (Tradizionale); La Montanara (Antonio Ortelli); O du liebs Ängeli (Tradizionale); Chanzun du sot (Robert Cantieni); La jardinière du roi, Ninna Nanna (Tradizionale). Herbert Rehbein and his orchestra.
Bonus Tracks: Promenade Concert mit Cristina Deutekom
Das Lied ist aus (Robert Stolz); Estrellita (Manuel Ponce); Ciribiribin (Alberto Pestalozza); Summertime (“Porgy and Bess”, George Gershwin); Plaisir d’Amour (Martini il tedesco); Ik hou van Holland (Willy Shootemeyer); Varizoni sul “Carnival de Venice” (Julius Benedict); Letzte Rose (Tradizionale); Italienisches Strassenlied (Victor Herbert); Home sweet home (Henry Bishop); Sag beim Abschied leise “Servus” (Peter Kreuder). Cristina Deutekom (soprano); Berliner Amusementorkest, Jürgen Hermann (direttore). Registrazione: Berlino, Settembre 1972. 1 CD Decca 480 8150
Le proposte della serie Most Wanted Recitals! della Decca sono spesso qualitativamente molto altalenanti; in alcuni casi questi prodotti ci hanno positivamente colpito per la qualità delle esecuzioni o per l’interesse delle proposte sia musicali sia legate alla possibilità di riascoltare cantanti non giustamente considerati, in altri ci sembrano decisamente meno stimolanti se non palesemente stucchevoli. La registrazione in questione appartiene purtroppo a quest’ultima categoria. Al fianco dei recital lirici erano infatti abbastanza in voga registrazioni di programmi di musica popolare spesso con un taglio molto superficiale che, se venivano incontro al gusto dell’epoca, oggi risultano molto datati; si è già parlato di questo a riguardo di alcuni “Souvenirs d’Italie” già analizzati e le stesse considerazioni valgono per questa raccolta di canzoni popolari svizzere.
Protagonista ne è il soprano Lisa Della Casa, fra le voci più belle avute dalla lirica del secondo Novecento, interprete mozartiana e straussiana di levatura storica insuperabile che, anche in queste registrazioni, fa emergere la pastosa bellezza del suo timbro e la non comune sensibilità musicale mentre molto minor entusiasmo suscitano sia i brani in sé sia l’approccio comune in queste registrazioni che tende a dare delle tradizioni musicali di un paese un’immagine da cartolina a colori – in questo caso una Svizzera stile Heidi – alquanto manierata. Brani dalla scrittura più classica e dal gusto più liederistico come “Chanson du Chevier” di Doret risultano di esecuzione più compiuta in cui la Della Casa può dar sfoggio a suggestive mezze voci e filature che evocano l’eco fra le valli montane. Gli altri brani sono ben cantati e si fanno sicuramente ascoltare con una certa piacevolezza – ad esempio i toni da danza popolare di “Dür ds Oberland uf” – ma il tutto rimane ad un livello alquanto superficiale. La Della Casa è affiancata da Vico Torriani, cantante svizzero di musica leggera di voce abbastanza corrente ma dotato di buon gusto e musicalità così che un brano celebre come “La montanara” si fa ascoltare con piacevolezza. Oltre a brani tedeschi e francesi Torrini canta anche alcune canzoni in dialetti romanci.
Il corto programma è integrato con una serie di registrazioni eseguite nel 1972 da Cristina Deutekom alle prese con un repertorio “leggero” in cui in realtà confluiscono brani fra loro privi di qualunque legame. Per quanto presentato come Traditional, “The last Rose of Summer” è “Der Letze Rose” da “Martha” di Friedrich von Flotow e risulta l’unico brano autenticamente operistico presente la cui vocalità è ideale per i mezzi della Deutekom. I due brani di Robert Stolz ci riportano all’ambiente dell’operetta viennese che la Deutekom affronta con brio, e non comune senso dello stile. Tratti decisamente operettistici si ritrovano anche nella lettura che la cantante dà di una canzone brillante come “Ciribiribin” arricchita da uno slancio vocale decisamente insolito per questi titoli. “Carnival of Venice” di Benedict è terreno ideale per le doti virtuosistiche del soprano olandese e, se il brano non è così coinvolgente, è sempre un piacere sentire una voce così ampia e sonora e al contempo dotata di non comune agilità superare con così apparente semplicità rapidi passaggi di coloratura, splendide filature e salite in acuto di assoluta naturalezza. Delude invece “Summertime” di Gershwin che sul piano vocale è cantata decisamente bene ma forse troppo bene, in modo troppo corretto e classico per un brano che affonda le radici in un mondo musicale diverso – quella della musica popolare americana – e che richiede un diverso senso dello stile mentre la Deutekom tende ad avvicinarlo troppo ad un gusto mittel-europeo.
