“Rodin” di Boris Eifman al Teatro Canal di Madrid

Madrid, Teatros del Canal, Temporada 2015-2016
“RODIN”
Balletto in due atti di Boris Eifman
Musica Maurice Ravel, Camille Saint Saëns, Jules Massenet
Scene Zinovy Margolin
Luci Gleb Filshtinsky, Boris Eifman
Rodin OLEG GABYSHEV
Camille LYUBOV ANDREYEVA
Rose Beuret NATALIA POVOROZKYUK
Eifman Ballet San Pietroburgo
Madrid, 13 marzo 2016

Madrid, Teatros del Canal, 13 III 2016 (Eifman Ballet, Rodin) 5 La storia che ci presenta questa volta Boris Eifman parla di un triangolo amoroso fra la “Danaide” Camille Claudel, discepola, amante e musa del maestro dell’impressionismo Auguste Rodin, di cui visse costantemente all’ombra, Rose Beuret moglie dell’artista, e naturalmente lo scultore stesso. Il racconto è incentrato sia sul loro amore sia dell’egoismo e delle frustrazioni che circondavano la coppia di amanti. La versione inclina a favore di Camille, di cui la storia si è dimenticata troppo a lungo, fino a quando le sue opere hanno incontrato un tardivo riconoscimento, ma soltanto alla fine del secolo scorso. Come ricorda Montserrat Huguet nel suo libro Historias rebeldes de mujeres burguesas (1790-1948) (Biblioteca Nuova, Madrid 2010), tutto dedicato a storie di donne talentuose, curiose, coraggiose e anche avide di opportunità, la vicenda artistica di Camille richiama il racconto della mitologia greca in cui le figlie di Danao sono punite per avere ucciso i loro mariti. Nel caso di Camille si tratta ovviamente di una metafora, ma non è un caso se la prima scultura rappresentata in scena da Eifman è La porte de l’enfer (conosciuta anche come La source), ossia una donna stanca, piangente e disperata, in quanto condannata eternamente a riempire d’acqua una caraffa senza fondo. L’opera simboleggia Camille Claudel nel periodo in cui Rodin l’ha ormai abbandonata; una caratteristica narrativa del lavoro di Eifman è infatti la narrazione all’indietro, il flashback. Solitamente il regista offre un assaggio, uno stimolo alla parte saliente della vicenda, per poi lasciarla, e riprenderne forma e senso soltanto dopo altre scene. Moderno, minimalista, suggestivo, Eifman riesce a sorprenderci un’altra volta, sia con la scelta del tema sia con tutto il lavoro svolto per trasporlo in termini coreografici.
Madrid, Teatros del Canal, 13 III 2016 (Eifman Ballet, Rodin) 4Il balletto inizia nel manicomio dove Camille è internata, dimenticata da tutti, persa nelle sue allucinazioni e ossessioni; trascorre i suoi giorni nel completo distacco dal passato e dagli altri, fino a quando giunge insperatamente a lei Rodin, angosciato da sensi di colpa; lo scultore la guarda, e capisce che ormai è troppo tardi per salvarla. Con questa scena di carattere “conclusivo” Eifman introduce alla riflessione di come possa essere accaduto tutto quello che precede, quando i due amanti sono giovani, si conoscono in un’atmosfera di festa paesana, e il loro romanzo prende forma anche grazie alla grande passione comune: l’arte. Danzando, la coppia di interpreti porge al mondo il piacere del lavorare e creare insieme, fra bozzetti e sculture; ogni volta che ballano insieme, i due evidenziano una carica di passione ma anche di tensione, ed è molto ricorrente un tipo di gestualità che insinua come entrambi si sentano reciprocamente schiacciati, come intrappolati nei port de bras, nei giochi di torso, nelle contrazioni dei corpi. Tensione e delirio appassionato che si riflettono nelle loro stesse sculture, in cui l’individuo è sempre prigioniero della materia, oppresso dall’angoscia, sul punto di urlare o di collassare. Il personaggio di Camille soprattutto esprime la confusione e lo sdoppiamento tra personalità dell’artista e stato Madrid, Teatros del Canal, 13 III 2016 (Eifman Ballet, Rodin) 2d’animo del personaggio rappresentato. Ma la genialità di Eifman trasforma il dualismo anche in espediente narrativo, costruendo un momento molto brillante, in cui lo spettatore osserva due scene che si svolgono contemporaneamente: in una camera Camille improvvisa una figura modellata nell’argilla, mentre nel suo studio Rodin lavora a un proprio modello; a un certo punto lo scultore chiama l’amata, la invita a vedere la sua creazione, che si scopre essere identica alla scultura di Camille, e che sarà destinata a immediata fama: I borghesi di Calais. Chi ispira chi? Chi dei due esercita più influenza sull’altro, sulla scorta di una straordinaria creatività?
