La vita
Erik Satie, il cui nome completo era Alfred Erik Leslie-Satie, nacque nella regione del Calvados il 17 maggio 1866 e morì a Parigi nel 1925. Dopo aver studiato organo con Guilmant, continuò al Conservatorio con Lavignac ed altri, ma mostrò ben presto insofferenza per le regole tradizionali. Cominciò a comporre nel 1886 pezzi per pianoforte ai quali seguirono le musiche di scena per Le fils des étoiles (Il figlio delle stelle), un lavoro teatrale composto da Sar Péladan, capo e sacerdote del movimento della Rose Croix a cui egli si era interessato; già in queste due prime composizioni si può notare la sua scarsa attenzione alle regole tradizionali, in quanto egli si servì di una scrittura non più divisa in battute e basata, dal punto di vista cromatico, su accordi di none, settime, undicesime, terze concatenate. All’età di trent’anni cominciò a frequentare la vita bohémienne di Montmartre, interessandosi alla musica da café-concert, ma nel 1905 decise di dedicarsi nuovamente allo studio della musica, frequentando la Schola cantorum, dove studiò contrappunto con A. Roussel e composizione con V. D’Indy. Verso il 1910 divenne amico di Diaghilev, di Picasso e di Cocteau, col quale, in seguito, costituì il famoso Gruppo dei Sei, il cui programma era quello di contrapporre alla musica dotta una musique d’ameublement, secondo le affermazioni di Cocteau in Le coq et l’Arlequin. Alla fine della guerra due sue opere suscitarono scandalo per il loro carattere provocatorio: Parade, un balletto su testo di Cocteau, che si avvalse della sceneggiatura di Picasso e della coreografia di L. Massine, rappresentato a Parigi dai Balletti Russi, e Relâche, un balletto in due atti su testo e scene di F. Picabia, eseguito dai Ballets sué-dois di Rolph de Maré, con la coreografia di Jean Borlin. Questo balletto, che contiene anche un intermezzo cinematografico di René Clair, Entr’acte, alla sua rappresentazione, suscitò molto scalpore e problemi giudiziari. Intanto alle sue idee avevano aderito altri artisti e con essi Satie formò la famosa École d’Arcueil. Morì povero in ospedale, ma famoso e circondato dall’affetto dei suoi numerosi discepoli.
L’opera
Satie rivelò sin dalle prime opere l’insofferenza per le regole tradizionali, utilizzando una scrittura musicale libera, non più legata alla suddivisione in battute e basata, dal punto di vista cromatico, su accordi complessi. La sua musica, priva di ogni soggettivismo, in nome di un oggettivismo tutto intellettuale, finì per suscitare polemiche perché considerata spesso provocatoria, ma influenzò, in seguito, molti artisti a tal punto che lo stesso neoclassicismo di Stravinskij deve molto a tale oggettivismo.
Le sue prime opere risalgono al 1886 e sono pezzi per pianoforte: Ogives; 3 Gymnaopédies; 3 Gnossiennes; Trois Préludes du «Fils des étoiles», un lavoro teatrale di Sar Péladan, che ha per sottotitolo Wagnerie Kaldéenne, a cui seguirono le Sonneries de la Rosecroix e le Danses gothiques. Conclusosi il periodo mistico con la Messe des pauvres, per coro ed organo, corrispondono al periodo bohèmienne le Pièces Froides per pianoforte, la pantomima Jack in the Box e un’operina per marionette, Geneviève de Brabant, in tre atti di 5 minuti ciascuno, con i quali ironizzò sul teatro d’opera.
Una svolta importante nell’attività musicale di Satie fu il balletto del 1916, di cui Cocteau scrisse il soggetto e Picasso disegnò le scene, Parade che lasciò stupefatti la critica e il pubblico i quali definirono il lavoro «cubismo musicale e coreografico», anche se la musica si presenta molto semplice con frasi di due battute che vengono ripetute continuamente in modo monotono. Il balletto è ambientato in un baraccone da circo dove gli acrobati si esibiscono al suono della musica circense, mentre il jazz accompagna gli strani gesti della ragazza americana; inoltre fanno parte dell’orchestra strani strumenti, come una macchina da scrivere, una pistola e una sirena di nave.
Ancora a Picasso fu affidata la scenografia del balletto Mercure del 1924 che ha il sottotitolo Poses Plastiques, caratterizzato da una musica accademica, anche se richiama l’atmosfera del circo e del Music-hall. Dello stesso anno è Relâche, su testo di Francis Picabia, per il quale Satie scrisse una serie di movimenti di danza scarni e ravvivati, di tanto in tanto, da temi popolari. In queste opere egli attuò il suo obbiettivo principale, quello, cioè, di fare una musica semplice, spoglia di ogni ornamentazione, che diede vita alla musique d’ameublemant, termine derivato da un’osservazione di Matisse che paragonò l’arte a una buona poltrona; le semplici melodie che Satie contrappose a brani tratti dalla Mignon di Thomas ed alla Danse macabre di Saint-Saëns, per fare da sfondo ad una commedia di Max Jacob rappresentata in una mostra di pittura, furono, infatti, assimilate alle decorazioni di una tappezzeria per le loro ripetizioni stereotipate. Per Satie, infatti, la musica non doveva evocare elementi drammatici e narrativi, ma doveva solo fare da sfondo; tale obiettivo fu pienamente raggiunto nella cantata del 1919, Socrate, considerata il suo capolavoro, in quanto rappresenta l’apice di uno stile sviluppatosi, come reazione alla raffinatezza melodica dell’impressionismo e all’armonia eccessivamente ornata. In questa cantata, per quattro voci femminili ed orchestra da camera, su frammenti di dialoghi di Platone, tratti dalla traduzione francese di Victor Cousin, la melodia affidata alle voci scorre ininterrotta e presenta un carattere salmodiante emergendo su un accompagnamento strumentale costituito da figurazioni ripetute (Es. ). Soltanto nell’ultima parte, La morte di Socrate, la musica sembra esprimere qualche emozione.
La musique d’ameublement è presente ancora nelle Descriptions authomatiques, nelle Heures séculaires et instantanées e negli Sports et divertissement. Ricordiamo ancora Trois petites pièces montées, per pianoforte e orchestra, Véritables préludes flasques e Trois Valses du precieux dégoûté.