Serata Bigonzetti al Teatro Brancaccio di Roma.

Roma, Teatro Brancaccio, Stagione 2016-2017
“SERATA BIGONZETTI”
Coreografie Mauro Bigonzetti
“Incanto”
Musica Georg Friedrich Händel
Interprete: Valerio Longo
“Serenata”
Musica Musiche popolari gruppo Assurd
Interpreti: Flipa De Castri, Carlos Pinillos
“Caravaggio”
Musica Bruno Moretti da Claudio Monteverdi
Interpreti: Elisa Carrillo Cabrera, Michael Banzhaf
“Ferma Zitella”
Musica Musiche popolari gruppo Assurd
Interprete: Adrien Boissonet
“Festa Barocca”
Musica Georg Friedrich Händel
Interpreti: Linda Celeste Sims, Glenn  Allen Sims
“Kazimir’s colours”
Musica Dmitrij Šostakovič
Interperti: Alicia Amatrian, Friedemann Voegel
“Stabat Mater – Vivaldi project”
Musica Fabio Fiandrini da Antonio Vivaldi
Interprete: Vincenzo Capezzuto
“Passo continuo”
Musica Antongiulio Galeandro
Interpreti: Flipa De Castri, Carlos Pinillos
“Il mio pensiero”
Musica Luciano Ligabue
Interprete: Valeria Longo
Roma, 19 febbraio 2017

Serata di grande danza al Teatro Brancaccio di Roma, tutta dedicata a uno dei coreografi italiani più significativi sulla scena internazionale, Mauro Bigonzetti. Uno spettacolo prodotto dalla Milleluci Enterteinment di Mario Marozzi (già étoile del Teatro dell’Opera di Roma) che ha portato in scena i  danzatori delle più prestigiose Compagnie internazionali, impegnati in alcuni degli estratti più famosi del repertorio bigonzettiano. Un susseguirsi di assoli e passi a due senza soluzione di continuità, che per sapiente manifattura e alternanza delle scelte musicali non solo non stancano, pur trattandosi di una successione “di stessa mano”,  ma dimostrano quanto l’estro di Bigonzetti sia un classico nel suo genere, una costruzione complessa fatta di sequenze che stupiscono lo spettatore per l’uso di movimenti mai scontati, spesso addirittura inattesi. Imprescindibile una forte base classica per poter eseguire le difficoltà delle coreografie, come altrettanto ineludibile appare lo studio dello stile specifico, senza il quale i movimenti del busto non confluiscono nel giusto esito e nell’intenzione coreografica effettiva. E questo ben si evince dall’osservazione dei danzatori in scena. Tutti di altissimo livello, ma con non evidenti differenze stilistiche nell’esecuzione dei brani proposti.
Su tutti emergono, in quanto a stile e  a uso funzionale della tecnica, due artisti che presso l’Aterballetto di Reggio Emilia hanno potuto vivere a stretto contatto con il coreografo assimilandone l’intenzionalità del gesto, Vincenzo Capezzuto e Valerio Longo, che inaugurano la scena ad apertura di sipario. Capezzuto apre la serata con la sua voce: artista poliedrico e internazionalmente noto, oggi, come cantante, appare l’interprete ideale dello stile bigonzettiano. Formatosi alla Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo di Napoli sotto la direzione di Anna Razzi, dopo felici esordi da solista al Massimo napoletano si afferma all’Aterballetto di Reggio Emilia allora diretto da Mauro Bigonzetti, dove può assorbirne tecnica e linguaggio coreico. Canta e danza un estratto dallo Stabat Mater su musica di Antonio Vivaldi, dal Vivaldi Project prodotto da Soqquadro Italiano e presentato in anteprima mondiale nel 2015 da Gbopera Magazine. Grande l’intensità drammatica che, da voce, si trasforma in danza in un continuum in cui il cambio di “strumento” non solo meraviglia il pubblico, ma lo rapisce in un’atmosfera di raccolta spiritualità, in un contesto in cui sembrerebbe difficile credere di accogliere il sacro. La preghiera si trasforma in gesto e poi in danza: velocità e intensità drammatica sono i colori della danza di Vincenzo Capezzuto, che si conferma  ancora una volta cavallo di razza sul palcoscenico.
Valerio Longo mostra tutta la sua esperienza nei momenti di assolo che interpreta, tra cui Incanto, su musiche di Haendel, e Il mio pensiero su musica di Luciano Ligabue (in verità, probabilmente l’unico momento coreografico meno convincente), così come il bravo Adrien Boissonnet nell’assolo Ferma zitella, tratto dal capolavoro Cantata, del quale si ripropone anche il famoso Passo a due Serenata, su musiche popolari del gruppo Assurd e interpretato da Filipa de Castro e Carlos Pinillos, della Companhia Nacional de Bailado. Quest’ultimo duetto diventa banco di prova sempre nuovo per i danzatori, vista la difficoltà a entrare nel soggetto in maniera disinvolta; ottima prova della stessa coppia in Passo continuo su musiche di Antongiulio Galeandro, lungo numero coreografico che saggia forza ed equilibrio. Nei due estratti da Caravaggio, su musica di Bruno Moretti da Claudio Monteverdi, ottima esecuzione di Elisa Carrillo Cabrera e Michael Banzhaf dello Staatballet di Berlino per un duo lirico, nel quale danzatori di impostazione classica si trovano a proprio agio, così come in Kazimir’s Colours interpretato da Friedemann Voegel e Alicia Amatriain, due stelle del panorama di balletto dei nostri giorni attualmente allo Stuttragt Ballet, ma probabilmente i più lontani dallo stile bigonzettiano. Infine, ma non ultima, la coppia proveniente dall’Alvin Ailey Dance Company, Linda Celeste Sims e Glenn Allen Sims, fluidi e sensuali in Festa barocca su musiche di Haendel.
Scrivere la recensione di un gala non è agevole: non esiste una drammaturgia, i brani sono giustapposti e si rischia di scivolare nell’enumerazione scontata dei numeri e della descrizione coreutica. Il vantaggio, in questo caso, non è solo l’unità della poetica coreografica, ma il significato che il questo particolare momento storico per la danza italiana acquista lo sforzo di portare in scena uno spettacolo di altissimo livello, al quale il pubblico ha risposto con entusiasmo attendendo gli artisti all’uscita, chiedendo foto e autografi, complimentandosi e gioendo per aver visto un bell’esempio di quell’arte che un milione e mezzo di giovani italiani studiano e che il nostro Stato sembra non voler ancora riconoscere come dovrebbe. (foto Cristiano Castaldi).