Torino, Teatro Regio: “Pollicino”

Torino, Teatro Regio, stagione lirica 2015-16
“POLLICINO”
Favola in musica in dodici scene su libretto di Giuseppe di Leva
Musica di Hans Werner Henze
Pollicino GIORGIO FIDELIO
I suoi sei fratelli ANITA MAIOCCO, VALENTINA ESCOBAR, VITTORIA SENTINA, FLAVIO ALLEGRETTI, LUCREZIA PIOVANO, IRENE TOZZI
L’orchessina Clotilde FIAMMETTA PIOVANO
Le sue sei sorelle SARA JAHANBAKHSH, VIRGINIA CLERICO, CAROL  POMA, FRANCESCA DEMARCHI, LORENA MANTIA, ELEONORA MACRÌ
Il signor Gufo ALESSANDRO FERRARIS
La signora Civetta NICCOLÒ COZZULA
Madama Volpe  CARLOTTA PETRUCCIOLI
La signorina Lepre CELESTE MOSTERT
Mister Riccio GIULIA FERI
Monsieur Cinghiale MANUELA ESCOBAR
Il signor Lupo TOMMASO PARONUZZI
Il padre di Pollicino MICHELE GOVI
La madre di Pollicino KATE FRUCHTERMAN
L’Orco Terribile EMILIO MARCUCCI
Sua moglie SILVIA BELTRAMI
Orchestra giovanile “Il Pollicino”
Solisti e coro di voci bianche del Teatro Regio di Torino
Direttore d’orchestra e Maestro del coro Claudio Fenoglio
Regia Dieter Kaegi
Scene e costumi Italo Grassi
Luci Andrea Anfossi
Allestimento Teatro del Maggio musicale fiorentino, Firenze
Torino, 29 maggio 2016
Pollicino” rappresenta l’ultimo e più compiuto prodotto dell’esperienza di Henze nel ruolo di Direttore artistico del Cantiere di Montepulciano e forse un unicum nella storia della musica nel saper creare un’opera eseguita quasi totalmente da ragazzi per un pubblico anch’esso di giovanissimi ma capace di fondere le esperienze pedagogiche e formative tanto care al compositore tedesco – in questo autentico erede di Orff e del progetto educativo della Schulwerk – con un’autonoma volontà d’arte; in questo caso si ha un netto superamento dei limiti dell’esercizio formativo per portare alla creazione di un’autentica opera pienamente godibile anche dagli adulti per i suoi specifici valori musicali e teatrali e di una complessità e profondità veramente insolite per una composizione destinata all’universo infantile.
Il libretto, che Giuseppe di Leva trae da Perrault e dai Grimm – non solo la fiaba omonima ma molti tratti vengono anche da “Hansel e Gretel” – e perfino da Collodi, è una perfetta rilettura dell’archetipo fiabesco alla luce delle fortissime convinzioni etico-sociali di Henze quali la denuncia delle diseguaglianze sociali, la fiducia nella purezza del mondo infantile colmo di vita opposto alla grettezza o alla passività rassegnata degli adulti, il valore quasi panico della natura e dei suoi misteri. Il libretto riprende i tratti essenziali della vicenda, arricchisce il tema del rapporto fra i bambini e gli animali del bosco e cambia radicalmente il finale dove il bagno di sangue delle fonti originarie, nelle quali, ingannato da Pollicino l’Orco, scanna le proprie figlie senza riconoscerle, è sostituito dalla fuga congiunta dei due gruppi infantili fino al passaggio iniziatico del fiume che segna l’ingresso nella dimensione della coscienza acquisita e non casualmente accompagnata dalla rivelazione dell’amore.“Devi, devi per amor mio” sono le parole con cui Clotilde sprona Pollicino nel cimento e nelle quali non può essere casuale il richiamo all’ordalia dell’acqua nel “Die Zauberflöte” mozartiano.
