Intervista a Julija Samsonova-Khayet

Il mezzosoprano Julija Samsonova-Khayet, lituana di nascita, “cattolichina” d’adozione., è nata nel 1982, consegue il diploma in direzione di coro, pianoforte e canto presso il Ginnasio delle Arti “ M. K. Ciurlionis “  a Vilnius Lituania. In seguito studia presso il Conservatorio G. Rossini  a Pesaro dove ottiene la laurea di canto con 110 e lode sotto la guida di M° E. Dundekova ed all’Accademia d’Arte Lirica a Osimo. Frequenta l’Accademia di Perfezionamento per i cantanti lirici al Teatro del Maggio Fiorentino e l’Accademia di Perfezionamento presso i Teatri S.P.A di Treviso in collaborazione con il Gran Teatro “ La Fenice “ Venezia. Viene selezionata ed invitata dal M° Dalton Baldwin a frequentare la prestigiosa Accademie Musical de Villecroze in Francia, riceve la borsa di studio di Raina Kabaivanska per studiare all’Accademia Chigiana di Siena.
Vincitrice di numerosi concorsi nazionali ed internazionali (dal  Concorso As.Li.Co a Como nel 2005, Concorso di Musica Sacra nel 2006 a Roma, Concorso Vinas Barcelona nel 2007, Concorso “ Renata Tebaldi “ a San Marino nel 2007….) a Nancy il suo talento viene riconosciuto e premiato da Nancy Opera Passion – Francia. Vince il terzo premio al Concorso Martinelli-Pertile nel novembre del 2016.
Si è perfezionata tra gli altri con: Robert Kettelson, Giuseppe Sabbatini, Tiziana Fabbricini, Ph. Gossett, Enzo Dara. Attualmente prosegue il suo perfezionamento con Raina Kabaivanska. Ha cantato in vari teatri italiani (Opera di Firenze, Comunale di Bologna, Teatro  Malibran di Venezia, Rossini  Opera  Festival  Pesaro, Wildbad  Rossini Festival – Bad Wildbad,  ecc.).  Domenica  5 Marzo al Teatro della Regina di Cattolica porterà in scena il suo primo lavoro registico della Traviata di G.Verdi.
Ci parli un po’ della sua visione di Traviata 
Per questo mio debutto  in veste di regista, sono partita con i piedi di piombo, cioè ho scelto un’interpretazione piuttosto tradizionale ed intimista, cercando di aderire al massimo allo spartito di G.Verdi e al romanzo di Dumas La Signora delle Camelie. Di diverso ci sarà solo l’ambientazione in stile anni 20. Ho poi trovato importante utilizzare delle proiezioni animate, che danno il tocco necessario per  definire la scena e dare la giusta prospettiva. In realtà la musica di Verdi è già di per sé molto descrittiva e non necessita di particolari invenzioni.
Cosa rende affascinante quest’opera?
Il grande genio di Verdi è stato proprio quello di creare personaggi eterni, ma non idealizzati, che anzi appartengono ai gruppi sociali emarginati, basti pensare a Rigoletto, ad Azucena e appunto a Violetta, una prostituta. Sono temi traducibili e sensibili nei nostri tempi. Finchè Violetta, nonché Marguerite Gauthier, rimane nel suo stato, la società l’accetta, perché appartiene a un gruppo sociale che con la propria esistenza non turba la coscienza altrui. Ma, non appena una prostituta ambisce a una vita normale, occupando lo status di una ragazza qualunque della sua età, ecco che quella stessa società non la accetta più. Sono le storie riconducibili anche ai tempi nostri.
Come sarà la sua visione dei  personaggi?
Ci sono due personaggi molto forti: Violetta e Germont, due mondi opposti che si incontrano, lottano, si amano e si odiano nella persona di Alfredo. Quest’ultimo è schiacciato dalla volontà di suo padre da un lato e dall’altro dal sacrificio di Violetta con il quale la donna vuole dimostrare alla società di poter essere degna di sentimenti profondi e puri. Alfredo  è incapace di scegliere e ribellarsi perché l’incontro e il conflitto di due mondi cosi distanti in apparenza vivono dentro di lui. Cè poi la società stessa rappresentata dal Coro. Ho voluto dare particolare attenzione a quest’ ultimo, perché loro sono sia spettatori inermi del dramma sia i carnefici. Nel finale del 2° Atto in casa di Flora il Coro sarà vestito con i costumi del carnevale, in quanto si tratta di una festa in maschera. Niente è a caso nella partitura di Verdi. Proprio quando tutti si divertono a nascondersi dietro le maschere più svariate, Alfredo la toglie mostrando a tutti l’animo ferito di un uomo che ama, ma che non è in grado di comprendere. In quel punto c’è il bellissimo ingresso di Giorgio Germont, al quale Verdi dona la parola scenica di grandissimo valore – “ Di sprezzo degno se stesso rende chi pur nell’ira la donna offende “ . Battute che a mio parere sono una tragica ironia nel suo essere indirizzate solo ad Alfredo. In realtà Violetta viene continuamente offesa da tutti anche dallo stesso Germont.
E riguardo Violetta?
la  mia è unaVioletta, consapevole di vivere una vita breve, sboccia come un fiore di camelia, nel pieno della sua bellezza in nome dell’amore sincero e condiviso, ma non appena quest’ultimo diviene l’ostacolo della felicità degli altri sacrifica la propria vita con la stessa rapidità. Questo amore l’ha cambiata a tal punto, che ora è impossibile staccare l’anima dal corpo, impossibile tornare alla vita passata. Una volta appassito il fiore cade dalla pianta. Una volta rinunciato all’unico motivo della sua vita – l’amore di Alfredo, l’anima di Violetta appassisce e cerca la salvezza portando alla morte pure il corpo.
Questi sono degli spunti, ragionamenti  che potrebbero essere discutibili ma dai quali io parto per disegnare una mia visione di questa Traviata.
Invito tutti a venire a vedere questo  spettacolo che verrà arricchito anche dal lavoro del Corpo di Ballo. Oltre al tradizionale ingresso delle Zingarelle e dei Mattadori ci sarà un passo a due durante il  Preludio del 3° Atto. Ringrazio con tutto il cuore la coreografa Antonella Bartolacci ed il Corpo di Ballo della Sua Accademia, che hanno accolto il mio invito e hanno lavorato con una professionalità degna dei grandi Teatri.
Approfitto infine per ringraziare tutti gl’interpreti, le masse artistiche, Coro e l’orchestra per il bellissimo lavoro svolto. E che Dio ci aiuti in questa impresa e molte altre che prevediamo nel prossimo futuro.