Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival Antoine Reicha, musicista cosmopolita e visionario, dal 23 settembre al 4 novembre 2017
“PER DUE VIOLE”
Quartetto Girard
Violini Hugues Girard, Agathe Girard
Viola Odon Girard
Violoncello Lucie Girard
Altra viola Tanguy Parisot
Antoine Reicha: Quatuor op. 95 n° 1 en mi majeur; Quintette avec deux altos op. 92 n° 1 en fa majeur
In collaborazione con la Chapelle Musicale Reine Elisabeth
Venezia, 4 ottobre 2017
Prosegue il festival d’autunno del Palazzetto Bru Zane-Centre de Musique Romantique Française nel nome di Antoine Reicha, del quale si è offerto, nel concerto di cui ci occupiamo, un saggio della produzione per quartetto e quintetto d’archi, rivolgendo l’attenzione a una parte delle sue opere rimasta fino a poco tempo fa nell’ombra, visto che del compositore franco-boemo era restato in repertorio solo qualche quintetto per strumenti a fiato, scritto quando le composizioni per tali ensemble strumentali erano ancora molto rare. Anche se meno pionieristiche, le sue opere cameristiche per archi costituiscono un terreno di sperimentazione importante. Lo hanno dimostrato le due composizioni presentate nel corso della serata: il Quartetto n. 1 op. 95 in mi maggiore e il Quintetto con due viole n. 1 op. 92 in fa maggiore, dove si intrecciano classicismo viennese e contrappunto colto, dando origine a una scrittura che unisce la leggerezza alla severità dello stile. Queste composizioni hanno contribuito a evidenziare ulteriori sfaccettature di un musicista eclettico, che si colloca tra la scuola francese, quella tedesca e quella italiana e, con certe sue soluzioni originali, precorre i tempi. Protagonista della serata, sul piano interpretativo, era il Quartetto Girard – formato da quattro fratelli –, cui si è unito, per l’esecuzione del quintetto, Tanguy Parisot: musicisti dal curriculum di assoluto rispetto, oltre tutto accomunati dal fatto di essere tra gli artisti in residenza presso la prestigiosa Chapelle Musicale Reine Elisabeth di Liegi.
Il Quartetto op. 95 n. 1, pubblicato all’inizio degli anni Venti del XIX secolo a Parigi, è dedicato – come tutta l’op. 95 – a uno dei maggiori violinisti del tempo, nonché amico del compositore, Pierre Rode, essendo effettivamente destinato a musicisti di professione; il che non era, all’epoca, affatto scontato, visto che il quartetto d’archi era allora praticato generalmente da amatori nell’ambito privato e intimo dei salotti, e solo un po’ alla volta si sarebbe conquistato uno spazio sempre maggiore nei concerti pubblici. Diffusamente impetuosa è risultata l’esecuzione, da parte del Quartetto Girard, del primo movimento, Allegro moderato, che inizia con un tema poderoso, la cui scrittura assai densa verticalmente, quasi sinfonica, è probabilmente pensata – come si è detto – per la sonorità di una sala da concerto, dopodiché si è imposto il virtuosismo del primo violino. Un ottimo affiatamento e sensibilità verso i differenti di caratteri delle variazioni si sono apprezzati nel successivo Poco andante, in cui, come il suo maestro Haydn, Reicha sottopone a diversi processi di trasformazione due temi, anziché uno solo. Una briosa grazia ha dominato nel Minuetto seguito da due trii, il secondo dei quali è un canone a due voci armonizzato: anche qui il modello è Haydn. Nell’ultimo movimento, Allegretto – che si chiude con un finale di ispirazione popolare come certi quartetti di Haydn, Mozart o Beethoven – i quattro strumentisti hanno sintrecciato, con eccellente musicalità, un dialogo concitato, in cui si scambiavano il materiale tematico.
Passando al secondo titolo in programma, è utile ricordare che Reicha compose a Vienna una serie di sei quintetti per archi – che l’autore stesso riteneva “assai originali” e che contribuirono a procurargli un’ottima reputazione nella capitale imperiale –, tre dei quali furono pubblicati a Parigi come op. 92. Il Grand Quintetto con due viole in fa maggiore, datato giugno 1807 e contrassegnato inizialmente col n° 4 è il primo dei tre quintetti in base al numero d’opus parigino. Il Quintetto in fa maggiore, tanto ispirato quanto impegnativo, illustra bene il carattere particolare di queste opere, alle quali il compositore predisse un’accoglienza meno favorevole in Francia a causa della loro difficoltà di esecuzione. Analogamente vigorosa, ma anche attenta alle sfumature e ai contrasti è risultata l’esecuzione di questo pezzo, aperto da un Allegretto poco andante dalle cangianti armonie, cui si alterna ripetutamente un più stabile Allegro, il cui tema subisce varie trasposizioni, dopodiché un susseguirsi di idee melodiche, attingenti a tonalità vicine, sfocia in un tema di carattere contrastante, eseguito a mezza voce. Precisione e leggerezza hanno sfoggiato i solisti nell’incisivo ed eccentrico fraseggio staccato che percorre il Minuetto, in seconda posizione. Musicalità e padronanza tecnica hanno caratterizzato l’intervento del primo violino a presentare, in apertura dell’Andante, un motivo dal ritmo puntato, la cui coloritura armonica varia a ogni sua ricorrenza, seguito da una contrastante idea melodica in terzine. Complementarità e perfetta coesione tra i cinque strumenti si sono colte nel Finale di grande ampiezza. Pieno successo, dimostrato dai calorosi applausi, ma niente bis.