“Idomeneo, Re di Creta” torna al Teatro dell’Opera di Roma

Teatro dell’Opera di Roma – Stagione Lirica 2018/2019
“IDOMENEO, RE DI CRETA”
dramma per musica in tre atti,libretto di Giambattista Varesco.

Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Idomeneo CHARLES WORKMAN

Idamante  JOEL PRIETO
Ilia  ROSA FEOLA
Elettra  MIAH PERSSON
Arbace ALESSANDRO LUCIANO
Gran Sacerdote OLIVIER JOHNSTON
Una voce ANDRII GANCHIUCK*
*dal progetto ”Fabbrica “ Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Michele Mariotti
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Regia Robert Carsen
Scene Robert Carsen e Luis F. Carvalho
Costumi  Luis F. Carvalho
Luci Robert Carsen e Peter Van Praet
Video Will Duke
Movimenti coreografici Marco Berriel
Nuovo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma in coproduzione con il Teatro Real di Madrid, Den Kongelige Opera di Copenhagen e Canadian Opera Company di Toronto.
Si ringrazia la Comunità di S Egidio per la preziosa collaborazione
Roma, 16 novembre 2019
Presente una sola volta nel 1983, “Idomeneo, re di Creta” di Mozart torna al teatro dell’Opera di Roma in una produzione diretta dal maestro  Michele Mariotti con la regia, le scene e le luci di Robert Carsen. L’azione viene trasposta in un presente lacerato dalla guerra e si svolge su una spiaggia dove un sapiente gioco di luci e proiezioni crea di volta in volta le atmosfere della quiete e della tempesta, i vinti troiani divengono profughi dei nostri giorni impersonati da alcuni ospiti della comunità di Sant’Egidio e i greci sono dei militari in divisa. Nettuno viene acclamato dai reduci a Creta a suon di lattine di birra e bottiglie che vengono rumorosamente aperte, i tavoli della bisboccia del ritorno verranno lasciati sulla spiaggia come fossero imbarcazioni abbandonate e all’inizio del terzo atto “Zeffiretti lusinghieri” viene cantata da Ilia passeggiando tra un mucchio di salvagente abbandonati a ricordare probabilmente le vittime di un naufragio, uno dei tanti, troppi dei quali il mediterraneo è stato drammaticamente testimone. Lo spettacolo caratterizzato da assoluta essenzialità in perfetta sintonia con le architetture musicali  scorre nel complesso molto bene  sia pure con una certa uniformità cromatica, senza cedimenti e cadute di tensione narrativa, trovando soprattutto nel drammatico terzo atto momenti emozionalmente altamente espressivi. Alla fine Idamante, nuovo sovrano, si spoglierà insieme al suo popolo della divisa militare mentre il vecchio sovrano esce silenziosamente da un lato in una sorta di positivo  messaggio di pace e di speranza di un nuovo ordine  affidato alle future generazioni. Ciò che lascia un po’ perplessi dal punto di vista concettuale, sua pure nella realizzazione di uno spettacolo dal punto di vista tecnico molto ben concepito, è l’idea della contestualizzazione del mito. Questo infatti rappresenta una sorta di linguaggio archetipico e transculturale attraverso il quale l’umanità fin dalle sue origini si è rapportata al sovrannaturale, al significato ed al mistero della vita.  E la generalità e la ricorrenza delle tematiche proposte rappresentano proprio la reiterata reazione dell’uomo a determinati stimoli, indipendentemente dal contesto culturale o storico al quale esso appartenga. La vicenda dell’Idomeneo in particolare è ispirata al mito per eccellenza, i nostoi del ciclo troiano, con tutti i suoi molteplici risvolti, implicazioni e sovrapposizioni frutto del clima culturale del ‘700. Una così forte contestualizzazione nel momento storico che stiamo attraversando, sia pure animata da un indiscutibile valore etico, crediamo limiti la portata espressiva ben più ampia della vicenda rischiando di porsi più come una sorta di richiamo buonista e paternalista circoscritto al presente che non come un qualcosa che risuoni attivamente nel profondo emotivo del  vissuto personale e collettivo dell’ascoltatore  che costituisce in un tempo  la caratteristica e la funzione del mito stesso.
Straordinariamente interessante e curata la lettura musicale offerta dal maestro Mariotti per analisi e cura dei recitativi, chiarezza ed eleganza della concertazione, scelta dei colori e tenuta narrativa. Ottima la prova del coro diretto da Roberto Gabbiani per ricerca della tinta espressiva, precisione musicale e bellezza di suono.Nel ruolo eponimo Charles Workman con rara eleganza di fraseggio e ottima padronanza del suono ha realizzato un ritratto del sovrano dolente e lacerato  di notevole efficacia drammatica raccogliendo un caloroso e meritato applauso al termine della sua aria,  eseguita nella versione con le agilità. Idamante, in questa versione interpretato da un tenore, era Joel Prieto il quale con grazia esecutiva ed un timbro vocale bello ed omogeneo ben ha saputo rappresentare il ruolo dell’amoroso e del figlio vocalmente e drammaturgicamente contrapposto ad Idomeneo. Eccelle l’Ilia di Rosa Feola per eleganza della dizione, varietà di colori vocali ed abbandono espressivo. Poco convincente è apparsa  viceversa l’Elettra di Miah Persson per pronuncia arruffata e discontinuità della linea musicale. Bravo Alessandro Luciano nei panni di Arbace e corretto Oliver Johnston come Gran Sacerdote. Infine assai efficace Andrii Ganchuck del progetto “Fabbrica” nel suo breve ma significativo intervento finale per autorevolezza vocale ed espressiva.Alla fine lunghi e meritati applausi per tutti. Foto Yasuko Kageyama-Teatro dell’Opera di Roma