Richard Strauss (1864 – 1949) – 4: “Don Quixote” e “Ein Heldenleben”

Richard Strauss (Monaco di Baviera 1864 – Garmisch-Partenkirchen 1949)
Don Quixote, (Introduzione, Tema con variazioni e Finale) Fantastische Variationen uber ein Thema ritterlichen Characters (Variazioni fantastiche su un tema di carattere cavalleresco)
Mässiges Zeitmass, ritterlich und galant (Tempo moderato cavalleresco e galante); Mässig (Moderato); Sehr ruhig (Molto tranquillo)
Durata: 41’ca

“Il poema sinfonico Held und Welt comincia a prendere forma, con un’appendice giocosa per fargli compagnia: Don Quixote”.
Così lo stesso Strauss ricordò, in un appunto del 16 aprile 1897, la genesi di Don Quixote, da lui ritenuto un’appendice giocosa a Held und Welt, titolo originario di Ein Heldenleben, l’altro poema sinfonico che andava componendo in quel periodo e con il quale intendeva dare una particolare immagine di sé. Inizialmente Strauss lavorò a entrambi i progetti, ma dall’estate del 1897 si concentrò esclusivamente sul Don Quixote, portando a termine il 29 dicembre di quell’anno la stesura della partitura che fu eseguita per la prima volta a Colonia l’8 marzo 1898 sotto la direzione di Franz Wüllner. Strauss, che non aveva inserito molte indicazioni nella partitura eccezion fatta per la descrizione dei due temi principali che si riferiscono a Don Quixote e a Sancho Panza, decise di far circolare, in occasione della prima esecuzione, un programma di sala redatto da Arthur Hahn. Lo stesso Strauss, in seguito, redasse una serie di indicazioni esplicative di tutte le sezioni di questo poema sinfonico che, formalmente costituito da un’introduzione a cui seguono 10 variazioni e una coda, presenta alcuni elementi comuni con la sinfonia concertante soprattutto per lo spazio dato ad un violoncello e ad una viola solisti. Il poema sinfonico si apre con un’Introduzione piuttosto complessa che è esemplificata, nelle scarne indicazioni scritte dallo stesso Strauss, in poche parole:

“Don Quixote perde la ragione dopo aver letto dei libri di cavalleria e decide di diventare anche lui un cavaliere errante. Tema: Don Quixote, cavaliere dall’aspetto triste (violoncello solista). Sancho Panza (clarinetto basso, tuba tenore e viola solista”.
Dopo un’introduzione, nella quale Strauss sembra ambientare il suo poema sinfonico in una fiabesca atmosfera cavalleresca, appaiono il tema di Don Quixote, nobile e velato da una certa malinconia, e quello di Sancho Panza, ironico e goffo nel ripetitivo disegno di semicrome. Le successive 10 variazioni costituiscono un itinerario ideale che i due personaggi seguono adattandosi alle singole situazioni in cui si vengono a trovare, ma, alla fine, nell’Epilogo, i due temi appaiono nella loro forma originale, quasi a voler indicare che i caratteri dei due personaggi non erano mutati. Molto interessante è l’orchestrazione a cui diede vita il compositore che alternò le variazioni in modo tale da creare un contrasto sonoro e timbrico; se, infatti, in alcune variazioni Strauss sfruttò per intero l’organico orchestrale, in altre attribuì agli strumenti una funzione concertante riducendo sensibilmente la massa. Nella I Variazione, nella quale, secondo quanto indicato dallo stesso Strauss, la strana coppia si mette in viaggio nel segno della bella Dulcinea del Toboso, si realizza la prima avventura: la battaglia contro i mulini a vento. In questa variazione i temi appaiono ancora nella loro forma originale fino a quando questi ineffabili e inafferrabili nemici sono rappresentati dai trilli acuti degli archi che sostengono i ribattuti degli strumentini. Questa prima battaglia si rivela una sconfitta e ironicamente Strauss, con un repentino disegno discendente dell’arpa che si conclude su un colpo di timpano, sembra rappresentare il colpo della pala ricevuto dal nostro cavaliere errante. Nella II Variazione, nella quale è descritta la vittoriosa battaglia contro l’esercito dell’imperatore Alifanfarone che è in realtà un gregge di montoni, Strauss dà vita ad una pagina di straordinario virtuosismo orchestrale nel quale l’inizio ironicamente eroico è subito smascherato dalle seconde minori affidate ai fiati che rappresentano onomatopeicamente i belati delle bestie. In questa variazione il virtuosismo orchestrale si manifesta attraverso una scrittura estremamente complessa in cui le parti sia degli ottoni (sei corni divisi) che degli archi vengono divise. Delicatamente cameristica è la parte iniziale della III Variazione, nella quale è rappresentato il dialogo tra il cavaliere e il suo scudiero, mentre la massa orchestrale ritorna ad essere protagonista nella perorazione conclusiva dell’orchestra che sembra esprimere con ironia la magniloquenza barocca di Don Quixote. Nella IV Variazione, Sfortunata avventura con una processione di penitenti il cui incedere è rappresentato da una scrittura solenne quasi innodica, il cavaliere viene, ancora una volta, disarcionato, mentre un altro quadretto quasi cameristico è disegnato nella V Variazione, dove il nostro Don Quixote, impegnato in una veglia d’armi, è assorto nei suoi pensieri d’amore per la bella Dulcinea. Nella VI Variazione Don Quixote crede di realizzare il suo sogno d’amore vedendo le sembianze della donna amata in una contadina incontrata per caso, il cui carattere rustico è rappresentato da un Zwiefacher, una danza popolare basata sull’alternanza dei ritmi 2/4 e 3/4. Nella VII Variazione, Cavalcata per aria, i due personaggi, che credono di essere portati su cavalli magici capaci di volare, sono librati in volo da arpeggi e scale ascendenti e discendenti in una scrittura di straordinario virtuosismo orchestrale al cui carattere suggestivo contribuisce anche l’uso della macchina del vento, mentre nell’VIII Variazione (sfortunata avventura su una barca incantata) i due personaggi cadono nell’acqua rappresentata dai fagotti che, con un tema in semicrome quasi un moto perpetuo, sembra disegnare il gorgogliare delle onde. A questa variazione, che si segnala per una fitta e densa scrittura contrappuntistica, segue la IX, nella quale è descritto un combattimento contro presunti maghi, in realtà due monaci sui loro asini, i quali rispondono a un Don Quixote aggressivo con delle disquisizioni teologiche espresse dal dialogo imitativo tra i due fagotti. Nella X e ultima Variazione Don Quixote, dopo essere stato sconfitto in duello dal cavaliere della Bianca Luna che altri non è se non Sanson Carrasco, decide di tornare a casa, dove, nell’Epilogo, recuperata la ragione, termina i suoi giorni in contemplazione. Tutti i temi fin qui esposti vengono ripresentati, in questo epilogo, in una forma trasfigurata e proiettata nella dimensione memoriale, mentre un etereo e pianissimo accordo di re maggiore scrive la parola fine su questo eroe che, altro alter ego di Strauss, muore dopo aver vissuto queste straordinarie e quasi surreali avventure.

