La “Carmen” di Víctor Ullate al Teatro Canal di Madrid

Madrid, Teatros del Canal, Temporada 2016-2017
“CARMEN”
Coreografia  Víctor Ullate
Sceneggiatura Víctor Ullate, Eduardo Lao
Musica Georges Bizet, Pedro Navarrete
Orchestrazione e arrangiamento Pedro Navarrete
Carmen MARLEN FUERTE
Don José JOSUÉ ULLATE
Micaela KSENIA ABBAZOVA
Stilista JOSÉ BECERRA
Escamillo MIHAEL BELILOV
Morte CRISTIAN OLIVIERI
Amiche di Carmen GIANLUCA BATTAGLIA, MARIANO CARDANO
Corpo di ballo Víctor Ullate Ballet
Joven Orquesta de la Comunidad de Madrid
Direttore Manuel Coves
Regia Eduardo Lao
Scene e luci Paco Azorín 
Costumi Anna Güell
Video Eduardo Lao   
Nuova produzione della Comunidad de Madrid
Madrid, 10 settembre 2017

L’amore del pubblico spagnolo per la rappresentazione di Carmen trascende il tempo. Per questo ogni anno diverse compagnie la riportano in scena in mille modi differenti, con o senza la musica di Bizet, e gli spettatori rispondono sempre positivamente. Anche questa è la cronaca di un grande successo di pubblico, addirittura entusiastico, sebbene in noi abbia lasciato forti perplessità. La nuova versione di Víctor Ullate ha creato a Madrid molta aspettativa, anche grazie a una buona pubblicità e a una tournée nazionale che si conclude appunto a Madrid. Fin dall’inizio la scena, moderna e drammatica nelle sue linee, attira la curiosità, divisa com’è in due spazi da un pannello trasparente; sul davanti, più vicino al pubblico danza Micaela, mentre dietro il pannello è la Morte. Ogni personaggio prevede la tragedia, e prende a raccontarla a suo modo; ma se l’inizio è molto bello, il quadro che segue è assai più confuso: il palco si svuota per lasciare lo spazio a una lunga proiezione video ambientata in una festa. Si svolge una lunga sfilata di moda, senza dinamiche precise e senza neppure grazia. Nella locandina ci si avverte che i fatti e i luoghi non sono quelli originali posti in musica da Bizet (anche se le sue pagine più celebri compaiono sempre, eseguite dal vivo oppure amplificate in registrazione); ma che senso ha intitolare il balletto Carmen, se poi la storia cambia totalmente, e non se ne rispetta neppure l’essenza? Il programma di sala sottotitola “Una visión actualizada del mito de la mujer fatal”, insistendo dunque sulla modernizzazione di un classico. Purtroppo, per attualizzare non è sufficiente una sola idea brillante, specie quando manca uno sviluppo compiuto di quella stessa o di altre idee. Dopo l’interminabile sfilata in video, i ballerini tornano sul palco e ne propongono dal vivo un’altra;  le amiche di Carmen, interpretate da due ballerini, si esibiscono poi in una specie di parodia del mito femminile della femme fatale; ed è precisamente qui che il lavoro sembra perdere ancor di più in forza e serietà. Verso la conclusione dello spettacolo si assiste al peggio: Carmen va in prigione insieme alle sue amiche e ad altre donne; la scena diventa copia del celebre e pluripremiato film Chicago, ma non fa che denunciare ancora una volta la mancanza di idee originali in chi ha scritto la sceneggiatura. Carmen è uccisa, ma in chiusura c’è Micaela che danza con la Morte. Sul piano visivo spiccano i costumi di Anna Güell: moderni, di gusto finissimo ed efficace, esaltano il carattere specifico di ogni personaggio al pari della scenografia essenziale di Paco Azorín (peccato che l’impianto delle luci sia a volte un po’ debole). Fortunatamente, l’interpretazione di Marlen Fuerte del ruolo protagonistico risolleva lo spettacolo, proponendo una Carmen sarcastica ed energica, forte di autoironia. Nella prima variazione che la riguarda adotta movenze di serpente, accompagnata da una fascinosa musica di percussioni, seguendo una coreografia originale e molto appezzabile; ma dopo questo numero, evidentemente finalizzato a dimostrare il virtuosismo della étoile e la sua capacità di usare torso e bacino come fulcro dell’espressività, quasi tutti gli altri sono poveri di creatività e movimento, e insomma lasciano sempre a desiderare qualcosa che non giunge mai. Ogni scena mortifica le attese dello spettatore, perché si sviluppa senza raggiungere un culmine né drammatico né tecnico, come se fosse incompiuta. La Compagnia di Víctor Ullate è una delle più celebri di tutta la Spagna, e accedervi rappresenta un traguardo eccezionale per un ballerino; ebbene, in questa Carmen è proprio il corpo di ballo a essere poco valorizzato. Forse coreografo e regista hanno preferito concentrarsi sui singoli personaggi e curare le interpretazioni solistiche; in effetti, sono molto validi l’Escamillo di Mihael Belilov, spavaldo in mezzo ai soldati, la Micaela di Ksenia Abbazova, ogni cui eterea apparizione riempie efficacemente la scena, il Don José di Josué Ullate, figlio del coreografo. Paradossalmente, in questa rilettura del mito della mujer fatal, a rivelarsi vincente sul piano artistico e coreografico è il carattere opposto, quello della fanciulla immacolata e ardente di affetti famigliari: non è un esito un po’ anomalo nel 2017?   Foto Teatros del Canal