Milano, Teatro alla Scala, Stagione di Balletto 2015 – 2016
“LO SCHIACCIANOCI”
Libretto di Marius Petipa, dal racconto Der Nussknacker und der Mäusekönig di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, rivisto da Nacho Duato
Musica Pëtr Il’ič Čajkovskij
Coreografia Nacho Duato
Clara MARIA EICHWALD / NICOLETTA MANNI
Lo Schiaccianoci/Il Principe ROBERTO BOLLE / MARCO AGOSTINO
Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala
Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala diretto da Bruno Casoni
Direttore David Coleman / Vladimir Fedoseyev
Scene e costumi Jérôme Kaplan
Luci Brad Fields
Milano, 28 febbraio e 13 marzo 2016
Dopo il debutto dello scorso anno, il cartellone invernale del Teatro alla Scala ripropone Lo Schiaccianoci di Pëtr Il’ič Čajkovskij nel riallestimento neoclassico firmato da Nacho Duato, proseguendo la nuova stagione con l’atmosfera da favola inaugurata dalla Cinderella di Mauro Bigonzetti, nuova guida del Ballo scaligero. Come da consuetudine, anche per Lo Schiaccianoci il primo cast vede protagoniste grandi étoiles internazionali. Torna in scena la coppia Roberto Bolle – Maria Eichwald e riconferma il successo della scorsa stagione: accompagnata dalla bacchetta di David Coleman, nella recita pomeridiana del 28 febbraio regala una performance di rara delicatezza tanto nella partnership quanto negli a soli, in perfetta sintonia con le tinte sognanti che contraddistinguono il balletto.
Accanto alle grandi stelle, brillano anche i giovani talenti scaligeri. Ultimamente si è parlato molto della Prima Ballerina Nicoletta Manni, che abbiamo visto interpretare vari ruoli con risultati sempre molto soddisfacenti. Ancora qualche parola merita tuttavia la sua Clara, di cui Manni tratteggia mirabilmente il passaggio da bambina a donna in un’esibizione stilisticamente perfetta e di grande capacità interpretativa. In apertura, ammiriamo una bambina dolce e ingenua, felice di aver ricevuto uno Schiaccianoci dallo zio Drosselmeyer e infastidita dai dispetti del piccolo Franz. Nel sogno, Clara è già adolescente, lirica ed elegante soprattutto nel Pas de deux del primo atto. Nel pas de deux finale l’ingenuità lascia spazio alla maturità, che Manni declina con equilibri sicuri e pirouettes impeccabili. Insomma, alla sua Clara non manca proprio nulla! Molto buona anche l’intesa con Marco Agostino, sostituto di Coviello nell’ultima pomeridiana del 13 marzo. Del suo Principe ammiriamo l’eleganza e la musicalità degli a soli. Peccato per l’incertezza nelle prese. Qualche pecca anche nella direzione di Vladimir Fedoseyev, elegante ma a volte troppo riilassata, soprattutto nella suite in apertura e nelle danze di carattere. Preferiamo decisamente il piglio vivace di Coleman.
Troviamo in buona forma il Corpo di Ballo scaligero, che ammiriamo soprattutto nelle danze di carattere e nel Valzer dei fiori, unico momento di grande pienezza coreografica in una pièce in cui, per volute scelte estetiche, la scena spesso soffre di troppa essenzialità. Non ci riferiamo alla festa iniziale – in cui il grande albero di Natale fa da sfondo a un momento visivamente piacevole e di grande eleganza – e nemmeno alle danze di carattere, definite da un solo elemento scenico (un grande ventaglio rosso per la danza spagnola, un serpente per la danza araba, un ombrello per la danza cinese e un cuore per la danza francese). Parliamo soprattutto del valzer dei fiocchi di neve: la scelta di sostituire l’abbondante nevicata con un cosmo stellato può risultare più up to date ma sicuramente non vincente, così come la voce fuori campo che introduce l’ingresso di Drosselmeyer in apertura. Perché rompere la magica illusione della scena? Perché voler rendere moderna una fiaba che fa sognare proprio perché eterna e senza tempo?
Nonostante pregi e difetti, il lavoro di Duato aggiunge un tassello di indubbia eleganza alle tante versioni coreografiche nate attorno alla meravigliosa partitura di Čaijkovskij. Di ogni Schiaccianoci, infatti, la vera protagonista è la musica, quella magica e dolce melodia che al Piermarini è ancor più da sogno grazie all’intervento del Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Teatro alla Scala. Foto Brescia e Amisano © Teatro alla Scala