Most Wanted Recitals!…Hilde Gueden (1917-1988)

Wolfgang Amadeus Mozart: Exsultate, jubilate, K.165; “L’amerò, sarò costante” (Il re pastore); “Ach, ich fühl’s (Die Zauberflöte); “Venite inginocchiatevi” (Le nozze di Figaro). Wiener Philharmoniker, Alberto Erede (direttore).
Bonus tracks: dall’album Operatic recital – Wolfgang Amadeus Mozart: “Deh vieni non tardar” (Le nozze di Figaro); “Se il padre perdei”, *”Non temer, amato bene”(Idomeneo); “Voi che sapete” (Le nozze di Figaro);Giuseppe Verdi: “Caro nome”, Tutte le feste al tempio (Rigoletto); *Willi Boskovsky (violino), Wiener Philharmoniker, Clemens Krauss (direttore)
Verdi & Puccini Recital – Giuseppe Verdi: “É strano…Ah, fors’è lui…Sempre libera” (La Traviata); “Sul fil d’un soffio etesio” (Falstaff); Giacomo Puccini: “O mio babbino caro” (Gianni Schicchi), “Signore, ascolta!, “Tu che di gel sei cinta” (Turandot). Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. Alberto Erede (direttore). Registrazioni: 1951, 1952 e 1954. T.Time:70.39. 1 cd Decca 480 8155
Nata e cresciuta a Vienna nel momento del glorioso tramonto della civiltà musicale mittel-europea Hilde Güden è stato il purissimo strumento vocale chiamato a evocare quel paradiso perduto e forse non casualmente è stata interprete inavvicinabile di Strauss con cui era in perfetta comunione d’affetti. Altro è però il repertorio di questo nuovo CD Decca che come sempre nella collana “Most Wanted Rrecital!” tende a proporre programmi poco eterogenei.
La parte iniziale del CD è dedicata a Mozart e vede la Güden accompagnata dai Wiener Philarmoniker diretti con professionalità ma senza particolari colpi d’ala da Alberto Erede. Quella della Güden è una lettura emblematica di un certo modo di leggere Mozart su cui si è depositata parecchia polvere nel corso degli anni. Sul piano vocale la prestazione resta in molti punti incantevole – meno nell’”Exultate, Jubilate” K. 165 posto in apertura dove la voce manca un po’ di corpo nel settore basso e in cui anche l’”alleluia” conclusivo latita di quel gusto del virtuosismo gioiosamente funambolico che dovrebbe trasmettere – ma in cui tutto risulta troppo lezioso e manierato con punte di sdolcinatezza oggi veramente difficili da accettare in “Venite inginocchiatevi”. La grande di scena di Susanna nel IV atto è, invece, vocalmente più al limite specie nelle discese al grave ma in compenso più centrata sul piano espressivo dove, se manca un’autentica carnalità, questa è sostituita da un’eleganza nostalgica sicuramente affascinante senza dire l’autentica magia del controllo del fiato su “ti vo la fronte incoronar di rose”. In quest’ultimo brano – come nei seguenti estratti da “Idomeneo” – alla guida dei complessi viennesi ad Erede subentra Clemens Krauss che della Güden era stato lo scopritore ed aveva con la cantante una comune sensibilità; il salto qualitativo sulla parte orchestrale lascia decisamente il suo segno. In qualche modo le arie di Ilia ripropongono quanto già detto per quelle di Susanna anche se il nobile pudore della principessa troiana è sicuramente più consono all’aristocratica purezza del canto della Güden; da segnalare la presenza di un brano di rarissimo ascolto come “Non più tutto ascoltai!…Non temer amato bene” K. 490 composto da Mozart per la ripresa viennese dell’”Idomeneo” del 1786 e che merita di essere conosciuto.
Il programma mozartiano comprende inoltre “L’amerò, sarò costante” da “Il Re pastore” la cui eleganza arcadica si presta alla perfezione e ai mezzi della cantante e l’aria di Pamina “Ach, ich fül’s” in cui manca forse un po’ di spessore vocale ma in cui si nota anche una più sincera espressività dovuta evidentemente al più naturale rapporto con la lingua tedesca rispetto a quanto accada con i brani italiani.
