Venezia, Palazzetto Bru Zane: Il “Trio Atos” chiudono il “Festival Edouard Lalo”

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival Édouard Lalo tra folklore e wagnerismo (26 settembre- 10 novembre 2015)
“TRII ROMANTICI”
Trio Atos

Violino Annette von Hehn
Violoncello Stefan Heinemeyer
Pianoforte Thomas Hoppe
Édouard Lalo: Trio avec piano n. 2
Cécile Chaminade: Trio avec piano n. 2
Venezia, martedì 10 novembre 
Un intenso afflato romantico ha animato la serata finale del Festival Lalo, ad opera del Trio Atos, fondato nel 2003 da tre solisti tedeschi, una formazione, che nell’arco di pochi anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti ed è oggi una delle più apprezzate tra quelle partecipanti alle grandi stagioni concertistiche: sua cifra distintiva, l’ambizione di trasferire lo spirito del quartetto d’archi al trio con pianoforte, il che ha avuto piena conferma anche nel corso del concerto di cui ci occupiamo. Un’appassionata espressività ha dominato nel Trio di Lalo – un autore in gran parte ancora misconosciuto, di cui nel corso del festival è stato possibile ascoltare una cospicua parte delle sue composizioni cameristiche, tra cui molte delle sue trentadue mélodies –, così come nel Trio di Cécile Chaminade, musicista di eccezionale talento per la composizione, che – rampolla della grande borghesia parigina – è riuscita ad imporsi a dispetto delle convenzioni sociali, contrarie all’affermazione di una donna in questo campo.
Composto da Lalo intorno al 1852, e dedicato a Jules Armingaud, suo amico e compagno di quartetto, il Trio n. 2 in si minore fu pubblicato l’anno dopo dall’editore Hamelle senza numero d’opus, contribuendo ad accreditare l’autore come il “successore di Onslow”. Perfetta intesa, bel suono, calda espressività hanno dominato nell’intervento all’ottava di violino e violoncello, soli, ad enunciare il primo tema del movimento iniziale (Allegro maestoso), tema che, in un momento successivo, i due strumenti ad arco si cambiano in un dialogo sul sottofondo di crome del pianoforte, per poi intonare, in successione, il secondo tema più pacato, fino al riapparire – pieno di baldanza – del primo tema. I tre solisti hanno confermato il loro affiatamento nel successivo Andante con moto, dove hanno intessuto un calmo dialogo, cui ha fatto seguito l’intervento concitato del violoncello, imitato poi dal violino. Giocoso lo Scherzo del terzo movimento (Minuetto. Allegretto), dove si è fatto apprezzare il pianoforte, impegnato nell’esposizione di un tema vigoroso, cui ha risposto il contrappunto leggero degli archi. Il brano si è concluso con il generoso lirismo che ha percorso l’Allegretto agitato, introdotto da una sezione contrappuntistica, eseguita con grande precisione e musicalità.
Composto nel 1887, il Trio con pianoforte n. 2 in la minore op. 34 di Cécile Chaminade è dedicato al violoncellista Jules Delsart, allora professore al Conservatorio di Parigi. Una prorompente energia – e ancora un perfetto insieme – ha caratterizzato l’esecuzione del primo movimento (Allegro moderato), dalle configurazioni armoniche in continuo mutamento, nel quale si coglie l’intervallo di tritono (“diabolus in musica”, secondo la mentalità medievale), che si stabilisce tra i due poli tonali su cui si basa l’intero movimento (rispettivamente quello di la minore e di mi bemolle maggiore). Particolarmente suggestivo il Lento, aperto da un tema esposto all’unisono dai due archi, i quali in seguito hanno instaurato un dialogo con l’accompagnamento di vibranti accordi del pianoforte, in un ritmo ostinato, che ha raggiunto un’estrema concitazione con l’intervento degli archi nel registro acuto, dopodiché l’atmosfera si è fatta più placata. Nella seconda parte del movimento si è segnalato il pianoforte, impegnato in un passaggio solistico, cui ha fatto seguito il ritorno della precedente sezione, dando vita a un climax, culminante nell’unisono in fortissimo dei due archi, sostenuto da figurazioni arpeggiate del pianoforte, fino alla coda ricca di reminiscenze delle due parti del movimento. Di grande potenza sonora, oltre che espressiva, l’Allegro energico finale, in cui continua l’audace esplorazione armonica che caratterizza questo trio, sullo sfondo di una citazione del primo movimento. Scroscianti applausi con un pregevole bis: quella sorta di cineseria che è il secondo movimento dal Trio di Debussy, un modo elegante e spiritoso di chiudere questa serata e questo davvero intrigante Festival Lalo.