Dmitry Hvorostovsky: “War, Peace, Love and Sorrow”

Sergej Sergeevič Prokof’ev: “Svetlaje vesenneje nebo” (Guerra e Pace); Pëtr Il’c Čajkovskij:”O Mariya, Maryia!” (Mazeppa), “Ko mozhet sravinitsja s Matildoj moej” (Iolanta), “Odnazdy v Versale, au jeu de la Reine”, “Yesli b milyye devitzy” (La dama di picche); Anton Rubinstein: Scena 6 (Il Demone). Dmitri Hvorostovsky (baritono), Asmik Grigorian (soprano), Irina Shishkova (mezzosoprano), Igor Morozov (tenore), Mikhail Guzhov (basso) Vadim Volkov (controtenore). State  Academic Symphony Orchestra of Russia, Helikon Opera Chorus, Constantine Orbelian (direttore). Registrazione: Mosca, Mosfilm Studios, ottobre 2015. T.Time: 53.51 1 CD Delos DE 3517
Un nuovo CD di Dmitry Hvorostovsky dedicato al repertorio russo potrebbe suscitare scarso interesse; certo il baritono di Krasnojarsk è stato il maggior interprete di questo repertorio e riascoltarlo in ruoli da lui affrontati con rara maestria è sempre un piacere ma il timore di scarsa originalità è innegabile eppure questa nuova registrazione Delos presenta alcuni aspetti d’interesse.
La parte orchestrale è affidata ai complessi dell’Accademic State Symphony Orchesta of Russia Evgenij Svetlanov e al coro della Helikon Opera diretti da Costantin Orbelian. Rispetto ad altre registrazioni il direttore mostra subito con questo repertorio una sintonia, una partecipazione che non sempre ritroviamo in altre situazioni dove le innegabili qualità tecniche non sono così intimamente fuse con il senso stilistico e la partecipazione emotiva.
Ad aprire il programma è l’intera scena iniziale di “Vojna i Mir” di Prokof’ev eseguita integralmente. Hvorostovsky è un Principe Andrej perfetto, dal momento che la voce è bellissima per timbro e colore, sempre avvolta da quel senso d’indefinita malinconia così tipico dell’eroe tolstojano che si fonde con un canto nobile, elegantissimo e con una dizione esemplare. Al suo fianco si ammira la luminosa Natasha Rostova di Asmik Grigorian mentre più anonima anche se efficace è la Sonia di Irina Shishkova.
La parte centrale del programma è interamente dedicata a Pëtr Ilič Čajkovškij, del quale vengono proposti i brani più noti e meno stimolanti. La qualità della registrazione, tuttavia, permette comunque di goderli a pieno perché per quanto più volte ascoltata la grande scena di Mazeppa dall’opera omonima è sempre un incanto di maschia malinconia intrisa di una dolcezza profonda che nell’invocazione all’amato nome di Mar’ja raggiunge punte di autentica poesia. Segue la romanza di Robert da “Iolanta” la cui alta tessitura è dominata senza alcuna difficoltà; l’interprete appare, inoltre, esemplare nel rendere la natura così duplice dell’aria in cui una passionalità infuocata deve sempre unirsi a quell’eleganza aristocratica e cavalleresca che così caratterizza il clima trobadorico dell’ultimo lavoro teatrale di Čajkovškij.
Di “Pikovaja dama” non è presente la grande aria di Eleckij che per Hvorostovsky è sempre stata una sorta di marchio di fabbrica. Vengono proposte, però, le due arie di Tomskij, ruolo affrontato in modo molto più saltuario. Soprattutto la prima con il grande racconto delle avventure parigine della Venus moscovita colpisce per la capacità di dare senso a ogni parola, a ogni sillaba. In conformità con il personaggio la voce assume un colore più scuro rispetto all’aria di Robert ma sono soprattutto dizione e accento a creare la suggestione dell’interpretazione evidenziando con assoluta maestria il clima di tensione crescente fino a quell’esplosione finale “try karty, try karty” oltre alla quale si spalanca l’incubo. Così ipnotica è l’esecuzione di Hvorostovsky che, come Hermann, non possiamo non farci attrarre dal magnetismo ispirato di questo canto. Partecipano al brano – eseguito nella sua integrità – il tenore Igor Morozov e il basso Mikhail Guzhov.
A chiudere il programma è l’intera scena conclusiva del “Demon” di Anton Grigorevič Rubinštejn, il più importante lavoro operistico del maestro di Čajkovškij Di fatto si tratta della registrazione dell’esecuzione in forma semi-scenica eseguita alla Čajkovškij Concert Hall di Mosca con straordinario successo. La voce di Hvorostovsky è quella di un baritono nobile quindi non così naturalmente adatta a un ruolo come quello del Demone che richiederebbe un autentico basso-baritono ma in compenso la qualità del canto e la ricchezza dell’accento compensano ampiamente quelli che potrebbero essere i naturali limiti vocali. Quello tratteggiato da Hvorostovsky è un personaggio di una ricchezza espressiva soggiogante, capace di muoversi fra la supplica più accorata e l’ira più irrefrenabile ma in cui sempre si intuisce quel fondo d’intima disperazione che è il tratto più intimo di questa geniale psicologia del male ideata da Lermontov, il tutto espresso in un canto nitido, pulito, nobilissimo, inappuntabile tecnicamente. Al suo fianco la Tamara della Grigorian è fuoco, passione, impeto, l’irrefrenabile forza della vita di fronte all’abisso di incertezze del Demone. Il timbro molto bello e la sincerità espressiva della cantante lituana esalta queste componenti evidenziando frase dopo frase la forza della donna di fronte alla fragilità del principe delle tenebre. Completano la scena l’angelo del controtenore Vadim Volkov di corretta professionalità e il coro della Helikon Opera autore di una prova assolutamente apprezzabile.