La seconda parte del programma presenta una serie di estratti da opere di Verdi e Puccini, compositori affrontati dalla cantante in modo più saltuario nel corso della sua carriera. Di assoluta purezza strumentale la Gilda di “Rigoletto” con un “Caro nome” in cui la voce si produce in sonorità quasi incorporee da violino incarnato; se resta qualche traccia di superficialità, va però riconosciuto che il brano stesso al riguardo non si presta a particolari approfondimenti e può benissimo vivere in una dimensione di pura bellezza vocale tanto più che anche qui si apprezza l’accompagnamento di Krauss.
Nei brani successivi ritorna sul podio Alberto Erede per altro qui alle prese con un repertorio a lui più abituale rispetto a Mozart. La grande scena di Violetta che chiude il I atto di “La traviata” si presta ovviamente a considerazioni più articolate; la Güden si rifà ad una tradizione a quei tempi profondamente radicata di affidare il ruolo a soprani leggeri e in quest’ottica lo fa nel miglior modo possibile grazie all’innata bellezza della voce, alla leggerezza quasi incorporea dei passaggi di coloratura, allo squillo della puntatura acuta che chiude il “Sempre libera”. Resta, però, un senso di incompiutezza in quanto Violetta non può ridursi ad una semplice esibizione di qualità vocali per quanto ammirevoli – e comunque da parte di un tipo di voce che oggi fatichiamo a veder applicato al ruolo – dal momento che richiede uno scavo del personaggio di cui qui vi è ben poca traccia.
Per le medesime ragioni è invece un puro incanto la canzone della fata di Nannetta dal “Falstaff” in cui la voce di puro argento della Güden è veramente il soffio etesio evocato dalle parole di Boito che ha qui tutto l’incanto dell’apparizione di una fata con quel tocco di manierismo un po’ artificioso che si sposa benissimo con la musica e con la situazione scenica sottesa.
Lontanissimo dal canto della Güden tanto per vocalità quanto per sensibilità è Puccini cui sono dedicati gli ultimi tre brani del programma e, se “O mio babbino caro” da “Gianni Schicchi” si lascia apprezzare per l’eleganza e la pulizia del canto, le due arie di Liù da “Turandot” – “Signore ascolta” e “Tu che di gel sei cinta” – passano senza alcuna emozione dando l’impressione di una certa  incompatibilità fra musica ed esecutore.
Hilde Gueden 2My Secret Heart – Ivor Novello: Music in May (“Careless Rapture”); Noel Coward: I’ll follow my secret heart (“Conversation Piece”); Zigeuner (“Bitter Sweet”); Ivor Novello:Leap year waltz (“The Dancing Years”); Somebady my heart will awake (“King’s Rhapsody”); I can give you the starlight Waltz of my heart (“The dancing Years”); Noel Coward: I’ll see again (“Bitter Sweet”); Ivor Novello: A violin began to play (“King’s Rhapsody”); We’ll gather lilacs (“Perchance to dream”); Noel Coward: Someday I’ll find yoy (“Private Lives”); Ivor Novello: Glamourous night (“Glamourous night”). Stanley Black and his Orchestra & Chorus.
