Alberto Ginastera (1916-1983): “Bomarzo” (1967)

Opera in due atti su libretto di Manuel Mujica Láinez dal romanzo dello stesso autore. Salvador Novoa  (Pier Francesco Orsini, duca di Bomarzo), Richard Torigi (Silvio de Narni, astrologo), Michael Devlin (Gian Corrado Orsini, padre di Pier Francesco), Robert Gregori (Girolamo), Brent Ellis (Marbale), Joaquin Romaguera (Nicola Orsini, nipote di Pier Francesco), Isabel Penagos (Giulia Farnese, sposa di Pier Francesco), Joanna Simon (Pantasilea), Claramae Turner (Diana Orsini, nonna di Pier Francesco), Nico Castel (messaggero), David Prather (Un pastorello), Patricio Porras (il giovane Pier Francesco), Andréas Aranda (Il giovane Girolamo), Manuel Folgar (Il giovane Maerbale). Coro e orchestra Opera Society of Washington. Julius Rudel (direttore). Registrazione: Washington, Constitution Hall, 3-5 giugno 1967). 2 CD Sony Classical 88985350882 – 2016
L’argentino Alberto Ginastera è stato uno fra i più rappresentativi compositori dell’America latina. Ispiratosi inizialmente alla musica popolare sudamericana, emulando Bartok, Falla, Stravinskij, in seguito ha adottato un linguaggio più libero, aperto anche alle tecniche seriali. A questa fase appartiene la sua opera più importante: Bomarzo. Prevista inizialmente per essere rappresentata per le scene argentine, la partitura subì invece la mannaia della censura della dittatura dei colonnelli che aveva giudicato immorale il soggetto dell’opera. Autore del libretto, Manuel Mujica Láinez, che lo ha tratto dal suo omonimo romanzo del 1962 nel quale si evocava la vita di Pier Francesco Orsini (1523-1583). La narrazione si sviluppa in un lungo flashback: il duca di Bomarzo (tenore) beve un filtro magico che, secondo quanto affermato dal suo astrologo (baritono), lo avrebbe reso immortale. In realtà, contiene un veleno mortale. Durante la sua agonia, Bomarzo, che è gobbo e atrofizzato, rivive la sua esistenza tormentata:  suo padre (basso) lo trascina  in un luogo abitato dove uno scheletro danza e lo minaccia. Più tardi, suo padre è mortalmente ferito in combattimento. Ancora vergine, il giovane uomo è mandato dalla cortigiana Pantasilea (soprano) a Firenze, ma rimane turbato alla vista della sua persona riflessa negli specchi della stanza. Girolamo, suo fratello, si uccide cadendo da una scogliera. Divenuto duca, Bomarzo fa la conoscenza di Giulia Farnese (soprano), ma è colto dalla collera perché la donna gli preferisce suo fratello Maerbale. Bomarzo riesce però a sposare la Farnese ma, dopo la celebrazione delle nozze, si scopre impotente. Gli anni passano e il duca si persuade che Giulia lo tradisca con il fratello. Ordina ad Abul, suo schiavo, di uccidere suo fratello. A questo punto della vicenda l’astrologo prepara l’elisir d’immortalità in presenza di Nicola, il nipote di Bomastro. Il giovane versa  il veleno nella coppa, il duca lo beve e muore. Un soggetto sicuramente complesso e sviluppato musicalmente da Ginastera attraverso un linguaggio seriale lontano dai modelli tedeschi (Schoenberg o Berg). Il compositore si esprime liberamente utilizzando uno sprechgesang dalla dimensione più lirica, ma non disdegna di affacciarsi ad altri generi, più scopertamente melodrammatici o popolari. La presente registrazione pubblicata nel 1968, per la prima volta in cd, è stata realizzata in contemporanea (con lo stesso cast) alla prima rappresentazione, avvenuta nel 1967 a Washington. Nessuna star lirica, ma una compagine di ottimi cantanti che hanno affrontato con sicurezza una partitura non certo facile. Spicca la bella voce e la personalità del protagonista, il tenore Salvador Novoa (duca di Bomarzo). Di rilievo anche le prove del baritono Richard Torigi (astrologo), del basso Michael Devlin (Gian Corrado Orsini), del soprano Isabel Penagos (Pantasilea) e del contralto Claramae Turner (Diana Orsini). Appassionata  e attenta a ogni dettaglio timbrico della partitura, la direzione di Julius Rudel. Un’iniziativa editoriale di interesse, peccato però che, alla linea economica dei cd corrisponda un libretto scarno, senza nessuna nota storico-musicale, visto che non si tratta certo di un titolo popolare.