Joseph Rouleau (n.1929) & Raphael Ariè (1920-1988) sings french and russian opera

Giuseppe Verdi: “Elle ne m’aime pas” (Don Carlos), “Palerme, o mon pays…O toi, Palerme” (Les Vêpres siciliennes); Charles Gounod:”Vous qui faites l’endormie” (Faust); Jules Massenet:”Dors, o cité perverse… Astres enticellants (Hérodiade); Giacomo Meyerbeer:”Volontiers, un vieil air Huguenot…Piff, Paff (Les Huguenots); Georges Bizet:”Quand la flamme da l’amour (La jolie fille de Perth); Jules Massenet:”La Vièrge entend fort bien” (Le jongleur de Notre-Dame); Ambroise Thomas:”Je comprends que la belle aime la militaire” (Le caïd). Joseph Rouleau (basso), Orchestra della Royal Opera House Covent Garden, John Matheson (direttore), Registrazione: Londra, settembre 1973
Bonus Tracks: Raphael Arié (1920-1988) – Scene dal “Boris Godunov” & “Il Demone” – Arias froma Russian Operas
Modest Mussorgsky:
 Monologo dell’Incoronazione, “Un tempo nella città di Kazan” (Boris Godunov); Anton Rubinstein: Aria del Demone (Il demone, atto III);  Alexander Borodin: Aria di Galitzky (Il principe Igor, atto 1); Nikolai Rimsky-Korsakov: Canzone dell’Ospite Vikingo ( Sadko, quadro 3); Mikhail Glinka: Aria di Susanin (Una vita per lo Zar, atto IV). Raphael Arié (basso), Orchestre de la Societé des Concerts du Conservatoire de Paris, Alberto Erede (direttore). Registrazione: Parigi, giugno 1953. T.Time: 79.54 1 CD Decca 480 8174
Sono i bassi i protagonisti di questo nuovo titolo della collana Most Wanted Recital della Decca. La parte principale del programma è dedicata a Joseph Rouleau, canadese del Quebec, classe 1929 che, accompagnato dai complessi del Covent Garden diretti da John Matheson, esegue un interessante programma di arie francesi. Posta in apertura di programma, la grande scena di Philippe II dal “Don Carlos” verdiano merita un attento ascolto. Certo la voce di Rouleau, pur solida e robusta, non può competere con il velluto di tanti interpreti della versione italiana del ruolo ma l’ascolto della versione in lingua originale rivela un taglio ancor più commosso e dolente rispetto alla traduzione. Ciò consente a Rouleau di giocare molto bene  con l’accento e con il fraseggio così diversi da quelli italiani dando un’interpretazione degna di nota. Discorsi analoghi valgono per “Palerme, O non pays”, l’altro brano verdiano in programma il cui ascolto non può far riflettere sulla possibilità di poter cominciare a eseguire finalmente anche queste opere nella versione originale.
Del “Faust” si opta per la serenata di Mefistofele con il suo andamento più declamatorio particolarmente adatto a Rouleau e la possibilità di giocare con gli accenti in un’esecuzione molto più contenuta di quanto spesso si ascolti. La parte più interessante è però data dalla successiva serie di brani tratti da opere meno note ma non meno interessanti del repertorio francese. “Dors. O Cité perverse” da “Hérodiade” di Massenet si caratterizza per la sontuosa scrittura orchestrale e per l’alta tessitura ottimamente retta dal basso canadese. L’altro ascolto massenetiano  è “La vièrge entend” da “Le jongleur de Notre-Dame” che, dopo un’entrata quasi recitata, si apre in un intenso andante eseguito con grande convinzione. Il “Piff Paff” di Marcel da “Les Huguenots” di Meeyerber è decisamente grave per Rouleau la cui voce era prettamente da basso cantante piuttosto che basso profondo ma di cui viene offerta un’esecuzione di grande solidità vocale nonostante qualche inevitabile patteggiamento nel settore grave della voce. Completano il programma la lirica “Quand la flamme de l’amour” di Bizet e la trascinante “Je comprend che la belle aime le militaire” da “Le Cadi” di Thomas brano di scatenata allegria non privo di sentori ancora rossiniani in cui si apprezza la robustissima voce di Rouleau chiamata a cimentarsi in un brano così brillante che viene a creare effetti cominci degni di nota.
Il riversamento in CD ha lasciato un ampio spazio occupato da un programma totalmente diverso: un recital di arie russe cantate dal basso bulgaro Raffaele Arié con l’Orchestra del Conservatoire de Paris diretta da Alberto Erede. Quella di Arié è la tipica voce di basso dell’area slava, solidissima, omogenea, di colore molto bello e con grande facilità nel muoversi su una tessitura molto ampia cui si uniscono una morbidezza e una rotondità che spesso si sono sentite latitare anche in grandi cantanti provenienti da quella tradizione. Son questi degli elementi che si apprezzano nel grande monologo di Boris Godunov e nell’aria del “Demon” di Rubinštejn di cui Arié domina l’alta tessitura che ha portato tanti baritoni ad affrontare la parte. Quest’ultimo è forse il brano meno noto del programma e mette l’attenzione su un’opera decisamente poco rappresentata in relazione ai suoi valori musicali.
Dal taglio decisamente lirico e cantabile sono l’aria del principe Galickij da “Knjaz’Igor” (“Il principe Igor”) di Borodin e la celebre aria di Gremin nell’”Evgenij Onegin” di Čajkovškij dove Arié sfoggia note gravi particolarmente sicure e ricche di suono. Completano il programma la celebre canzone di Kazan sempre da “Boris Godunov” staccata da Erede con tempo che non sarebbe eccessivo definir rapinoso e una delle Arie di Ivan Susanin dall’opera di Glinka colma di suggestioni folkoriche.