Valer Sabadus: “Mozart castrato Arias” – “Le belle Immagini”

Wolfgang Amadeus Mozart: “Se l’augellin sen fugge”, “Dolce d’amor compagna” (La finta giardiniera K.196); Overture,  “Pupille amata non lagrimate”,  “Il tenero momento premio di tanto amore” (Lucio Silla, K.135); “Deh per questo istante solo” (La clemenza di Tito, K. 621); “Non ho colpa, e mi condanni” ( Idomeneo re di Creta, K. 366);”Voi, che sapete che cosa e amor” (Le nozze di Figaro  K. 492). Valer Sabadus (controtenore), Recreation – Graz Grosses Orchester , Michael Hofstetter (direttore). T.Time: 49.54 1 CD OEHMS Classics OC1814
Completamente dedicato a Mozart è questo nuovo CD della Oehms Classic che vede come protagonista il controtenore rumeno Valer Sabadus, personalità in forte ascesa nell’ambito della scena barocca europea. Registrato con ottimo suono in occasione dell’edizione 2013 di Styriarte, vede protagonista per la parte orchestrale la Großes Orchester Graz diretta con gusto e proprietà da Michael Hofstetter, direttore di notevole sensibilità già apprezzato in altre produzioni della stessa Oehms.  Sabadus dispone di un materiale vocale decisamente interessante; la voce all’ascolto mostra una natura piena e robusta, ricca di armonici e lontana dalle voci piccole e poco sonore di molti falsettisti. L’artista, inoltre, risulta in possesso di un’ottima tecnica ed il timbro è autenticamente mezzosopranile morbido e pastoso.  Posta in apertura del programma “Se l’augellin sen fugge” da “La finta giardiniera”, mette subito a fuoco le migliori doti di Sabadus compresa una notevole vocazione virtuosistica: i passaggi di coloratura sono infatti nitidi, puliti, di buona espressività, gli acuti pieni e ricchi di suono e la voce tende a mantenere una buona uniformità. Il maggior difetto va riscontrato nella pronuncia italiana un po’ troppo arruffata e poco intellegibile. La successiva “Dolce d’amor compagna” ha invece un andamento disteso e cantabile e se questo rende più manifesti i limiti di pronuncia mostra anche le qualità di musicalità e controllo del fiato del cantante. La parte dedicata al “Lucio Silla” si apre con una brillante esecuzione dell’Ouverture per proseguire con la splendida melodia di “Pupille amate”, uno dei primi autentici capolavori mozartiani reso al meglio da Sabadus che dà il giusto rilievo alla splendida frase “Morir mi fate pria di morir” già così compiutamente mozartiana nella sua istanza espressiva. La seconda aria del “Lucio Silla” è l’impervia “Il tenero momento”, caratterizzata da rapidi passaggi di coloratura e da evidenti passaggi di registro; se nei primi Sabadus mostra ammirevoli doti di virtuoso affrontando con sicurezza anche i passaggi più complessi, nei secondi appare maggiormente in difficoltà e la voce tende a perdere uniformità specie nel settore grave che risulta un po’ forzato. Nonostante ciò l’interpretazione risulta assolutamente godibile.
I brani successivi provengono da opere più celebri e più ricche di confronti. Bellissima prova quella offerta come Sesto ne “La Clemenza di Tito” la cui aria, “Deh per questo istante solo”, affrontata con ammirevole senso dello stile e grande eleganza nel porgere, è certamente uno dei momenti migliori dell’intero programma. Seguono “Non ho colpa” da “Idomeneo” e la canzonetta di Cherubino da “Le nozze di Figaro” e se l’ascolto di quest’ultima cantata da un controtenore lascia un senso di stranezza – oltre ad essere teatralmente improprio considerando la voluta ambiguità del personaggio che necessità di un’interprete femminile en travesti – bisogna riconoscere che sul piano musicale e stilistico è cantata molto bene.  Un album di sicuro interesse e non sarebbe spiaciuto un programma un po’ più corposo; meno di cinquanta minuti di programma sono effettivamente un po’ pochi  e altre arie specie quelle tratte da opere giovanili e di raro ascolto non avrebbero sfigurato.

