Franz Joseph Haydn 210 – 10 (1732 – 1809): “Die Schöpfung” (La creazione, 1798)

A 210 anni dalla nascita
“Die Schöpfung” (La creazione),
oratorio  in tre parti per soli, coro e orchestra  Hob. XXI: 2

Durata: 110’ ca
La creazione haydnAncora oggi non è stato possibile chiarire in modo dettagliato quale sia l’origine del libretto di Die Schöpfung (La creazione) né chi sia l’autore inglese, intorno alla cui figura sono fioriti diversi aneddoti. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Haydn a Georg August Griesinger, suo primo biografo, l’autore del libretto, che il compositore ebbe dall’impresario Johann Peter Salomon durante il suo secondo soggiorno a Londra fra il 1794 e il 1795, sarebbe stato un certo Lidley di difficile identificazione. Probabilmente Haydn nel suo sfocato ricordo aveva fatto confusione tra due nomi diversi e, in particolar modo, tra Andreas Lidl, un suonatore di baryton al servizio del principe Nicolaus Esterházi dal 1769 al 1774 e morto a Londra intorno al 1789, e il compositore inglese Thomas Linley, morto nel 1795, che aveva svolto un ruolo importante, insieme a Samuel Arnold, nell’organizzazione dei concerti di oratori del Drury Lane, un famoso teatro londinese attivo sin dal 1663. Sembra poco plausibile l’ipotesi secondo la quale l’autore del libretto vada identificato con un violoncellista londinese di nome Robert Lindley. È invece probabile che il libretto sia passato per le mani di Thomas Linley, sia perché direttamente coinvolto nell’attività di organizzazione di stagioni di oratori, sia perché potenziale compositore della musica, ma è altrettanto certo che non ne sia stato l’autore. È, quindi, impossibile risalire con precisione all’identità dell’autore del libretto, il cui nome, secondo la testimonianza del barone Gottfried van Swieten, non era nemmeno indicato nella copia in inglese che Haydn, ritornato a Vienna, gli consegnò affinché ne approntasse una traduzione in tedesco. Il barone van Swieten, che già aveva collaborato con Haydn per la revisione dell’oratorio Le sette parole, non solo tradusse, ma modificò il testo scritto molto probabilmente per Händel. Haydn iniziò la composizione della musica nel 1796, come si apprende da una lettera inviata il 15 dicembre 1796 da Georg Albrechtsberger al suo allievo Beethoven; essa costituisce il primo riferimento attestato alla composizione di questo oratorio:
“Mio caro Beethoven!
I miei affettuosi auguri per domani che è il vostro onomastico [compleanno], che Dio vi conceda salute e felicità e vi accordi molta fortuna. Se avete un’ora libera, mio caro Beethoven, il vostro vecchio insegnante vi invita a trascorrerla con lui. Mi farebbe molto piacere che voi portaste con voi il trio che potremmo provare subito; poiché ora ho più tempo comincerei a scrivere le parti. Ieri è venuto da me Haydn, ha in mente l’idea di un grande oratorio che vorrebbe chiamare La creazione, e spera di finirlo presto. Me ne ha improvvisato alcuni brani e penso che verrà molto bene”.
