Verona, 95° Arena Opera Festival 2017
“AIDA”
Melodramma in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni.
Musica di Giuseppe Verdi
Faraone DEYAN VATCHKOV
Amneris VIOLETA URMANA
Aida AMARILLI NIZZA
Radamès CARLO VENTRE
Ramfis GIORGIO GIUSEPPINI
Amonasro BORIS STATSENKO
Messaggero ANTONELLO CERON
Sacerdotessa MARINA OGLI
Coro e Orchestra dell’Arena di Verona
Direttore Julian Kovatchev
Maestro del Coro Vito Lombardi
Regia Carlus Padrissa, Àlex Ollé / La Fura dels Baus
Scene Roland Olbeter
Costumi Chu Uroz
Coreografia Valentina Carrasco
Luci Paolo Mazzon
Verona, 24 giugno 2017
Ritorna in Arena l’Aida firmata dal team catalano La Fura dels Baus, in un tripudio fantascientifico che infiamma un pubblico da tutto esaurito. Della scenografia abbiamo già parlato diffusamente qui, ma è il caso di sottolineare nuovamente come questa regia sia ancora in grado di tenere alta l’attenzione del pubblico per tutta la durata dello spettacolo, nonostante i numerosi e talvolta interminabili intervalli e cambi scena. Purtroppo, come già notavamo nelle trascorse rappresentazioni, molte idee restano incompiute e sono tanti i dettagli cui non viene data adeguata risonanza, rendendo lo spettacolo complessivamente poco fluido e denso di momenti più inintelligibili che simbolici. In ogni caso l’effetto spettacolare dato dalle enormi strutture coinvolte e dalle geniali trovate sceniche (a chi non sono rimasti nel cuore gli animali meccanici?) lascia sempre senza fiato, come anche la sapienza con cui Carlus Padrissa e Alex Ollé sfruttano gli immensi spazi areniani. Peccato per i tanti rumori in scena, difficilmente evitabili ma in alcuni momenti veramente fastidiosi. È una regia complessa, ricca di spunti interessanti e talmente densa da risultare in qualche occasione fin troppo ingombrante, col rischio di lasciare la musica in secondo piano. In ogni caso, il pubblico dà mostra di saper apprezzare uno spettacolo certamente non convenzionale, ma tuttavia sempre aderente alla trama. Prestazione musicale complessivamente buona, con alcune punte di eccellenza. Ed è proprio da qui che cominciamo, con l’ottima prestazione di Violeta Urmana, un’Amneris dal timbro caldo e seduttivo: la voce è a proprio agio in ogni registro ed è sempre perfettamente udibile nei momenti d’assieme. Memorabile la scena del giudizio, con un “anatema su voi” da pelle d’oca. Carlo Ventre è un Radamès adeguato e appassionato, oltre che assai migliorato tecnicamente rispetto al ricordo che ne avevamo nell’Aida del ‘15. Il fraseggio è curato e anche nella resa scenica il tenore sembra più disinvolto e a proprio agio. L’emissione è solo raramente stentorea, ma gli acuti ci sono e il timbro risulta complessivamente gradevole e squillante. Bene anche Amarilli Nizza, nonostante l’emissione sia risultata in più luoghi faticosa: il colore è quello che ricordiamo e la linea è sempre elegante, ma si avverte un certo sforzo nella tenuta dei fiati; c’è da dire che la serata terribilmente afosa non veniva di certo in soccorso all’interprete del ruolo di testa. Boris Statsenko (Amonasro) possiede sicuramente un mezzo imponente e, sebbene in diverse occasioni l’emissione risulti un po’ spinta, nel complesso realizza una buona performance; la linea del canto non è sempre ben calibrata, ma di certo a Statsenko non manca la tragicità dell’accento e anche una buona presenza scenica. Ottima figura anche per le voci più gravi, quelle di Deyan Vatchkov (Faraone) e Giorgio Giuseppini (Ramfis). Vatchkov ha certamente dalla sua un timbro interessante, mentre Giuseppini unisce all’andatura adeguatamente ieratica una tecnica consolidata e ben calibrata sul personaggio. Completavano efficacemente il cast Antonello Ceron (Un messaggero) e Marina Ogli (Sacerdotessa). A dirigere l’orchestra c’era Julian Kovatchev, che salva in diverse occasioni pericolosi scollamenti tra buca e palcoscenico e predilige una lettura filologica dello spartito; talvolta le dinamiche non sono adeguatamente approfondite, ma il risultato complessivo è convincente. Orchestra in difficoltà in diverse occasioni, diciamo che la sezione dei fiati ha certamente conosciuto serate migliori. Molto bene il Coro, istruito da Vito Lombardi. Particolarmente le voci maschili hanno realizzato un’ottima performance. Foto Ennevi per Fondazione Arena