Valer Sabadus cdLe Belle Immagini. Christoph Willibald Gluck: Oh del mio dolce ardor (“Paride ed Elena”, Vienna, 1770);  Ouverture; Che farò senza Euridice, Basta, basta, o compagni, Ballo – larghetto; Ah! Se intorno a quest’urna funesta; Chiamo il mio ben così; Deh! Placatevi con me; Misero giovane; Ah, quale incognito; Ballo – Andante; Che puro ciel, che chiaro solo (“Le feste d’Apollo – Atto d’Orfeo – versione di Parma, 1769); Danza degli spettri e delle furie; Andante, Chaccone espagnole ( “Don Juan ou le festin de pierre”, Vienna 1761); Tutto qui mi sorprende…Le belle immagini (“Paride ed Elena); Antonio Sacchini:Vieni, o caro amato bene; Placa lo sdegno o cara; Ecco, o cara nemica…Se pietà tu senti al core (“Il Cid”, Londra, 1773); Non saprei qual doppia voce (“Semiramide riconosciuta”, Vienna, 1748), Valer Sabadus (controtenore); Kofkapelle München, Coro della Bayerischen Rundfunks. Alessandro De Marchi (direttore). Registrazione: Monaco, febbraio 2014. T.Time: 74′.14. 1 CD Sony 88843019242
Sempre registrato nel 2014 un secondo CD – questa volta Sony – vede come protagonista Valer Sabadus. Questo prodotto è un omaggio al grande castrato Giuseppe Millico, amico e collaboratore di Gluck e grande apostolo dell’opera riformata del secondo Settecento; proprio i brani di Gluck occupano gran parte della registrazione con l’aggiunta di due arie da “Il Cid” di Antonio Sacchini presentato a Londra nel 1773 e che mostra notevoli punti di contatto con la contemporanea estetica gluckiana. Ad accompagnare il controtenore rumeno è qui la Hofkapelle München sotto la guida di uno dei maggiori specialisti italiani della musica del XVIII secolo come Alessandro De Marchi che offre una prestazione decisamente interessante anche se non priva di possibili prese di distanza per alcune scelte interpretative. Quella di De Marchi è una lettura estremamente tersa e pulita, di grande leggerezza ma che a volte manca un po’ di drammaticità; i risultati migliori sono ottenuti nei brani sinfonici come il balletto del “Don Juan” veramente trascinante specie nella prima sezione mentre ad esempio nella proposta selezione di “Orfeo ed Euridice” il tono tende ad essere troppo leggero e – almeno a parere dello scrivente – poco coinvolgente anche se probabilmente estremamente corretto sul piano della prassi esecutiva dell’epoca.
Il programma è aperto da “Oh, Del mio dolce ardore” da “Paride ed Elena” alquanto significativo per rendere l’approccio di Sabadus a questo repertorio; rispetto all’incisione sopra analizzata il cantante tende a sonorità più chiare e a dare alla voce un colore più sopranile in linea a quanto possiamo immaginare della voce di Giuseppe Millico specie in un ruolo come Paride. La pronuncia è sempre un po’ arruffata ma l’eleganza nel porgere è innegabile così come la pienezza della voce e la sicurezza negli acuti e se manca l’autentico abbandono che a questo brano può dare una autentica voce mezzosopranile si tratta comunque di un’esecuzione ragguardevole. Ancor migliore l’altra aria di Paride “Le belle immagini” che dà il titolo all’intera registrazione e in cui Sabadus si trova particolarmente a suo agio riuscendo a rendere tutto l’incanto del momento.
La parte più consistente del programma è data da un’ampia selezione di “Orfeo ed Euridice” nella versione che il compositore ridusse e adattò alla voce di Millico e, preceduta da un prologo prese il nome de “Le feste d’Apollo”. In questa forma venne rappresentato a Parma nell’agosto del  1769 in occasione delle nozze della figlia dell’Imperatrice d’Austria Maria Teresa, Maria Amali con il Duca Fernando. Quale Orfeo Sabadus mostra una indubbia pulizia vocale e senso dello stile, in particolare nella scena con coro del I atto in cui la nobile eleganza della sua voce e la direzione leggera di De Marchi trova la giusta, aulica compostezza che questo momento deve avere, assolutamente classica nel suo rigore e per nulla statica di certe passate esecuzioni. Di contro la scena della Furie manca un poco di forza emotiva e ancora maggiori dubbi suscita “Che farò senza Euridice” in cui De Marchi stacca tempi molto rapidi che influiscono su una resa vocale molto puntuale sul piano tecnico ma un po’ troppo meccanica e trascurata sul piano espressivo.
La seconda parte presenta ascolti decisamente più rari . Di Gluck oltre ai già ricordati brani strumentali del “Don Juan” è presente una lunga aria – “Son saprei qual doppia voce” – da “Semiramide riconosciuta”, pagina dal taglio decisamente virtuosistico ma senza eccessi ritmici o dinamici e con un’impostazione stilistica di natura sostanzialmente galante in cui Sabadus può far emergere tanto le doti di cantabilità quanto quelle virtuosistiche.
Le tre arie de “Il Cid” di Sacchini sono interessanti prima di tutto in se stesse rivelando un compositore decisamente meritevole di ascolto nonostante l’oblio in cui è caduto nei secoli. Il recitativo “Eco, o cara nemica” mostra un interesse per questa forma espressiva molto vicino a quello coltivato da Gluck negli stessi anni testimoniando un comune indirizzo nel superamento di troppo rigide strutture formali. Fra le tre arie “Se pietà tu senti al core”, che segue al citato recitativo, si sviluppa nella forma di un grande andante cantabile in cui anche i passaggi di coloratura sono piegati alle ragioni espressive del brano mentre “Placa lo sdegno o cara” presenta un taglio più brillante e virtuosistico ed offre occasione a Sabadus di esaltare al meglio le sue doti nel canto di coloratura. “Vieni, o caro amato bene” è, infine, brano dal carattere schiettamente lirico.