Le vieux chalet (Abbè Joseph Bovet); Der Tod von Basel, Dür ds Oberland Uf, Vieni sulla barchetta (Tradizionale); Chanson du Chevrier (Gustave Doret); Sul sulet (Robert Cantieni); Im Aargäu sind zwoi liebi (Tradizionale); La Montanara (Antonio Ortelli); O du liebs Ängeli (Tradizionale); Chanzun du sot (Robert Cantieni); La jardinière du roi, Ninna Nanna (Tradizionale). Herbert Rehbein and his orchestra.
Bonus Tracks: Promenade Concert mit Cristina Deutekom
Das Lied ist aus (Robert Stolz); Estrellita (Manuel Ponce); Ciribiribin (Alberto Pestalozza); Summertime (“Porgy and Bess”, George Gershwin); Plaisir d’Amour (Martini il tedesco); Ik hou van Holland (Willy Shootemeyer); Varizoni sul “Carnival de Venice” (Julius Benedict); Letzte Rose (Tradizionale); Italienisches Strassenlied (Victor Herbert); Home sweet home (Henry Bishop); Sag beim Abschied leise “Servus” (Peter Kreuder). Cristina Deutekom (soprano); Berliner Amusementorkest, Jürgen Hermann (direttore). Registrazione: Berlino, Settembre 1972. 1 CD Decca 480 8150
Le proposte della serie Most Wanted Recitals! della Decca sono spesso qualitativamente molto altalenanti; in alcuni casi questi prodotti ci hanno positivamente colpito per la qualità delle esecuzioni o per l’interesse delle proposte sia musicali sia legate alla possibilità di riascoltare cantanti non giustamente considerati, in altri ci sembrano decisamente meno stimolanti se non palesemente stucchevoli. La registrazione in questione appartiene purtroppo a quest’ultima categoria. Al fianco dei recital lirici erano infatti abbastanza in voga registrazioni di programmi di musica popolare spesso con un taglio molto superficiale che, se venivano incontro al gusto dell’epoca, oggi risultano molto datati; si è già parlato di questo a riguardo di alcuni “Souvenirs d’Italie” già analizzati e le stesse considerazioni valgono per questa raccolta di canzoni popolari svizzere.
Protagonista ne è il soprano Lisa Della Casa, fra le voci più belle avute dalla lirica del secondo Novecento, interprete mozartiana e straussiana di levatura storica insuperabile che, anche in queste registrazioni, fa emergere la pastosa bellezza del suo timbro e la non comune sensibilità musicale mentre molto minor entusiasmo suscitano sia i brani in sé sia l’approccio comune in queste registrazioni che tende a dare delle tradizioni musicali di un paese un’immagine da cartolina a colori – in questo caso una Svizzera stile Heidi – alquanto manierata. Brani dalla scrittura più classica e dal gusto più liederistico come “Chanson du Chevier” di Doret risultano di esecuzione più compiuta in cui la Della Casa può dar sfoggio a suggestive mezze voci e filature che evocano l’eco fra le valli montane. Gli altri brani sono ben cantati e si fanno sicuramente ascoltare con una certa piacevolezza – ad esempio i toni da danza popolare di “Dür ds Oberland uf” – ma il tutto rimane ad un livello alquanto superficiale. La Della Casa è affiancata da Vico Torriani, cantante svizzero di musica leggera di voce abbastanza corrente ma dotato di buon gusto e musicalità così che un brano celebre come “La montanara” si fa ascoltare con piacevolezza. Oltre a brani tedeschi e francesi Torrini canta anche alcune canzoni in dialetti romanci.
Il corto programma è integrato con una serie di registrazioni eseguite nel 1972 da Cristina Deutekom alle prese con un repertorio “leggero” in cui in realtà confluiscono brani fra loro privi di qualunque legame. Per quanto presentato come Traditional, “The last Rose of Summer” è “Der Letze Rose” da “Martha” di Friedrich von Flotow e risulta l’unico brano autenticamente operistico presente la cui vocalità è ideale per i mezzi della Deutekom. I due brani di Robert Stolz ci riportano all’ambiente dell’operetta viennese che la Deutekom affronta con brio, e non comune senso dello stile. Tratti decisamente operettistici si ritrovano anche nella lettura che la cantante dà di una canzone brillante come “Ciribiribin” arricchita da uno slancio vocale decisamente insolito per questi titoli. “Carnival of Venice” di Benedict è terreno ideale per le doti virtuosistiche del soprano olandese e, se il brano non è così coinvolgente, è sempre un piacere sentire una voce così ampia e sonora e al contempo dotata di non comune agilità superare con così apparente semplicità rapidi passaggi di coloratura, splendide filature e salite in acuto di assoluta naturalezza. Delude invece “Summertime” di Gershwin che sul piano vocale è cantata decisamente bene ma forse troppo bene, in modo troppo corretto e classico per un brano che affonda le radici in un mondo musicale diverso – quella della musica popolare americana – e che richiede un diverso senso dello stile mentre la Deutekom tende ad avvicinarlo troppo ad un gusto mittel-europeo.
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