Bonus Tracks – Traditional Viennes Songs, Melodies and Marches
(arrangiamenti Max Schönherr)
O du lieber Augustin; Brüderlein fein; Die banda kommt; Wenn’s die Geigen heimlich streicheln; Wiener Künstler; Das ist mein Wien; Kunst und Natur; Ich und der Mond; Wien, Weib, Wien;  S’Herz von echten Weana; Vogerl, flieg’in’d’Welt hinaus; Wie sich der Wiener den Himmel vorstellt; Wiener-Wald; Herrgott, wien schön bist du Wien. Orchestra diretta da Kurt Adler
Registrazioni: 1957 e 1952. T.Time: 60.11 1 CD Decca 480 8157
Il secondo CD dedicato dalla Decca ad Hilde Güden consta di due parti nettamente distinte. La prima, in cui la cantante è accompagnata dall’orchestra di Stanley Black, è dedicata a due figure del teatro musicale leggero britannico quasi sconosciute in Italia ma molto popolari in patria e negli Stati Uniti. Il primo è il gallese Ivor Novello (nome d’arte di David Ivor Davies) nato a Cardiff nel 1893 e fra i più apprezzati attori inglesi nella stagione del muto e protagonista di alcuni dei primi lavori cinematografici di Alfred Hitchock (“Il pensionante” del 1927 e “Il destino” del 1932). La sua attività di attore fu sempre affiancata con successo da quella di compositore di commedie musicali capaci di conquistare negli anni venti e trenta anche il pubblico di Broadway. Il suo stile è quello caratteristico dei musicisti della sua generazione in cui le forme del musical pur cominciando a raggiungere una propria autonomia espressiva continuano a mostrare legame con l’operetta tradizionale di matrice centro-europea. Il brano posto in apertura del programma “Music in May” da “Careless Rapture” esemplifica al meglio queste caratteristiche oltre alle qualità vocali delle Güden che ovviamente si muove in questo repertorio con somma maestria. La scrittura non è così estrema da metterla in difficoltà e la cantante può sfoggiare quell’eleganza aristocratica e un po’ manierata che era l’elemento di maggior fascino della sua vocalità. I lavori di maggior successo di Novello furono “The Dancing Years” rappresentata quasi mille volte solo a Londra prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale di cui sono proposte due arie fra cui “Waltz of my heart” dal languido ritmo danzante ancora molto viennese e “King Rhapsody”, ultimo lavoro del compositore da cui viene “When the Violins Began To Play” con il riuscito dialogo fra i violini e la voce della Güden essa stessa quasi un violino vivente.  Il secondo autore presentato è l’inglese Noel Coward, londinese di Tedddington, classe 1899. Rispetto a Novello – principalmente attore e musicista – Coward fu soprattutto scrittore e commediografo, erede di un gusto edoardiano per un teatro curato ed elegante anche se spesso superficiale cui ha affiancato anche una significativa attività di attore e più saltuariamente di compositore. Il suo maggior successo nel campo è stato “Bitter Seet” del 1929. Rispetto a Novello la sua scrittura appare più tradizionale tanto da potersi parlare di autentica operetta piuttosto che di musical; si ascolti al riguardo l’aria “Zigeuner”, il brano forse più riuscito dell’intero programma, in cui si ritrova tutto il gusto viennese per le melodie tzigane e magiare che alla Güden calzano in modo perfetto. Bisogna ricordare in questa sede che la cantante è una delle più straordinarie Rosalinde nel “Der Fledermaus” straussiano. Più moderna la scrittura del successivo “Conversation Piece” del 1934 in cui si notano echi della coeva produzione statunitense. Alla fine degli ascolti subentra – almeno a gusto dello scrivente ma penso possa essere sensazione comune almeno per il pubblico italiano – un senso di sazietà e di monotonia di fronte a brani sicuramente piacevoli ma anche decisamente superficiali e alla fine abbastanza simili fra loro nonostante la scelta di differenziarli il più possibile che tendono a lasciare un velo di noia all’ascolto prolungato. Il programma è completato da una seconda parte di brani tratti dal repertorio popolare e folklorico della tradizione austro-bavarese nella trascrizione di Max Schönherr. Si tratta di brani sia vocali che puramente orchestrali; il primo “O du lieber Augustin” è una delle danze più universalmente note della tradizione alpina. Fra i numerosi brani proposti si fanno ammirare “S’Mailufterl” con il suo senso melodico autenticamente viennese che non sfigurerebbe in un lavoro di Lehár; la brillante “Kunst und Natur” dall’andamento danzante e ancora tutto straussiano e “Wiener-Wald” che offre alla Güden l’occasione di mettere un po’ in mostra le sue doti virtuosistiche nel canto di coloratura.