Scena dopo scena, gestualità, musica e luci intrecciano la storia: grazie alle scelte luministiche si intuiscono in particolare aura e atmosfera di ogni paesaggio, mentre uno spazio buio e profondo circonda sempre la coppia protagonista, come una calotta inquietante. Mentre i due artisti lavorano, la loro opera prende forma sul palcoscenico grazie ai ballerini dell’Eifman Ballet che riproducono le sculture più celebri di Madrid, Teatros del Canal, 13 III 2016 (Eifman Ballet, Rodin) 6Rodin: oltre ai Borghesi di Calais, L’uomo che cammina, Il bacio, Eterna primavera. Gli interpreti principali davvero danzano sulla scena con tutta la loro anima, anche se in questa coreografia Eifman alterna alla danza molta pantomima, variazioni neoclassiche che sfiorano lo stile moderno (come quasi sempre accade nei suoi lavori, le ballerine non calzano scarpette a punta), prese e promenades ingarbugliate, contrarie alle linee della danza classica, al fine di forgiare sculture aeree e forme astratte. Lyubov Andreyeva, l’étoile che impersona Camille, lo fa in maniera impeccabile: il personaggio dalla complessa carica drammatica è descritto in primo luogo come una ragazza solare e colma di allegria, che gradatamente si autodeteriora con l’invecchiamento e con la progressiva pazzia. Gli episodi più belli interpretati dalla Andreyeva sono appunto quelli dell’esistenza ormai sprofondata nella disperazione, quando il destino colpisce Camille dando la forma più mostruosa ai demoni che la tormentano. Oleg Gabyshev, per il ruolo di Rodin, si affida soprattutto alla tecnica e al saper stare sul palcoscenico: molto apprezzato nelle variazioni di salti, mostra capacità di incrociare mezzo palcoscenico con virtuosistica disinvoltura. Natalia Povoroznyuk, nel ruolo di Rose, è forse un po’ rigida, non rende a sufficienza il personaggio, e mostra di dover ancora lavorare sulla parte. Il triangolo domina la scena costantemente perché i quadri sono sempre suddivisi fra loro tre. Il corpo di ballo crea una bellissima cornice con i suoi interventi, aiutando soprattutto la resa estetica complessiva, perché nei momenti più drammatici la compagnia è presente in gruppo, ma assume una posa estranea all’azione, come di testimoni o spettatori.
Madrid, Teatros del Canal, 13 III 2016 (Eifman Ballet, Rodin) 3Il lavoro dell’Eifman Ballet è sempre intrigante: lascia molta curiosità e fa capire quanta strada abbia percorso la scuola russa rispetto a pochi anni fa, quando infuriava la polemica sul dominio del repertorio classico, a discapito del rinnovamento dei titoli e della sperimentazione di nuove strade. I costumi deliziosi definiscono quadri, personaggi, epoca e ambientazione; il numero del can can, per esempio, o quello della czarda, è bello e fresco perché animato da uno spirito nuovo, a partire dalle scelte cromatiche; il manicomio è un luogo assurdo ma divertente, e le sculture offrono la percezione del marmo vero. Finissime, come d’abitudine, le scelte musicali di Eifman: Ravel, Saint-Saëns, Massenet, vale a dire il meglio della musica francese più elegante di tutta la prima metà del Novecento. Con tutte queste caratteristiche, lo spettacolo non può che essere un commovente trionfo.   Foto Teatros del Canal e Jack Devant