Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival Édouard Lalo: Diana Tishchenko

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival Édouard Lalo tra folklore e wagnerismo (26 settembre-10 novembre 2015)
“VIOLINO ROMANTICO”
Violino Diana Tishchenko
Pianoforte Joachim Carr
Édouard Lalo: Sonate pour violon et piano en ré majeur op. 12; Romance-Sérénade pour violon et piano; Arlequin pour violon et piano
Gabriel Pierné. Sonate pour violon et piano op. 36
Palazzetto Bru Zane, 17 ottobre 2015       
Nel corso dell’Ottocento il violino diventa lo strumento principe nei salotti borghesi così come nelle pubbliche sale da concerto. Fin dai primi decenni del secolo Parigi rappresenta un polo d’attrazione per gli aspiranti violinisti di tutta Europa, che vi accorrono per studiare con i più rinomati maestri presso il Conservatorio della Capitale francese. Il repertorio per violino e pianoforte si arricchisce di opere significative nella seconda metà dell’Ottocento, in particolar modo dopo il Settanta, grazie alla fondazione della Société nationale de Musique. La produzione di sonate per i due strumenti riceve notevole impulso – dopo Onslow – ad opera di compositori come Lalo – che fa da capostipite con la sua op. 12, di cui è stata proposta, nella serata di cui ci occupiamo, la Sonate en ré majeur –, seguito in successione da Godard, Casillon, Fauré, Gouvy, Saint-Saëns, Franck, Lekeu, Lazzari. Oltre alla sonata in più movimenti, anche pezzi singoli offrono la possibilità agli interpreti di sfoggiare il loro virtuosismo ed esercitare il loro fascino attraverso l’arte del cantabile. Di tale repertorio, nella medesima serata, sono stati presentati – del compositore dedicatario di questo festival – la Romance-Sérénade e Arlequin.
Per l’occasione il Palazzetto Bru Zane ha scritturato due giovani artisti dal curriculum di tutto rispetto, entrambi, tra l’altro, studenti della Hochschule für Musik “Hans Eisler” di Berlino, nonché uniti da anni in un duo, che si è meritato il primo premio al Concorso internazionale di Musica da camera di Lione. Si tratta della violinista ucraina Diana Tishchenko e del pianista norvegese Joachim Carr, che hanno offerto un’interpretazione davvero entusiasmante dei titoli in programma. Per quanto riguarda la Sonate di Lalo, i due solisti si sono rivelati pienamente all’altezza di affrontare le difficoltà di questo lavoro, in cui l’autore ha inteso accordare pari importanza ai due strumenti, peraltro in controtendenza rispetto all’uso ancora imperante intorno alla prima metà dell’Ottocento, in base al quale, nella sonata per violino e pianoforte, si privilegiava la tastiera a scapito dell’archetto. Composta nel 1853, tale sonata fu tenuta nel cassetto per vent’anni, finché l’incontro con Pablo de Sarasate, non spinse l’autore a rivedere e rendere pubblica la sua composizione, che fu così eseguita per la prima volta nel 1873, presso la Société nationale de Musique, dal grande virtuoso spagnolo, accompagnato al pianoforte niente meno che da Georges Bizet, le cui brillanti doti di pianista furono a suo tempo lodate da Franz Liszt: chissà che godimento per le orecchie! Comunque, anche i nostri due giovani interpreti hanno dimostrato di sapere il fatto loro, dando prova anche di grande temperamento.
Un suono rotondo e perlaceo, sapientemente modulato a seconda delle esigenze della musica, ha costituito una delle caratteristiche più fascinose del violino della Tishchenko, cui ha corrisposto, analogamente, un tocco raffinato e cangiante, con estremo senso delle sfumature, da parte del pianoforte di Carr. Nell’iniziale Allegro moderato, i due strumenti si sono scambiati, suonandolo con pari maestria, il materiale tematico: il perentorio, affermativo primo tema come il carezzevole, pacato secondo tema, nel corso di un movimento fondamentalmente pieno di estro. Nel successivo Andantino con moto i due hanno gareggiato in bravura e sensibilità nell’eseguire il tema con variazioni, che lo percorre, fino al prorompente finale, mentre nel conclusivo Rondo: Vivace hanno fatto apprezzare un’interpretazione spumeggiante e briosa, destreggiandosi egregiamente nei non pochi passaggi veloci.
Il pianoforte si è piacevolmente messo in luce nelle battute introduttive – percorse da qualche riflesso debussiano – della Romance-Sérénade (1877), costruita in base allo schema ABA’ (A’ essendo una variazione di A), in cui si è, successivamente, imposto il canto del violino, in prevalenza nel registro acuto, con qualche impegnativo passaggio d’agilità, mentre nella parte centrale lo strumento ad arco si è spinto – con suono vigoroso e brunito – anche nel registro grave.  Irresistibile Arlequin (1848), “schizzo umoristico” o “schizzo caratteristico” (il sottotitolo cambia a seconda delle edizioni), dove l’archetto di Diana Tishchenko – assecondato da una tastiera altrettanto briosa – ha saputo rendere, con spiritosa agilità, il carattere leggero e danzante di questo pezzo, che – per le frequenti variazioni rispetto al materiale tematico della prima, contenute nella sezione finale – irride alla tradizionale simmetria espressa dallo schema ABA, su cui dovrebbe basarsi.
L’influsso di César Franck (per i frequenti cronatismi, l’instabilità tonale e la forma ciclica), ma anche di Debussy (per la comparsa qua e là di qualche accenno di scala esatonale), si è colto nella Sonate di Pierné, composta nel 1900 ed eseguita nell’aprile dell’anno successivo presso la Salle Pleyel, dal violinista dedicatario, Jacques Tibaud, e dal pianista Lucien Wurmser. Grande passionalità ha caratterizzato l’esecuzione della prima parte del primo movimento (Allegretto. Andante tranquillo), introdotta suggestivamente dal pianoforte; sognante il successivo Allegretto tranquillo; ancora appassionata la seconda parte del terzo movimento (Andante non troppo. Allegro un poco agitato), caratterizzata da imponenti sviluppi armonici e tecnici. Convinti applausi hanno salutato questa bella esecuzione, cui si è aggiunto un bis, il secondo movimento dalla Sonata n. 3 di Grieg: ancora bel suono, perfetta intesa, sensibilità, in questa pagina dallo struggente pathos.