Hilde Gueden 4Hilde Gueden sings children’s songs from many lands –  Hänschen klein; Backe backe Kuchen; Alle Vöglein sind schon da; Fuchs, du hast die Gans gestohlen; Es tanzt ein Bi-Ba-Butzemann; Hänsel und Gretel; Wer hat schönsten Schäfchen; Vögelhochzeit; Ein Männlein steht im Walde; Suse, liebe Suse;  Die Blümelein, sie schlafen; Eis klappert die Mühle; Kommt ein Vogerl geflogen; Müde bin ich, geh zur Ruh; Alle meine Entchen; Guter Mond, du gehst so stille; Sing a song of sixpence; Hickory dickory dock; Hush a by baby; Oranges and lemons; Baa, baa, black sheep; Three blind mice;  I had a little nut tree;  By baby bunting; Here we go round the Mulberry Bush; Frère Jacques; Sur le pont d’Avignon;  Meunier du dors; Il était un petit navire; Au clair de la lune; Tengo; Buji; Kasoeuta; Ma come balli bella bimba; Fa la nana bambin; Pajarito que cantas. Wiener Volksopernorchester, Georg Fischer (direttore)
Bonus Tracks: Traditional & German Christmas Songs (arrangiamenti di Richard Rossmayer)
O du Fröliche; O Tannenbaum; Was soll das bedeuten; Es blühen die Maien; Es ist ein’Ros’ entsprungen; Es hat sich eröffnet; Süsser die Glocken nie klingen; Franz Gruber: Stille Nacht, heilige Nacht. Coro e Orchestra Wiener Staatsoper. Richard Rossmayer (direttore). Registrazioni: 1969 & 1953. T.Time: 68.50 – 1 CD Decca 480 8158
Il terzo e ultimo dei CD dedicati dalla Decca ad Hilde Güden risulta quasi spiazzante presentando un ricchissimo programma – oltre un’ora di musica – composto esclusivamente da canzoni per bambini con l’aggiunta di qualche canto natalizio tradizionale, fra cui spicca un’esecuzione di “Stille Nacht” di cristallina purezza, arrangiati per l’occasione da Paul Fürst e Richard Rossmayer. Quello che sorprende è l’assoluta serietà con cui questo repertorio viene approcciato con la presenza di due orchestre di valore come quella della Wiener Volksoper (diretta dall’ungherese György Fischer) e addirittura quella della Staatsoper viennese diretta dal già citato Rossmayer che, affiancata dal coro dello stesso teatro, esegue le canzoni natalizie. Il programma comprende una serie di canzoni popolari tedesche, inglesi, francesi, italiane e spagnole, alcune molto celebri (“Frère Jacques”) altre praticamente ignote al di fuori dei paesi di provenienza affrontate dalla Güden con la medesima cura richiesta da un programma liederistico. La voce della Güden è sempre l’incanto di musicalità e cristallina purezza che si conosce e non si può negare un merito alla convinzione dimostrata anche in questo caso. I brani hanno carattere alquanto diverso: alcuni prettamente giocosi come “Vögelhochzeit” che accompagnerebbe alla perfezione un girotondo; altri sono languide ninna-nanne che trovano insolito fascino nella dolcissima lettura della cantante (come l’inglese “Bay baby bunting” o l’italiana “Fa la nanna bambin”). Sulla massa degli ascolti alcuni si distinguono per maggior originalità; posto in apertura, “Hänschen klein” ricorda certe melodie dell’”Hänsel und Grethel” di Humperdinck mentre l’omonima canzone sembra richiamare certe ombre romantiche seppur virate in chiave giocosa. Alcuni brani hanno una linea melodica più curata ed un’impostazione quasi liederistica seppur semplificata in forme più popolari come nel caso di “Guter Mond, du gehst so stille” o “O du Fröhliche”, in cui la voce accompagnata dall’organo fa pensare ad un’aria sacra, o i sentori drammatici insolitamente minacciosi che si allungano in “Kasoeuta”. Alla fine dell’ascolto e, una volta tolta la curiosità, resta ben poco; certo, se si hanno bambini da far addormentare con dolcezza, certi ascolti potrebbero essere ideali, ma non è difficile dire che questa registrazione nulla aggiunge alla Güden e alla conoscenza della sua arte.