Ein Heldenleben (Una vita d’eroe), poema sinfonico op. 40
L’eroe; Gli avversari dell’eroe; La compagna dell’eroe; Il campo di battaglia dell’eroe; Le opere di pace dell’eroe; Il ritiro dal mondo e la fine dell’eroe
Durata: 40’ca

Richard Strauss, in Ein Heldenleben, composto nel 1898, presenta un programma letterario alquanto originale per il suo contenuto costituito dalla rappresentazione della sua stessa vita, vista alla stregua di quella di un eroe che non ha nulla da invidiare ai grandi personaggi storici contrapponendosi in modo quasi titanico ai suoi detrattori; egli ebbe modo di chiarire le sue intenzioni in una lettera indirizzata a Romain Roland:
“Io non vedo perché non dovrei comporre una sinfonia su me stesso; io trovo me stesso altrettanto interessante quanto Napoleone o Alessandro”.
Il riferimento a Napoleone è estremamente importante, in quanto questo poema sinfonico, almeno nella tonalità d’impianto, mi bemolle maggiore, sembra ispirarsi all’Eroica di Beethoven, inizialmente dedicata proprio all’imperatore francese. Protagonista del poema sinfonico, eseguito per la prima volta a Francoforte il 3 marzo 1899 sotto la direzione dell’autore, è, quindi, lo stesso Strauss che ripercorre la propria vita, come esplicitato nel programma letterario del poema sinfonico seguito fedelmente dal compositore nelle sei sezioni di cui è composto e a ciascuna delle quali è stato attribuito, nella prima edizione dell’opera, un titolo. Nella prima sezione dal titolo L’eroe, costituita da ben 116 battute che scorrono senza soluzione di continuità, il protagonista, dietro il quale si cela il compositore stesso, è presentato immediatamente da un tema straordinariamente energico affidato ai corni, ai violoncelli e, inizialmente, anche ai contrabbassi. Una battuta di silenzio separa la prima dalla seconda sezione,Gli avversari dell’eroe, nella quale Strauss si prende gioco simpaticamente dei suoi detrattori e del pubblico che non molto tempo prima aveva fischiato la sua opera Gurtram, servendosi, per l’attuazione del suo fine umorismo, delle brillanti figurazioni ritmiche affidate ai legni in un registro medio-acuto che onomatopeicamente richiamano il loro carattere petulante. A loro si oppone l’eroe la cui figura emerge grazie ai contrasti timbrici e tematici in una forte contrapposizione che si conclude quando la dolce voce del violino solista  ci presenta, nella terza sezione, intitolata La compagna dell’eroe, la figura della protagonista femminile dietro la quale è dissimulata la moglie del compositore, Pauline de Ahna, un soprano che Strauss aveva conosciuto nell’estate del 1887, quando aveva aderito al suggerimento di suo zio di dare delle lezioni alla sorella dei loro vicini al fine di curarne e perfezionarne, in ambito musicale, la bella voce. Il problema di mettere a punto una rappresentazione, in ambito musicale, della moglie, non fu, per Strauss, di facile soluzione; un segno di tale difficoltà si può riscontrare in questa sua affermazione: lei è un aroma che mi trattiene dall’andare. Questo quadro, dipinto con gli efficaci colori dell’orchestra, crea un’atmosfera incantata di serenità, destinata, tuttavia, a durare poco in quanto nella sezione successiva, Il campo di battaglia dell’eroe, riappaiono i temi dell’eroe e dei suoi nemici sui quali, alla fine, l’eroe celebra il trionfo. Nella sezione successiva, Le opere di pace dell’eroe, infine, il compositore sembra mostrare con orgoglio le sue opere citando i temi più significativi sia dei suoi poemi sinfonici, Don Giovanni, Così parlò Zarathustra, Morte e Trasfigurazione, Don Quixote, Till, Macbeth sia della sua opera fischiata Guntram. In questa straordinaria rassegna, non senza una certa ironia, si insinua il tema degli avversari sempre pronti a criticare. Nell’ultima sezione, Il ritiro dal mondo e la fine dell’eroe, il compositore si congeda con toni pastorali e con una scrittura che rappresenta efficacemente la raggiunta serenità interiore; egli, così, sembra volersi congedare dal mondo della musica a programma per dedicarsi esclusivamente, da questo momento in poi, alla sua attività principale: il teatro.