Bari, Teatro Petruzzelli: “Il gatto con gli stivali”

Bari, Teatro Petruzzelli, stagione lirica 2018
“IL GATTO CON GLI STIVALI”
Opera in un atto libretto di Maria Grazia Pani
Musica di
Nicola Scardicchio
Il Gatto VALENTINO BUZZA
La Gatta Berenice PAOLA LEOCI
Fortunato Marchese di Carabà DANIELE ANDRIANI
Antonino, fratello di Fortunato CARLO SGURA
Fanigliulo, fratello di Fortunato FRANCESCO AURIEMMA
Il re di Bordonia ALBERTO COMES
La regina di Bordonia TERESA DI BARI
La principessa CLAUDIA URRU
La strega Vastrusa ANTONELLA COLAIANNI
Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli
Direttore Alvise Casellati
Maestro del Coro Fabrizio Cassi
Regia Maria Grazia Pani
Scene Francesco Arrivo
Costumi Luigi Spezzacatene
Disegno luci Gianni Mirenda
Bari, 23 novembre 2018
Dopo Cenerentola di Cristian Carrara (2016) e Aladino e la sua lampada di Nicola Scardicchio (2017), Gatto con gli stivali è la terza “opera per ragazzi” che il Teatro Petruzzelli commissiona appositamente per avvicinare al teatro lirico i bambini delle scuole di Puglia (e non solo). In scena dallo scorso maggio, l’opera ha totalizzato 19.000 presenze centrando appieno il proprio obiettivo divulgativo. Il testo, così come la regia, portano la firma di Maria Grazia Pani, una delle figure intellettuali più radiose della città di Bari che l’ha conosciuta in passato come squisita cantante e che oggi la omaggia come promotrice di Cultura tanto preziosa quanto instancabile. In questa terza operazione di riscrittura delle fiabe classiche si ravvisa una decisa maturazione drammaturgica, che rende piuttosto stretta la definizione di genere sopra indicata: Gatto con gli stivali è infatti un’opera lirica a pieno titolo, degna di figurare accanto agli atti unici del grande repertorio, sia per la gustosità del libretto (il sistema metrico e rimico è cesellato e divertito), sia per la qualità delle musiche di Nicola Scardicchio (enfant prodige allievo di Nino Rota seppe catalizzare l’attenzione dell’anziano Stravinskij a Venezia) che in questa, come in tante altre occasioni, palesano una cifra stilistica personalissima. La sapienza nell’orchestrazione, la parsimonia delle citazioni (divertenti, mai calligrafiche o compiaciute), il dosaggio tra registri linguistici colti e pop (si va dalle allusioni alla musica barocca per giungere al cabaret e al musical), rendono sapida la melodrammaturgia scardicchiana che, non a caso, è capace di tenere 1.400 bambini per circa 70 minuti nel perfetto silenzio, rotto dai loro scroscianti applausi alla fine dei brani (osservare l’entusiasmo di questo piccolo pubblico è a dir poco commovente). La concatenazione tra le scene che compongono l’atto unico è serrata e il ritmo mimetico funziona come un perfetto ingranaggio, complice il passaggio tra canto e recitazione (quest’ultima microfonata per ovvie ragioni acustiche) e il perfetto dialogo visivo tra scenografia e videoproiezioni animate. I disegni a pastello dello scenografo Francesco Arrivo hanno una raffinatezza e un’essenzialità di tratto che incanta tanto i bambini, quanto gli adulti; le proiezioni animate ricordano poi il fascino e la leggerezza delle shilouettes animate di Lotte Reiningen e sono perfettamente funzionali ai tempi teatrali (mentre Fortunato dorme in scena, l’animazione mostra il gatto che preda la cacciagione per poi portarla al re e non perdere anche l’occasione di amoreggiare con la gatta Berenice). Ricchissimi i costumi di Luigi Spezzacatene, curati tanto nel dettaglio singolo, quanto nel cromatismo dell’insieme (il coro dei contadini richiamava nei colori la celebre tela Il quarto stato che avanza di Pellizza da Volpedo).
L’ottima orchestra del Teatro Petruzzelli è stata diretta in modo ineccepibile Alvise Casellati che ha seguito con precisione i cantanti nei non semplici passaggi concertati della partitura di Scardicchio e che ha scelto ottimi stacchi di tempo compattando l’intera opera senza alcuna sbavatura. Il cast, in parte già attivo nelle due precedenti opere per ragazzi, ha affrontato un autentico tour de force poiché le matinée inanellavano due recite consecutive dell’opera che ad oggi ha raggiunto il numero di 48 repliche. In questo ultimo ciclo di allestimenti la strega Vastrusa è stata interpretata da Antonella Colaianni, professionista più volte apprezzata sulle scene del Petruzzelli e gratificata di un’importante carriera internazionale. Il colore scuro della sua voce di bel volume s’adattava perfettamente alla crudele strega interpretata con ottima presenza scenica. Autorevole anche la prova dell’ottima Teresa di Bari qui nei panni della regina. Impeccabile la prova del tenore trentenne catanese Valentino Buzza, interprete del gatto protagonista della fiaba, da lui reso con verve mimica e prestanza vocale. Gli faceva da contraltare la voce altrettanto meravigliosa del basso Alberto Comes che si conferma come una delle figure più interessanti nel panorama italiano della sua generazione. Bravissima anche Paola Leoci nell’interpretare la gatta Berenice: il maestro Scardicchio ha di certo pensato alla sua vocalità che individua nella tessitura acuta il suo punto di forza. Elegante anche se di volume contenuto la voce tenorile di Daniele Andriani, un Fortunato, marchese di Carabà, misurato e convincente. Degna di nota la principessa di Claudia Urru, dotata di un timbro cristallino e di ottima coloratura. Molto buone le due parti di fianco dei fratelli di Fortunato, Carlo Sgura e Francesco Auriemma.Si auspica che il Teatro Petruzzelli faccia circuitare questa sua produzione che si è mostrata vincente e preziosa per la crescita culturale di un’intera regione e che sarebbe uno spreco tener chiusa entro i confini pugliesi. Si replica fino al 28 novembre.