“L’Olandese Volante” all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Accademia Nazionale di Santa Cecilia – Stagione 2017/2018
“L’OLANDESE VOLANTE”
Opera romantica in tre atti.
Libretto e musica di Richard Wagner
L’Olandese  IAIN PATERSON
Daland  MATTI SALMINEN
Senta AMBER WAGNER
Erik  ROBERT DEAN SMITH
Timoniere TUOMAS KATAJALA
Mary TIZIANA PIZZI*
*Artista del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Mikko Franck
Maestro del Coro Ciro Visco
Esecuzione in forma di concerto
Roma, 30 marzo 2018
L’Accademia di Santa Cecilia inizia le sue stagioni concertistiche regolari nel 1908 grazie alla formazione di una orchestra stabile con una vocazione sinfonica come era nelle sue caratteristiche costituzionali. Fino al secondo dopoguerra, in linea con le concezioni estetiche del tempo, il repertorio operistico farà regolarmente parte dei programmi dei concerti solo per quanto riguarda le pagine sinfoniche. A questa regola non sfuggirà neppure Wagner che sebbene largamente eseguito nelle sue pagine orchestrali, probabilmente ritenute dal gusto e dalla mentalità del tempo più meritevoli di interesse, dovrà attendere la fine degli anni ottanta del secolo scorso per essere oggetto di esecuzioni integrali in forma di concerto. In particolare l’Olandese Volante o Vascello Fantasma ad oggi non era mai stato eseguito per intero nei concerti dell’Accademia. L’esperienza dell’esecuzione operistica in forma di concerto, per quanto in apparenza onerosa per gli interpreti a causa delle date di rappresentazione spesso ravvicinate e guardata con sottile diffidente sufficienza da una parte di pubblico a causa di una sorta di ipotetica faticosa noia a seguire uno spettacolo ritenuto incompleto, consente invece la possibilità di assaporare al meglio e in modo insolito le infinite sfumature della musica e di quanto ad essa venga affidato dall’autore. A questo riguardo ottima è apparsa la scelta dell’Accademia di offrire proiettata in sala la traduzione del testo in italiano e soprattutto delle didascalie che illustrano le scene e l’ambientazione nel corso dei vari episodi sinfonici, in modo tale che lo spettatore in base alle proprie esperienze, sensibilità  e formazione potesse costruirsi una propria immagine interiore della vicenda, come  fosse il lettore di un grande romanzo dell’ottocento e non l’ascoltatore di una scarna sceneggiatura cinematografica mutilata del sostegno del film. Il novecento è stato senza ombra di dubbio il secolo dell’immagine e certamente il pubblico odierno è più abitato a lasciarsi emozionare dalla vista che non dagli ascolti. Questo naturalmente non costituisce né un bene né un male in assoluto ma rappresenta semplicemente un dato di fatto del quale forse è bene tener conto rispetto al genere di opera che si vuol rappresentare e delle ragioni compositive e tecniche che la sostanziano. E tornando al nostro Vascello Fantasma, l’esecuzione in forma di concerto permette di apprezzare con maggiore profondità le infinite declinazioni di colori, ritmi e atmosfere con le quali la partitura narra questa fosca vicenda di amore, dolore, solitudine e redenzione. Come se l’assenza di una azione teatrale visibile rafforzasse ed esaltasse la capacità uditiva dello spettatore in maniera analoga a quanto sembra accada ai non vedenti nel potenziamento della capacità discriminatoria degli altri sensi superstiti. Il maestro Mikko Franck, da questa stagione Direttore ospite principale dell’Orchestra, ha saputo guidare la narrazione sonora con gesto misurato, scelta di tempi e di colori ineccepibile e quanto mai varia, riuscendo a fondere il bel timbro dell’orchestra, del coro e delle voci in un impasto sonoro magico e archetipico nel quale, oltre a quanto previsto da Wagner, non crediamo sia fuori luogo aver ravvisato l’eco del mugghio del Mar del Nord che si infrange possente nella Grotta di Fingal, un tempo tappa del mitico Grand Tour. Ottima le prove del coro diretto da Ciro Visco e dell’orchestra in evidente buona sintonia con le indicazioni del direttore. Iain Paterson traccia un ritratto dell’Olandese convincente, partecipato e dolente a dispetto di qualche sonorità nasale forse di troppo. Matti Salminen penalizzato dalle inevitabili corruzioni vocali legate al tempo, riesce ad infondere anche in una esecuzione in forma di concerto una insolita vis teatrale, credibile e non caricaturale al personaggio di Daland. Magnifica sul piano vocale la Senta di Amber Wagner per volume stupefacente, ricchezza di armonici ed omogeneità dei registri anche se è apparsa un po’ a senso unico e restare come in superficie sul versante interpretativo. Corretto musicalmente l’Erik di Robert Dean Smith ma penalizzato da un timbro non accattivante e probabilmente solo poco adatto alla parte dell’innamorato. Tuomas Katajala è stato un Timoniere dalla vocalità sicura, spontanea e giovanile e Tiziana Pizzi, artista del Coro, ha tratteggiato una Mary di notevole rigore musicale e pertinenza stilistica. Alla fine lunghissimi e meritati applausi per tutti gli interpreti e per il direttore, salutato con evidente stima ed entusiasmo anche dall’orchestra. Foto © Musacchio & Ianniello