Nell’estate del 1797 Haydn aveva già composto metà della prima parte dell’oratorio. Alla prima esecuzione in forma semiprivata avvenuta il 30 aprile 1798 nel palazzo del principe Schwarzenberg nel Mehlmarkt, Haydn produsse con questo capolavoro una profonda impressione nel pubblico che rimase colpito dall’incantesimo prodotto dalla musica in corrispondenza del passaggio in cui è descritta la nascita della luce, come ci è narrato dal diplomatico svedese Frederik Samuel Silverstolpe che, presente in quell’occasione, scrisse nei suoi ricordi:
“Il lavoro fu eseguito per la prima volta il 30 aprile 1798. Io ero tra il pubblico e alcuni giorni prima avevo assistito alla prima prova. Al termine dell’ultima prova Haydn ricevette la sorpresa di un regalo. Il principe Schwarzenberg, nelle cui stanze il lavoro era stato preparato e in seguito anche eseguito, era rimasto così profondamente colpito dalle numerose bellezze della composizione che fece dono al musicista austriaco di un involucro contenente cento ducati, oltre i 500 pattuiti. Nessuno, neppure il Barone van Swieten, aveva visto la pagina della partitura in cui è descritta la nascita della luce. Era il solo passaggio del lavoro che Haydn aveva tenuto nascosto. Ancora adesso mi sembra di vedere la sua faccia mentre questa parte veniva eseguita dall’orchestra. Haydn aveva l’espressione di chi pensa di morsicarsi le labbra per nascondere l’imbarazzo e per celare un segreto. E nel momento in cui la luce scaturisce per la prima volta si sarebbe detto che dei raggi dardeggiassero dagli occhi di fuoco del compositore. L’incantesimo prodotto dall’eccitato Viennese fu tale che l’orchestra per alcuni minuti non poté proseguire”.
Un autentico trionfo fu la prima esecuzione pubblica della Creazione avvenuta il 19 marzo 1799 al Kärntnertortheater di Vienna per la quale i biglietti erano già esauriti da un mese, come rivelato dall’anonimo corrispondente dell’autorevole «Allgemeine Musikalische Zeitung» che il 20 febbraio scrisse:
“Questo capolavoro [La creazione] sarà eseguito in pubblico in occasione di una cerimonia. Il 19 marzo sarà dato al nostro Teatro di Corte. L’orchestra sarà di 180 elementi. L’aristocrazia sostiene il costo dell’esecuzione, così tutto l’incasso va al compositore. Che l’attesa sia considerevole risulta dal fatto che in questo momento, mentre scrivo, non si trova più un palco. Stiamo cominciando solo ora a conoscere e apprezzare il nostro Padre Haydn”.
Applausi scroscianti salutarono questa prima esecuzione alla quale fu presente anche la famiglia imperiale che si unì al pubblico nel rendere omaggio al loro grande connazionale. L’oratorio ebbe un notevole successo non solo in Austria, dove Haydn era ormai diventato un’autorità in campo musicale, ma anche all’estero e in particolar modo in Inghilterra dove, in una traduzione in inglese, fu rappresentato nel 1800 al Covent Garden di Londra.
Haydn Creazione Es

