Palermo, Teatro Massimo, Stagione d’opera 2019
“IL RITORNO DI ULISSE IN PATRIA”
Tragedia di lieto fine in un prologo e tre atti, Libretto di Giacomo Badoaro da Omero. Musica di Claudio Monteverdi versione di Philippe Pierlot e William Kentridge
Ulisse/Humana Fragilità JEFFREY THOMPSON
Penelope MARGOT OITZINGER
Telemaco/Pisandro JEAN-FRANÇOIS NOVELLI
Nettuno/Antinoo/Tempo ANTONIO ABETE
Melanto/Fortuna/Anfinomo ANNA ZANDER
Amore/Minerva HANNA BAYODI-HIRT
Eumete/Giove VICTOR SORDO
Ricercar Consort
Direttore e arrangiamenti musicali Philippe Pierlot
Handspring Puppet Company
Cofondatore e direttore artistico Adrian Kohler
Regia e animazione video William Kentridge
Scene Adrian Kohler, William Kentridge
Marionette e costumi Adrian Kohler, Handspring Puppet Company
Luci Wesley France
Allestimento originale (1998) prodotto da La Monnaie/De Munt (Brussels, Belgium), Handspring Puppet Company (Cape Town, South Africa), Wiener Festwochen (Vienna, Austria),Kunsten FESTIVAL des Arts (Brussels, Belgium) con il supporto del governo fiammingo.
Nuovo allestimento (2016) Quaternaire / Paris con il supporto dell’Asia Culture Center-Asian Arts Theatre (Gwangju, Corea del Sud), del Lincoln Center’s White Light Festival (New York City, U.S.A.) e del Musikfestspiele Sanssouci und Nikolaisaal (Potsdam, Germania)
Palermo, 7 Febbraio, 2019 (Prima rappresentazione)
Un delicato episodio meta-teatrale. Questa è la cifra de Il ritorno di Ulisse in Patria di Claudio Monteverdi, seconda opera della stagione 2019 del Teatro Massimo di Palermo. Nella versione di Philippe Pierlot e William Kentridge, l’uno Direttore e Responsabile degli arrangiamenti musicali e l’altro Regista e Responsabile delle animazioni video, viene proposto uno spettacolo che integra, nella narrazione del mito, la musica, il canto, la proiezione di immagini e il teatro di figura. I personaggi infatti sono rappresentati dalle superbe marionette, dalla fortemente espressiva snodabilità, realizzate e animate dalla sudafricana Handspring Puppet Company di Adrian Koehler e Basil Jones. Profili greci, menti forti, nasi netti, chiome compatte, barbe irsute, tuniche, richiamano immediatamente il mito, i versi di Omero, la malinconia del nostos e, financo, il riecheggiare dell’onda sulle sponde di Itaca. Le scene, curate da Adrian Kohler e William Kentridge, propongono un’atmosfera di penombra che enfatizza il centro del palco ove le luci, curate da Wesley France, lasciano emergere una tribuna lignea dove siede, sotto la direzione del Maestro Philippe Pierlot, il Ricercar Consort, ensemble specializzato nell’interpretazione di opere del diciassettesimo secolo. In un’atmosfera rarefatta, la musica di Monteverdi riecheggia, vibrante e intima, nella sala. Schiusa la tribuna, uno schermo diviene il centro di gravitazione per lo sguardo: in loop, in bianco e nero, si alternano disegni e immagini, anche mediche, dal forte impatto visivo ed espressivo: violenza, tecnica, potere, trasformazione sono i temi eterni che provano a trasferire, attraverso la metafora, l’assiologia mitica in contesto contemporaneo: “Queste immagini sono già una metafora. (…) Nella loro separazione dall’apparente giungono come rapporti da un luogo lontano e sconosciuto”, così argomenta, nelle note di regia, Kentridge. Se i marionettisti hanno animato i personaggi, il cast di cantanti, tutti in abito scuro dalla foggia contemporanea, quasi assorbito nella penombra, gli ha dato, posto a latere dei feticci, voce e sentimento. Un grande plauso va dunque rivolto alla perfetta coordinazione in scena fra voce e movimenti che ha scongiurato le evidenti distorsioni che la mancanza di sincronia avrebbe causato. Jeffrey Thompson (Ulisse e Humana Fragilità) ha cantato con una voce che ha restituito una dizione chiara, dal buon volume e dalla resa efficace. La Penelope di Margot Oitzinger si è pregiata di una voce dalle sfumature malinconiche, di grande chiarezza espressiva e dal volume adeguato. Antonio Abete (Nettuno, Antinoo, Tempo) ha esaltato le sue doti canore da basso, imponente e ricca di sfumature. Buona la prova canora anche per Anna Zander che ha dato voce a Melanto, Fortuna e Anfinomo. Dolcissima e intensa la Minerva di Hanna Bayodi-Hirt, unico personaggio non interpretato da una marionetta. Il soprano, che interpreta anche Amore, ha cantato con voce brillante, dizione eccellente e dalla apprezzabile omogeneità nei registri. Anche Victor Sordo (Giove ed Eumete), e Jean-François Novelli (Telemaco e Pisandro), sono stati adeguati ai rispettivi ruoli. Il ritorno di Ulisse in patria, al Teatro Massimo di Palermo, è stato uno spettacolo suggestivo e dal grande potere evocativo. Il pubblico della prima rappresentazione ha applaudito con convinzione.