Jesi, Teatro Pergolesi: “La vedova allegra”

Teatro Pergolesi – Stagione d’Opera e Balletto 2015
“LA VEDOVA ALLEGRA”
Operetta in tre atti su libretto di Viktor Léon e Leo Stein, dalla commedia L’Attaché d’ambassade di Henri Meilhac.
Musica di Franz Lehár
Hanna Glawari VALERIA ESPOSITO
Il barone Mirko Zeta ARMANDO ARIOSTINI
Valencienne, sua moglie FRANCESCA TASSINARI
Conte Danilo Danilowitsh ALESSANDRO SAFINA
Camille de Petruzzel CHRISTIAN COLLIA
Visconte Cascada ALEX MARTINI
Raoul de St. Brioche ENRICO GIOVAGNOLI
Bogdanowitsch ENZO BOCCANERA
Kromow ALESSANDRO PUCCI
Pritschitsch ALBERTO PIASTRELLINI
Sylviane TERESA DI BARI
Olga CAROLINA LIPPO
Praskowia MIRIAM ARTIACO
Njegus GENNARO CANAVACCIUOLO
FORM- Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro Lirico Marchigiano
Direttore Antonio Pirolli
Maestro del coro Carlo Morganti
Regia Vittorio Sgarbi
Assistente alla regia Cinzia Gangarella
Costumi Roberta Fratini
Coreografia Cinzia Scuppa
Light designer Fabrizio Gobbi
Allestimento Fondazione Pergolesi Spontini
Jesi, 11 dicembre 2015

L’operetta universalmente più conosciuta, ovvero La vedova allegra di Franz Lehar, è stato il terzo titolo del cartellone della Fondazione Pergolesi Spontini per la stagione lirica in corso. Protagonista assoluto è stato il regista Vittorio Sgarbi che ha elargito, prima e dopo lo spettacolo,  fuori dal teatro, profusioni affettuose di egocentrismo e consapevole narcisismo, facendo così spostare l’attenzione a proprio vantaggio ed offuscando in questo modo il risultato finale di una rappresentazione alquanto mediocre su diversi piani, non da ultimo quello registico e scenografico. Questo “Nuovo Allestimento” con i suoi minimi adattamenti cambia poco rispetto a quello visto al Teatro Verdi di Salerno: le stesse proiezioni, gli stessi movimenti registici (quasi nulla al di fuori del solito didascalismo) e di massima gli stessi luoghi comuni in scena. Vanno comunque apprezzati i bei costumi di Roberta Fratini e la sincronia delle proiezioni e le luci di Fabrizio Gobbi che hanno per lo meno creato un minimo di atmosfera nella quale i cantanti/attori hanno tentato, chi più chi meno, di muoversi e cantare con credibilità. Antonio Pirolli ha diretto la FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana con grande correttezza e senza cadere in facili portamenti; il maestro ha il dono dell’effervescenza, forse non sempre della trasparenza, ma anche quella tinta malinconica con cui ha offerto nel complesso una prestazione più che dignitosa. Valeria Esposito ha perso lo smalto vocale di un tempo o quantomeno bisogna sottolineare come, nel ruolo di Hanna Glawari, tale squillo sia emerso davvero poco. Scenicamente ha mancato di slancio, di spigliatezza, soprattutto nelle parti recitate che sono sembrate molto spesso poco ritmate e senza particolari accenti. Dal punto di vista del canto si è evidenziato un registro centrale debolissimo, mentre quello acuto è risultato poco stabile. Professionalità ed esperienza hanno comunque sopperito a certe difficoltà e sono state per il pubblico doti sufficienti per lunghi e calorosi applausi. Non molto meglio Alessandro Safina (Conte Danilo). Il tenore toscano non è risultato perfettamente a fuoco nella linea di canto, esibendo suoni molto spesso non proiettati ed a volte ingolati. Peraltro, l’estensione alquanto limitata non di certo ha aiutato. Il “physique du role” gli ha permesso una credibilità in scena assolutamente di impatto, mentre il fraseggio elegante è stato svilito dalla scarsa varietà di colori ed accenti.Francesca Tassinari (Valencienne) non è stata la migliore in scena a livello attoriale ed anche vocalmente è risultata non sempre credibile a causa di una linea poco morbida e priva delle sfaccettature timidamente civettuole e seducenti che occorrerebbe dare al personaggio. Non convince neppure completamente il Camille tecnicamente fragile di Christian Collia. Armando Ariostini (Barone Mirko Zeta) è un cantate di grandissima professionalità e di forte personalità: possiede una natura scenica elegante, no è mai eccessivo ed ha perciò delineato un personaggio credibile sulla scena,ma vocalmente debole e sfocato. Vero protagonista della serata il bravissimo e divertentissimo Gennaro Canavacciuolo (Njegus) che ha saputo, con intelligente ironia e travolgente comicità, dare al suo personaggio il giusto senso; ci troviamo di fronte ad un vero artista del genere, tanto che il pubblico lo ha letteralmente premiato alla ribalta con meritatissime ovazioni. Buona la prestazione del Coro Lirico Marchigiano, nonostante la formazione ridotta. Foto di Stefano Binci