“Anna Bolena” in scena al Teatro dell’Opera di Roma

Teatro dell’Opera di Roma – Stagione Lirica 2018/2019
“ANNA BOLENA”
Tragedia lirica in due atti libretto di Felice Romani
Musica di Gaetano Donizetti 
Enrico VIII ALEX ESPOSITO
Anna Bolena  MARIA AGRESTA
Giovanna Seymour CARMELA REMIGIO
Riccardo Percy RENE’ BARBERA
Smeton MARTINA BELLI
Signor Hervey NICOLA PAMIO
Lord Rochefort ANDRII GANCHUK*
*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Riccardo Frizza
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Regia Andrea De Rosa
Scene Luigi Ferrigno da un’idea di Sergio Tramonti
Costumi Ursula Patzak
Luci Enrico Bagnoli
Nuovo allestimento in coproduzione con Lithuanian National Opera and Ballet Theatre
Roma, 20 febbraio 2019
Atteso titolo della stagione operistica in corso e rappresentato solo due volte all’Opera di Roma negli anni ’70 ma con interpreti di assoluto riferimento, l’Anna Bolena  di Gaetano Donizetti è andata in scena in versione pressoché integrale e in un nuovo allestimento affidato alla direzione del maestro Riccardo Frizza e del regista Andrea De Rosa. La vicenda viene ambientata in un generico ‘500 forse più verso il finire del secolo che non negli anni in cui realmente si svolse la storia, senza alcun esplicito riferimento all’iconografia del tempo o alla numerosa pittura ottocentesca ispirata dal controverso personaggio e dal fosco monarca inglese. Tuttavia la tinta notturna, il nero e il rosso mattone dello stile Tudor della reggia di Hampton Court ben contribuiscono alla definizione scenica, trovando un giusto amalgama con le proporzioni, le linee  strutturali ed i colori della musica. Lo spazio viene via via descritto attraverso una serie di elementi mobili tra i quali spiccano una grande gabbia esterna nell’interno della quale è contenuta l’alcova di Anna che poi si tramuterà in prigione e infine in luogo dell’esecuzione, a voler descrivere la inesorabile e perversa volontà di Enrico VIII di stringere progressivamente la moglie ormai odiata nella trama ordita per coglierla in fallo. La storia viene infatti raccontata cercando di illustrarne lo sviluppo  in modo dinamico, in maniera tale che lo splendido e drammatico finale sia l’atteso l’epilogo di un lungo arco narrativo e non il punto di vista dal quale osservare retrospettivamente e in modo statico lo svolgersi della per altro non breve trama. Lodevole la scelta di non animare la sinfonia con improbabili videoproiezioni o inventate comparse,  affidando solo alla musica il compito di creare il giusto clima espressivo. Alcuni movimenti scenici scelti e alcuni particolari probabilmente possono apparire discutibili ma al di là del rispettabile gusto personale di ciascuno, riteniamo che la regia abbia avuto il grande merito di condurci per i due lunghi atti dell’opera in un graduale crescendo emotivo senza momenti morti o perdersi in inutili divagazioni. Belli i costumi di Ursula Patzak e assai interessante l’utilizzo delle luci ideate da Enrico Bagnoli che forse guardano più alla pittura del ‘600 che non al momento storico in cui visse Anna Bolena ma indubbiamente contribuiscono validamente a creare una atmosfera di non comune ed efficace suggestione espressiva. Riccardo Frizza, nominato di recente direttore musicale del Donizetti Opera festival di Bergamo, offre una lettura della partitura che brilla per equilibrio formale, eleganza di fraseggio e chiarezza di concertazione. L’idea di eseguire l’opera nella sua interezza ne permette di apprezzare l’armonia delle proporzioni  della architettura sonora di base, unitamente alle novità compositive qua e là inserite dall’autore, con una cura del dettaglio e del particolare tali da non influenzare mai l’andamento del ritmo narrativo ma anzi da arricchirlo e  sostanziarlo. Splendida infine è parsa la prova del coro diretto da Roberto Gabbiani. E veniamo agli interpreti vocali di questa bella serata di teatro. Enrico VIII  era impersonato da un Alex Esposito forse un po’ esteriore e unidirezionale nell’evidenziare solo la rabbia feroce del personaggio e con un registro grave a tratti poco sonoro ma di indubbia efficacia scenica e di assoluta eleganza  musicale. Splendida la Giovanna Seymour di Carmela Remigio per varietà di intenzioni espressive, omogeneità e piacevolezza del timbro vocale e immedesimazione nella parte. Notevole la prova del tenore René Barbera che affronta il complesso ruolo scritto per Rubini nella sua interezza con voce sicura, omogenea e un fraseggio raffinato, in piena sintonia con le intenzioni musicali del direttore. Nonostante una fisicità non cinematografica, ulteriormente penalizzata dalla scelta di affiancargli un Lord Rochefort dalle proporzioni monumentali, ha creato un ritratto del mesto ed innamorato   Percy sentito e commovente, risolvendo più che brillantemente le non poche difficoltà della scrittura vocale. Bravissima sia scenicamente che vocalmente Martina Belli nei panni di Smeton e corretti e funzionali Nicola Pamio e Andrii Ganchuk del progetto “Fabbrica”, rispettivamente Hervey e Lord Rochefort. Infine, nel ruolo eponimo il soprano Maria Agresta. In parte penalizzata dalle scelte di regia nella prima aria e nel finale cantato da dentro la gabbia e a dispetto di una certa qual fatica vocale nelle zone estreme della voce, ha trovato accenti autenticamente commossi, bellissime mezze voci ed un fraseggio raffinato ed elegante sempre aderente alle idee musicali del direttore  che le hanno consentito di giungere in maniera più che onorevole alla fine della recita pur senza ottenere quel trionfo che la indiscutibile bellezza della voce e la sensibilità dell’interprete avrebbero meritato. Alla fine lunghi e sentiti applausi per tutti. Foto Yasuko Kageyama