Édouard Lalo (1823 – 1892), Arthur Coquard (1846 – 1910): “La Jacquerie” (1895)

Opera in quattro atti su libretto di Édouard Blau e Simone Arnaud. Véronique Gens (Blanche de Sainte-Croix), Nora Gubisch (Jeanne), Charles Castronovo (Robert), Boris Pinkhasovich (Guillaume), Jean-Sébastien Bou (Le Comte de Sainte-Croix), Patrick Bolleire (Le Sénéchal), Enguerrard de Hys (Le Baron de Savigny). Choer de Radio France, Michel Tranchant (Maestro del Coro), Orchestre Philarmonique de Radio France, Patrick Davin (Direttore). Registrazione: Opéra-Berlioz, Le Corum de Montpellier il 24 giugno 2015. 2 CD Palazzetto Bru Zane (Ediciones Singulares) 2016 Volume 12
La fondazione Palazzetto Bru Zane prosegue la sua meritoria opera di riscoperta del repertorio francese con questa “La Jacquerie” opera postuma di Éduard Lalo completata da Arthur Coquard andata in scena per la prima volta a Montecarlo nel 1895 e poi rapidamente dimenticata nonostante non trascurabili qualità.
L’opera appare fin da subito come un titolo difficilmente classificabile nello scenario francese del tempo, da molti punti di vista recupera modi propri del grand’opera – vicenda storica, effetti spettacolari, ampio uso delle masse corali – ma li comprime con una stringatezza e un’essenzialità che sono all’antitesi del genere di riferimento, tanto l’intera vicenda quanto i singoli brani – salvo rare eccezioni – hanno una brevità e una concentrazione che prelude a certe formule espressive del nuovo secolo pur restando il linguaggio musicale quello della tradizione francese ottocentesca con solo una spruzzata di wagnerismo nell’uso orchestrale, specie in Coquard. La vicenda ispirata alle rivolte contadine del XIV appare anch’essa abbastanza atipica per il tempo anche se l’innegabile simpatia – comprensibile considerando la natura spesso marginale dello stesso Lalo – per i rivoltosi si unisce a presa di distanza dagli eccessi del popolo che senza guida si trasforma da gregge a branco di lupi assetato di sangue che tradisce i ricordi del Terrore e quelli più freschi della Comune parigina.
Al momento della morta Lalo aveva completato la scrittura del I atto – non completamente l’orchestrazione – e impostato i successivi completati da Coquard – allievo di Cesar Franck e figura di notevole interesse nel panorama francese del tempo e troppo poco ricordata per i suoi meriti – con uno stile personale e autonomo pur tenendo sempre presenti le indicazioni originarie. Ancor più che nelle parti di Lalo in quelle di Coquard si nota la centralità di una scrittura orchestrale ricca e raffinata – si sente l’influenza di Franck – e una predilezione per violenti contrasti espressivi resi con l’alternanza spesso improvvisa fra violente accensioni drammatiche e inattese aperture liriche.
Registrata in occasione del Festival di Radio France a Montpellier, la presente edizione offre un’immagine più che attendibile della complessa partitura. Il merito principale della riuscita spetta a Patrick Davin che alla guida dei complessi della Radio francese fornisce una prestazione esemplare tanto per splendore sonoro quanto per capacità di fraseggio e di accompagnamento dei cantanti, si nota una cura rigorosa dei dettagli, una capacità di piegare l’orchestra ai violenti scarti espressivi della partitura, una ricchezza dinamica che rendono quella fornita da Davin una prestazione praticamente inappuntabile. Altrettanto sontuosa la prestazione del Coro, impegnatissimo in quest’opera e trattato alla guisa di un autentico personaggio.
Nel cast emerge la Blanche di Véronique Gens, timbro particolare ma ottima tecnica unita a doti non comuni di musicalità ed eleganza con cui tratteggia un personaggio di luminosa femminilità e di un’espressività tanto più intensa quanto più contenuta e mai eccessiva ma sempre retta da una musicalità impeccabile e da una capacità rara di fraseggio e controllo della prosodia francese. Al suo fianco Charles Castronovo è un Robert dagli indubbi mezzi vocali ma con una tendenza a cercare un eroismo epico che non gli è così connaturato e se è vero che il ruolo può spingere in tal senso – l’entrata di Robert con il coro non può non ricordare quella di Samson – in molti punti un approccio più sfumato avrebbe meglio esaltato le doti del cantante.  Nei panni di Jeanne, la madre di Robert, Nora Gubisch mostra notevoli doti di interprete intensa ma contenuta ed elegante che compensano qualche segno di affaticamento che si nota con il procedere dell’opera. Ottima prova quella del baritono Boris Pinkhasovich che a Guillaume – l’altro capo dei rivoltosi – presa una voce solidissima e squillante, di bel colore e di ragguardevole potenza. Jean-Sébastian Bou canta con autorità ed eleganza la parte del Conte di Saint-Croix, con una bella voce di baritono chiaro tipicamente francese. Efficaci il Siniscalco di Patrick Bolleire e il Barone di Savigny di Enguerrard de Hys che completano una prestazione nel complesso più che apprezzabile di un’opera che forse meriterebbe di venir provata anche nella realtà viva del palcoscenico.