Teatro Regio di Torino, Stagione d’opera 2018-2019
“L’ITALIANA IN ALGERI”
Dramma giocoso in due atti su libretto di Angelo Anelli
Musica di Gioachino Rossini
Isabella MARTINA BELLI
Lindoro XABIER ANDUAGA
Mustafà CARLO LEPORE
Taddeo PAOLO BORDOGNA
Elvira SARA BLANCH
Haly BENJAMIN CHO
Zulma ROSA BOVE
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Direttore Alessandro De Marchi
Maestro al fortepiano Giannandrea Agnoletto
Maestro del coro Andrea Secchi
Regia Vittorio Borrelli
Scene Claudia Boasso
Costumi Santuzza Calì
Luci Andrea Anfossi
Allestimento del Teatro Regio
Torino, 22 maggio 2019
Dopo alcuni anni di assenza, è tornata sul palcoscenico del Regio L’italiana in Algeri nell’allestimento prodotto dalle maestranze del teatro sotto la guida di Vittorio Borrelli. Si tratta di uno spettacolo di invidiabile freschezza (già commentato in occasione delle recite del 2013) che non deve temere confronti con quelli firmati da registi più blasonati, tanto più che, per questa ripresa, sembrano essere state temperate alcune gag di comicità un po’ troppo marcata che avevano lasciato qualche perplessità sei anni or sono. Il risultato è di grande armonia, e ben si sposa con la calibrata direzione musicale di Alessandro De Marchi, capace di cogliere lo spirito rossiniano sin dalla sinfonia, attaccata quasi in punta di piedi, e poi movimentata da brillanti escursioni agogico-dinamiche che ne rendono la sapiente leggerezza; solo nel quintetto del II atto si è avuta l’impressione che gli equilibri tra buca e palcoscenico fossero lievemente sbilanciati a favore dell’orchestra (forse a causa del numero limitato di prove che hanno preceduto la prima rappresentazione). Il cast ha alternato diversi giovani emergenti con alcuni valenti solisti di lungo corso. Tra questi ultimi si annoverano i due buffi che sono stati vere colonne portanti della serata: il basso Carlo Lepore, un Mustafà dal registro grave imponente ed espressivo e dal sillabato agile e brillante; e il basso-baritono Paolo Bordogna, il quale, come suo stile, ha letto il ruolo di Taddeo in un’ottica problematizzante che mira a mettere in luce la mestizia che si cela sotto la scorza ridicola dei personaggi comici: nelle sue mani, la buffoneria lascia sempre trasparire miserie e tormenti interiori non scontati. Il tenore Xabier Anduaga dispone di uno strumento assai ragguardevole per timbro e colori, forse non valorizzato appieno in un ruolo acuto e leggero come quello di Lindoro; e di una valida tecnica che necessita di essere applicata con maggiore scaltrezza onde evitare cadute di stile (quale lo sfogo della voce al suo primo ingresso in scena, cui ha subito posto rimedio con un abile gioco di sfumature in mezzavoce). Alla prudenza è stata improntata l’interpretazione del mezzosoprano Martina Belli, protagonista sempre corretta, a tratti ineccepibile, alla quale gioverebbe però osare di più, per arricchire di verve i passi brillanti e di pathos quelli seri. Il soprano Sara Blanch (Elvira) ha avuto il suo momento di gloria nella stretta del finale I, che ha saputo reggere onorevolmente con la sua voce svettante anche se dal suono un po’ fisso. Il baritono Benjamin Cho è stato un rispettabile Haly e il mezzosoprano Rosa Bove una corretta Zulma. La sala gremita (ma si è trattato di una prima rappresentazione anomala, in quanto non abbinata al turno d’abbonamento delle “prime”) ha tributato un grande successo a tutti. L’efficace accostamento di una valida compagnia di solisti, un direttore accurato con sensibilità filologica e un allestimento gradevole colloca indubbiamente questa Italiana in Algeri – non nuova, certo, ma comunque assente da sei anni dal palcoscenico torinese – tra gli spettacoli più riusciti della stagione del Teatro Regio. In questi casi, si può parlare, senza note polemiche, di un esempio di buona routine.