Milano, Teatro alla Scala: Christoph von Dohnányi & Thomas Hampson

Teatro alla Scala di Milano – Stagione Sinfonica 2014/2015
Orchestra Filarmonica della Scala
Direttore Christoph von Dohnányi
Baritono Thomas Hampson
Gustav Mahler: Kindertotenlieder
Anton Bruckner: Sinfonia n.4 in mi bemolle maggiore “Romantiche”
Milano, 14 aprile 2015
Il concerto della Filarmonica della Scala con musiche di Mahler e Bruckner in cartellone dal 13 al 15 aprile rappresentava più motivi di interesse, a cominciare dal programma costituito da una delle sinfonie più rappresentative di Bruckner (la quarta sinfonia, cosiddetta ‘Romantica’) e dal ciclo di lieder di Mahler fra i più intensi, i Kindertotenlieder, incentrati sul tema della morte dei figli del poeta.
Ad impreziosire la serata, la presenza dell’ultraottantenne direttore tedesco Christoph von Dohnányi e quella del baritono americano Thomas Hampson. Thomas Hampson, alla soglia dei sessant’anni, consegna un’interpretazione dei cinque lieder su testi di Friedrich Rückert che vanta un’esperienza più che ventennale (chi non conosce la celebre registrazione con i Wiener Philarmoniker diretta da Leonard Bernstein?) e che ha raggiunto oggi una definizione ben precisa.
A giudicare dal primo lied, Nun will die Sonn’ so hell aufgeh’n l’approccio di Hampson alla musica di Mahler risulta quasi distaccato e anche Dohnányi sembra assecondare questa visione più oggettiva: si è abituati ad ascoltare interpretazioni cariche di pathos e trasporto emotivo che però, data la tragicità del soggetto, rischiano di appesantire la resa musicale e rendere il tutto troppo penoso. Col procedere dei numeri si capisce quanto Hamspon distilli i momenti di massimo trasporto, quasi a isolarli e a metterli in evidenza rispetto alle sezioni più narrative: ecco che nel secondo lied Nun seh’ich wohl, warum so dunkle Flammen Hamspon si abbandona al canto spiegato per narrare un dolore misto al rimpianto per la gioia perduta.
In Wenn dein Mütterlein ritorna l’oggettività del narratore per descrivere lo sgomento del padre che, allorché vede entrare dalla porta la moglie, non scorge il viso dei propri figli. A questo punto l’attenzione sembra quasi concentrarsi sull’orchestra e sul direttore che gioca coi tempi, restringendo e allargando le figurazioni ritmiche, rendendo l’accompagnamento orchestrale molto dolente e rassegnato.
Il quarto lied, Oft denk’ich, sie sind nur ausgegangen!, concede un’apertura (un raggio di luce in mezzo a tanta ombra) che permette ad Hampson di mostrare al meglio la tavolozza sonora del suo canto fino ad arrivare a dei pianissimi in acuto in cui la mezza voce si mescola meravigliosamente ad un falsetto di grande efficacia.  Nel quinto lied In diesem Wetter, in diesem Braus, si fa avanti l’uomo di teatro: anche se il registro grave del baritono risulta impoverito, la sua capacità di coinvolgere il pubblico e di comunicare un testo e la sua drammaticità sono doti sempre presenti. In questo brano infatti emerge tutta la tragicità e ineluttabilità del destino nella prima parte, mentre nella seconda si fa largo la consolazione di un Dio che prende per mano le piccole creature, dando pace al tormento.
Se nella prima parte del concerto il protagonista è stato Thomas Hampson, si può dire che nella seconda parte i riflettori fossero tutti puntati sul grandissimo Christoph von Dohnányi. Il celebre direttore tedesco ha dato una lettura dinamica della quarta sinfonia di Bruckner, cesellando con grande classe e attenzione ai particolari (ad esempio il fraseggio dei pizzicati e il tema cantabile delle viole nel secondo movimento) un’opera di dimensioni piuttosto vaste che ha diretto, per altro, a memoria. Il pubblico ha salutato il direttore con grandi applausi e la stessa orchestra ha dimostrato stima e affetto per uno degli ultimi grandi vecchi direttori, voluto dal sovrintendente Pereira sul palco del Piermarini.