Ancor più ricco e complesso il linguaggio musicale di Henze che fonde con assoluta libertà stili e moduli apparentemente contrapposti. In un lavoro come questo, termini quali tonalità, politonalità, atonalità hanno un valore alquanto relativo perché passano dall’uno all’altro sistema in un modo talmente caleidoscopico da far evaporare qualunque confine netto cosicché gli sperimentalismi d’avanguardia si fondono con richiami a Mozart, a Haydn, a Mahler fino al gioco esplicito dell’inserto e della citazione su uno spettro che va da Verdi – con l’Orco che si prepara a uccidere i bambini sulle note del “Rigoletto” – agli stornelli romaneschi. Una pluralità di linguaggi che è pluralità di tinte e colori in un’opera che non manca d’ironia e neppure di autentica comicità ma su cui sempre si allungano ombre minacciose e inquietanti che l’orchestrazione evoca anche nei momenti più inattesi – si pensi al ritmo iniziale delle percussioni, sorta di leitmotiv della peregrinazione dei bambini e della loro paura del mondo – cogliendo in questo senso pienamente quella natura iniziatica e misterica che è alla base di ogni racconto di fiabe. L’orchestra è una versione ridotta di quella tradizionale ma usata con grande maestria; a parte alcune parti guida gli altri ruoli sono anch’essi pensati per ragazzi. Rispetto a un’orchestra tradizionale sono inserite chitarre e aumentati i fiati – con presenza di flauti dolci – adatti ai giovani interpreti. Molto ricca la sezione delle percussioni con l’inserimento di tutta una serie di strumenti non canonici non solo a seguito delle indicazioni della Orff- Schulwerk ma anche per le possibilità che essi hanno nell’evocare i suoni della natura.
La regia di Dieter Kaegi (con scene e costumi di Italo Grassi) ha il merito di non farsi tentare dalla suggestione del saggio scolastico e realizza uno spettacolo di livello. L’impianto scenico alterna il tono cupo, quasi neorealista, della capanna della famiglia di Pollicino, resa da una vecchia trattrice ferroviaria adattata ad abitazione di fortuna, la naturalezza della foresta con il suo labirinto di rami, da cui spuntano gli animali, e il taglio decisamente pop art della casa degli orchi con i poster multicolori – tutti con tema la carne – e in un angolo gli strumenti da macellaio sempre insanguinati mentre eleganti proiezioni – il cielo stellato, le fitte trame del bosco con i loro animali, il lento scorrere del fiume – animano gli interludi orchestrali che sul modello del “Wozzeck” collegano fra loro le singole scene. I costumi sono atemporali con un tocco di modernità, componente per altro già presente nel libretto dove la favola secentesca si arricchisce di telefoni e macchine fotografiche. Per gli orchi si rinuncia a ogni tratto mostruoso puntando piuttosto sulla dimensione caricaturale della recitazione mentre il gioco della finzione è svelato dagli animali del bosco, volutamente non realistici, che richiamano la dimensione ludica del travestimento infantile. Tutti gli interpreti – bambini come adulti – recitano splendidamente e con una precisione veramente rimarcabile specie per i giovani protagonisti.
Apprezzatissimo come maestro del coro, Claudio Fenoglio sorprende come direttore d’orchestra fornendo una prestazione di un rigore e di una pulizia formale sorprendente unita ad una capacità non comune di accompagnare e sostenere gli interpreti, quanto mai importante in un’occasione come questa. L’ Orchestra giovanile “Il Pollicino” suona molto bene – tanto più considerando le difficoltà della scrittura musicale di Henze – facendone emergere pienamente l’originalità e la bellezza sonora che trova i suoi punti più alti negli interludi. Vocalmente i piccoli interpreti non possono essere valutati con criteri tradizionali, dal momento che tutti  cantano e recitano con gusto e convinzione. Giorgio Fidelio è un Pollicino magari non sempre centratissimo nel canto ma autenticamente scatenato sulla scena che si conquista facilmente le simpatie del pubblico. Al suo fianco Fiammetta Piovano è una Clotilde dolce e luminosa e non priva di un certo temperamento. Pienamente in parte tutti i bambini impegnati nei ruoli dei fratelli di Pollicini, delle sorelle di Clotilde e degli animali del bosco – si rimanda alla locandina per i singoli nominativi –. Qualche dubbio resta solo sul Lupo di Tommaso Paronuzzi, ruolo per cui sarebbe stata preferibile una voce adulta. Nelle parti adulte la coppia seria dei genitori di Pollicino vede il solido Padre di Michele Govi e Kate Fruchterman corretta e precisa nel ruolo della Madre, mentre ancor meglio caratterizzata è quella caricaturale degli Orchi con il sulfureo e volutamente gigioneggiante Orco Terribile di Emilio Marcucci che si concede anche qualche divertente improvvisazione nei recitativi e Silvia Beltrami che, alla moglie di questi, dona il suo bel timbro mezzosopranile e la forte presenza scenica. Successo trionfale da parte di una sala gremita in gran parte da bambini e ragazzi che si spera possano da questo splendido incontro coltivare l’amore per l’opera e la musica colta nel suo complesso.