Heinrich Schlusnus (1888-1952) & Otto Edelmann (1913-2003)

Franz Schubert: “Ständchen, “Der Atlas”, “Das Fischermädchen”, “Die Stadt” (da Schwanengesang, D.957), “Sei mir gegrüsst” D.741; “Der Musensohn” D.764; “Gute Nacht”, “Der Lindenbaum”, “Frühlingstraum”, “Die Post” (da Winterreise D.911); “Wohin?” (da Die Schöne Mullerin, D.795); “An Sylvia” D.891; “Heidenröslein” D.257; “An die Leier”D.737; “Im Frühling”D.882; Robert Schumann: “Flütenreicher Ebro” Op.138 nr.5; “Der Hidalgo” Op.30 nr.3; Hugo Wolf: “Fussereise” nr.10, “Verborgenheit” nr.12(da Mörike-Lieder). Heinrich Schlusnus (baritono), Sebastian Peschko (pianoforte). Registrazione: Zurigo, luglio 1948 – Vienna, giugno 1949
Bonus tracks: da Operatic recital by Otto Edelmann (1913-2003)
Ludwig van Beethoven:”Ha!Welch ein Augenblick!” (Fidelio); Richard Wagner:”Gar viel und schön” (Tannhäuser); Giuseppe Verdi:”Ehi! Taverniere!” (Falstaff); Peter Cornelius:”Heil diesem hause…Salam aleikum” (Der barbier von Bagdad). Otto Edelmann (basso), Wiener Philharmoniker, Rudolf Moralt (direttore). Registrazione: Vienna, maggio 1951. T.Time:75.54. 1 CD Decca 480 8175
La collana “Most Wanted Recital!” presenta al suo interno risultati e interessi molto diversi nei singoli prodotti. Una particolare attenzione merita questa serie di registrazioni dedicate al baritono tedesco Heinrich Schlusnus, cantante pochissimo noto in Italia, ma fra le voci più importanti della scena mitteleuropea della prima metà del secolo. Renano di Braunbach, classe 1888, primo baritono alla Staatsoper berlinese dal 1917 al 1951 (un anno prima della morte), ha incarnato forse nel modo più nobile e compiuto la figura del baritono eroico e drammatico negli anni fra le due guerre mondiali.
La parte più ampia della proposta discografica è rivolta al repertorio liederistico e in particolar modo a quello schubertiano. Qui con l’accompagnamento pianistico di Sebastian Peschko – uno dei maggiori pianisti tedeschi della sua generazione e apprezzatissimo accompagnatore in questo repertorio – ci offre un quadro di altissimo livello di quella che era al tempo la tradizione esecutiva della liederistica tedesca.
Ad aprire il programma cinque lieder da “Schwanengesang” dei quali il primo “Städchen” offre subito un quadro delle caratteristiche vocali di Schlusnus: la voce ampia, solida, robustissima, da autentico baritono drammatico che, al contempo, mantiene una sua chiarezza, una sua leggerezza che in questo repertorio si fanno subito apprezzare. La sua è una voce drammatica ma non eccessivamente scura e sempre nobile nell’accento, la dizione è nitidissima e quello che colpisce è il senso della musicalità, la pulizia della linea di canto, il non andare mai oltre i limiti del brano che non viene minimamente compromesso da qualche inflessione che oggi può sembrare un po’ datata ma che era nel gusto del tempo e che comunque mai trascende in una ricerca effettistica fine a se stessa. Questo senso dello stile e della musicalità si ritroverà tanto nell’eroismo titanico di “Der Atlas”, forse il brano più pre-wagneriano di Schubert in cui l’imponenza eroica della voce di Schlusnus può espandersi al meglio tanto nelle leggerezze biedermeier di “Das Fischermädchen”. Sul piano esecutivo si può notare un approccio quasi teatrale ai singoli lieder: in lui non si trova quell’analiticità sulla singola parola che ha caratterizzato interpreti successivi ma una visione unitaria del pezzo e delle sue valenze espressive vicina al modo in cui ci si approccia a un’aria operistica pur all’interno delle specificità espressiva del genere.
E se è facile immaginare come una voce simile possa rendere al meglio il commosso romanticismo dei brani della “Winterreise”, sorprende la capacità di adattarsi alla leggerezza di gusto popolare e ancora quasi mozartiano di “Die schöne Müllerin” come “An Sylvia” e “Heindenröslein” dove colpisce la capacità di piegare l’imponenza vocale alla leggerezza dei brani.  Il programma liederistico è completato da due brani di Schumann e da due di Hugo Wolf (dai “Mörike-lieder).
A seguire la parte cameristica è presente una breve selezione di brani d’opera in cui Schlusnus è accompagnato dai Wiener Philarmoniker diretti da Rudolf Moralt. L’aria di Don Pizzarro dal “Fidelio” colpisce per l’intensità drammatica e per lo squillo degli acuti, di una robustezza e ricchezza di suono davvero rimarchevoli. Del Wolfram del “Tannhäuser” non è presentata la più celebre “O du mein holder Abendstern” ma il monologo del II atto “Gar viel und schön” dove emergono la perfezione della dizione e la nobiltà dell’accento che ancor più risalta in una voce così ricca e piena.
E’ un peccato che di Verdi ci sia solo il monologo del III atto di “Falstaff” perché Schlusnus fu fra i maggiori protagonisti di quella Verdi-renaissance tedesca fra le due guerra che ha prodotto risultati interessantissimi soprattutto sul piano stilistico ed espressivo resi ancor più significativi se si considera l’imperante gusto verista con cui queste opere era deformate in Italia. Certo a un orecchio italiano la traduzione tedesca suscita inevitabili perplessità ma l’ascolto è illuminante, la voce è bellissima e sempre composta e corretta senza nessun cedimento a facili effettismi nonostante il ruolo possa invitare in tal senso. Qui tutto è nella musica e nel canto e nella capacità di evidenziare la parola in tutta la sua rilevanza musicale ed espressiva e anche se tradotta in tedesco la “parola scenica verdiana” si comprende qui in tutta la sua forza espressiva. Termina il programma un estratto dal “Der Barbier von Bagdad” di Peter Cornelius in cui Schlusnus è affiancato da Otto Edelmann che chiude in allegria un CD assolutamente da conoscere.