 

 

 

Il libretto della Creazione, che si avvale di tre fonti diverse e, in particolar modo, del poema Paradiso perduto di John Milton, della Genesi e dei Salmi che ispirarono i cori più importanti, è diviso nelle tre parti tradizionali dell’oratorio inglese, delle quali la prima descrive la creazione degli elementi naturali, dopo una famosissima introduzione strumentale Die Vorstellung des Chaos (La rappresentazione del caos). Aperto da un do primigenio declamato a piena orchestra, questo preludio si snoda nella tradizionale forma-sonata descrivendo il caos con gli interventi solistici dei singoli strumenti. Dal punto di vista formale la prima e la seconda parte della Creazione presentano una struttura simile, nella quale appaiono nettamente distinti i momenti della narrazione, affidata a tre solisti, impersonati dagli arcangeli Raphael (basso), Uriel (soprano) e Gabriel (soprano), del commento e della lode realizzati musicalmente con il recitativo secco, il recitativo accompagnato, con le arie e con i cori.
Nella prima parte, che copre i primi quattro giorni della creazione, dopo il preludio orchestrale l’arcangelo Raphael, riprendendo i primi versetti del libro della Genesi, narra, con un recitativo secco, la creazione del cielo e della terra che raggiunge il suo punto culminante nella rappresentazione della creazione della luce caratterizzata da un accordo fortissimo in do maggiore che produsse una notevole impressione già alla prima esecuzione. Nella successiva aria per tenore, Uriel proclama, alla fine del primo giorno della creazione, la vittoria della luce sulle tenebre con gli spiriti demoniaci che fuggono nelle profondità infernali. Raphael prosegue la narrazione della Genesi, descrivendo la creazione del firmamento in un lungo recitativo secco a cui segue una suggestiva pagina orchestrale che evoca la divisione delle acque dalle terre e i primi temporali con rapide figurazioni affidate agli archi che rendono in modo icastico lo scroscio della pioggia. Il secondo giorno si conclude con un canto di lode a Dio intonato dall’arcangelo Gabriele e dal coro. Anche nella descrizione musicale degli eventi del terzo giorno, durante il quale, come ci è narrato dall’arcangelo Raphael nel breve recitativo il cui testo è tratto dal libro della Genesi, Dio creò le acque, Haydn ha fatto ricorso ad una scrittura che icasticamente riproduce questo elemento naturale. Il moto ondoso è perfettamente descritto dal disegno avvolgente degli archi nell’aria Rollend in schäumenden Wellen (In onde spumeggianti), formalmente simile all’aria  di vendetta dell’opera buffa del Settecento. Uno stesso procedimento è attuato da Haydn anche per la descrizione della creazione del sole, il quarto giorno; la delicata alba è rappresentata con un semplice tema di dieci note nella tonalità di re maggiore, mentre il sorgere della luna è descritto da un languido tema nella tonalità della sottodominante, sol maggiore. La prima parte si conclude con Die Himmel erzählen die Ehre Gottes (I cieli inneggiano alla gloria di Dio), il coro più famoso di tutta la Creazione basato sul Salmo 19 che, caratterizzato inizialmente da una scrittura omofonica, dà vita, dopo il cambiamento di tempo di matrice operistica, a una sezione in stile imitativo.
Nella seconda parte, simile, per quanto riguarda la struttura, alla prima, si celebra la creazione degli esseri viventi, partendo dalle specie marine e dagli uccelli fino ad arrivare all’uomo; tra gli uccelli vengono nominati, in particolar modo, l’aquila, l’allodola, la colomba e l’usignolo, il cui dolce canto non era ancora lamentoso come adesso, mentre nell’impostazione musicale del successivo numero, nel quale Raphael afferma, riprendendo le parole di Dio:
«Siate tutti fecondi, moltiplicatevi, /abitatori del cielo, /moltiplicatevi e cantate su ogni ramo! / Moltiplicatevi, abitatori dei flutti, /e riempite gli abissi! /Siate fecondi, crescete, moltiplicatevi, /e rallegratevi nel vostro Dio!»,
Haydn accolse il suggerimento di van Swieten di accompagnare la voce del basso con una scrittura semplice e disadorna. Molto famosa è anche la raffinata aria di Uriel nella quale è descritta la creazione dell’uomo, di cui vengono esaltate le virtù con parole che ricordano la filosofia illuministica, e della donna, della quale è lodata la bellezza. La seconda parte si conclude con un canto di lode a Dio che occupa gli ultimi tre numeri: il coro Vollendet ist das grosse Werk (La grande opera è compiuta), il Terzetto per soli, Zu Dir, o Herr (Verso di te, o Signore), e il coro conclusivo, a cui si uniscono gli angeli, Alles lobe seinen Namen (Tutti celebrino il suo nome), che ricordano per l’impostazione musicale l’Osanna e il Benedictus della Messa.
Molto diversa rispetto alle altre due, la terza parte è ambientata nell’Eden dove Adamo ed Eva, non ancora contaminati dal peccato, vivono felici per la loro condizione. Dopo un preludio orchestrale in tempo lento, che descrive l’alba nel giardino terrestre, Uriel indica nel successivo recitativo Adamo ed Eva che camminano felici e subito offrono una preghiera di ringraziamento a Dio in un duetto con il coro che costituisce il numero più lungo dell’Oratorio. Adamo ed Eva sono felici e, dopo un recitativo, cantano un duetto d’amore di matrice operistica al punto che alcuni commentatori hanno accostato i due progenitori a Papageno e a Papagena del Flauto magico di Mozart. Dopo un recitativo, nel quale Uriele spiega che la coppia sarà felice se essa saprà astenersi dal desiderare più di quanto ha, e a conoscere più di quello che loro è concesso sapere, un coro conclusivo celebra le lodi di Dio. Ultima parte