Napoli, Teatro di San Carlo: “La Traviata”

Teatro di San Carlo – Stagione Lirica 2015/2016
“LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave tratto dal dramma La dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry
CINZIA FORTE
Flora Bervoix GIUSEPPINA BRIDELLI
Annina  MICHELA ANTENUCCI
Alfredo Germont  STEFAN POP
Giorgio Germont  GIOVANNI MEONI
Gastone ENRICO COSSUTTA
Il barone Douphol FERNANDO PIQUERAS
Il dottor Grenvil  FRANCESCO MUSINU
Il marchese d’Obigny  ITALO PROFERISCE
Giuseppe  MARIO TODISCO
Un domestico ANTONIO DE LISIO
Un commissionario  GIUSEPPE SCARICO
Orchestra, coro e Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo di Napoli
Direttore  Nello Santi 
Maestro del Coro Marco Faelli
Regia Ferzan Ozpetek
Scene Dante Ferretti
Costumi  Alessandro Lai
Allestimento del Teatro di San Carlo di Napoli del 2012
Napoli, 6 novembre 2015
Ripresa, presso il Teatro San Carlo di Napoli, La Traviata di Giuseppe Verdi, nell’allestimento  già visto presso il medesimo teatro nel 2012, con la regia di Ferzan Ozpetek, le scene di Dante Ferretti ed i costumi di Alessandro Lai. Ebbi modo di assistere a quella produzione e qui pubblicai la mia recensione. La “lettura” di Ozpetek, posticipa al 1910 il dramma di Violetta, ispirato dallo scrittore francese Marcel Proust. L’ambientazione è quella di una Parigi già contaminata dal gusto ottomano ereditato da Venezia, nei cui salotti si beve champagne, sniffando tabacco e si fuma il narghilè. È la cupa e languida fine di un’epoca di cui Violetta è simbolo decadente. Le scene di Dante Ferretti rispettano il libretto originale, collocando gli atti nei luoghi suggeriti dall’opera classica verdiana, con contaminazioni orientalistiche, sia nell’architettura che nell’arredo, congeniali alla visione registica. I costumi di Alessandro Lai ci mostrano una donna egocentrica, Violetta, fuori dalle convenzioni, colta ed ispirata, libera dalle costrizioni delle crinoline, con il corpo fasciato da morbidi tessuti. Nonostante l’ambientazione, di grande effetto evocativo, la regia di Ozpetek scivola via, senza lasciare un segno indelebile, mettendo in luce immobilismo e lentezza scenica.
Sul podio Nello Santi, direttore con una carriera lunga più di 60 anni, navigato nel repertorio operistico, propone una lettura de La Traviata chiara nelle intenzioni. Le sonorità non sono mai eccessive, sempre attente alla linea del canto. Alcune puntature costituiscono un freno al fluire della melodia ed alcuni “battere” eccessivamente anticipati creano attimi di sbandamento. Buona la prova da parte dell’orchestra, con una sonora fila di violoncelli ed una brillante sezione di legni (sonori anche nel ripulire lo strumento). Frizzanti ed estremamente “a tempo” gli interventi dell’orchestra di palcoscenico. La protagonista Cinzia Forte, ci offre un’interpretazione non priva di eleganza. La cantante gestisce con intelligenza la linea di canto, mettendo in mostra un bel legato e un buon uso del canto di agilità. “L’attesissimo” mi bemolle di “Sempre libera”, non scritto in partitura, viene accuratamente evitato (sicuramente non è un acuto a rendere bella un’interpretazione). La sua presenza scenica è sicura e consapevole. Il giovane tenore rumeno Stefan Pop (Alfredo), possiede un timbro interessante ed una voce ricca di potenzialità, adatte al personaggio. Tuttavia il suono risulta disomogenea e in alcuni schiacciata nello squillo (vedi la chiusura dellla cabaletta “Oh mio rimorso! Oh infamia”). Complessivamente il  suo Alfredo non si impone particolarmente. Il ruolo di Giorgio Germont è stato interpretato da Giovanni Meoni, subentrato a Marco Caria per indisposizione dell’artista. Meoni canta Germont con voce salda, ben impostata, morbida nei fraseggi, calda ed espressiva nelle zone gravi. Abile nell’uso della parola durante i recitativi, con mezze voci e sottolineature di grande effetto, essenziali nel teatro di Verdi. Bello il colore delle voci, come pure la resa musicale da parte del Coro, nelle pagine di maggior rilievo della partitura. Valido l’apporto di Giuseppina Bridelli (Flora) e Michela Antenucci (Annina). Sul piano della correttezza il resto del cast. La pagina sinfonica che apre il terzo atto è stata concepita da Verdi già nella scena. Ozpetek coglie questo aspetto, ricreando una serie di flashback che conducono l’ascoltatore dalla frenesia del finale secondo, alla desolazione dell’atto terzo, non interrompendo così il percorso drammatico della vicenda. Teatro quasi esaurito, pubblico plaudente.