Venezia, Palazzetto Bru Zane, Stagione 2016-2017
Quartetto Cambini-Paris
Violini Julien Chauvin, Karine Crocquenoy
Viola Pierre-Éric Nimylowycz
Violoncello Atsushi Sakai
Charles Gounod: Petit Quatuor à cordes en ut majeur CG 561, Quatuor à cordes en la mineur CG 564; Quatuor à cordes en sol mineur CG 565
Venezia, 11 febbraio 2017
“Charles Gounod, chi era costui?”, verrebbe da chiedersi provocatoriamente, dopo aver assistito al recente concerto, svoltosi presso il Palazzetto Bru Zane-Centre de Musique Romantique Française. Il grande pubblico conosce Gounod, quale autore di Faust – opera tratta da una parte dell’omonimo poema di Goethe – capolavoro indiscusso del teatro musicale non solo francese. Il nome di Gounod viene al massimo associato a qualche altro titolo del suo vasto catalogo operistico, mentre pochi hanno conoscenza – a parte la celebre Ave Maria – dell’altrettanto imponente produzione sacra (il compositore era animato da un profondo afflato religioso e per qualche tempo pensò addirittura di prendere i voti) o di lavori importanti in ambito orchestrale e cameristico: unica eccezione forse quella Marche funèbre d’une marionnette, divenuta abbastanza popolare, grazie ad Alfred Hitchcock, che la scelse come sigla per il ciclo di telefilm da lui realizzato negli anni Cinquanta, salutato da un grande successo internazionale.
Il programma del concerto di cui ci occupiamo comprendeva tre dei cinque quartetti composti da Gounod tra il 1885 e il 1892, per quanto il musicista francese nutrisse da tempo interesse per questo genere come testimoniano tre schizzi degli anni 1844-1848, altri tre buttati giù a Londra nel 1874, e diversi abbozzi non datati. Per quanto riguarda i quartetti interamente realizzati, si tratta di lavori affascinanti, concepiti sotto il segno di quella chiarezza che il Maestro raccomandava ai giovani compositori, contro la tendenza allora dominante, e quindi meritevoli di essere riproposti in tutta la loro raffinatezza; un compito assolto con encomiabile professionalità dai giovani solisti del Quartetto Cambini-Paris, una formazione – apprezzata sia per le interpretazioni delle opere più note di Haydn, Mozart, Beethoven o Mendelssohn sia per la riscoperta di compositori francesi dimenticati –, che suona con strumenti d’epoca, dotati di corde in budello e archetti propri delle varie epoche.
Sensibili gli interpreti nel rendere i climi contrastanti, che caratterizzano il Quartettino in do maggiore CG 561 (il diminutivo vuole significare che si tratta di un brano senza pretese), in cui la tormentata gravità del do minore iniziale (Adagio), di cui ritornerà l’eco al termine dell’opera, trova conforto nell’Allegro moderato. Ottimo lavoro d’insieme si è colto nel polifonico Andante con moto, basato su un motivo ossessivo che passa da uno strumento all’altro. Ancora contrasti nello Scherzo. Leggerezza e brio nell’Allegro finale che ha l’andamento di una tarantella, impreziosita da leggeri contrappunti.
Analogamente attenta a contrasti e sfumature la lettura del Quartetto d’archi in la minore CG 564, il cui primo movimento, Allegro, inizia con un’interiezione, matrice del tema principale, e poi sfocia, attraverso un intreccio polifonico, nel secondo tema più disteso. Patetico l’Allegretto con gli archi velati dalla sordina e i pizzicati del violoncello, attraversato da un motivo dolcemente disperato. Quasi un valzer vivace, lo Scherzo, che sembra uscire dall’abisso. Dominato da un tono grazioso l’Allegretto.
Ineccepibile l’esecuzione del Quartetto d’archi in sol minore CG 565, che risale agli anni 1891-92 e rivela una volontà di radicalizzare la scrittura che si fa più astratta mettendo da parte quella vena melodica che ancora si avverte nei quartetti precedenti. Qui, dove il modello beethoveniano regna incontrastato, gli strumenti, alla pari, hanno intessuto un dialogo, che talora ha assunto i toni di un contrasto, procedendo tra cromatismi e passaggi polifonici: dal furore caratterizzante l’Allegro all’Adagio dall’iniziale tono consolatorio, poi smentito dall’inquieto ritornello-risposta, allo Scherzo dal semplice motivo diatonico, al Finale, dal motivo principale energico come una formula di cadenza. Applausi reiterati e convinti. Un bis con una pagina di Marie-Alexis de Castillon de Saint-Victor.