C.Gounod:”A vous, ma mère… ô chère et vivante image” (Cinq-Mars);L.Delibes:”J’ai vu la bannière de France” (Jean de Nivelle);A.Messager: “J’aimais la vielle maison grise” (Fortunio);V.Jonceres: “Parlons de moi, le voulez-vous? … Oui j’aime, Hélas!(Le chevalier Jean);A:Holmes: “La nuit et l’amour” (La Nuit et l’Amour); G.Bizet:”Partout des cris de joie… à la voix d’un amant fidèle”(La jolie fille de Perth); B.Godard: “Cachés dans cet asile” (Jocelyn); L.Delibes: “Prendre le dessin d’un bijou…Fantaisie aux divins mensonges” (Lakmé); F.Lehar: “Je t’ai donné mon coeur” (Le pays du Sourire); E.Chabrier. “Habanera”; A.Thomas: “Elle ne croyait pas, dans sa candeur naive” (Mignon); F.Lehar: “Viens dans ce joli pavillon” (La veuve joyeuse; H.Duparc: “Aux Etoiles”; C.Trenet: “Vous, qui passez sans me voir”. Julien Behr (Tenore), Orchestre de l’Opera de Lyon, Pierre Bleuse (direttore). T.Time 65.37 1 CD Alpha Classics
L’opera francese è una miniera da cui solo poche gemme sono state estratte, una necropoli piena di tesori di cui pochi reperti hanno visto la luce del sole. La meritoria attività della Fondazione Palazzetto Bru Zane di Venezia ha permesso a tanti capolavori di uscire dall’oblio, ora un recital tenorile offre l’occasione di un excursus storico sulla vocalità di tenore in Francia dalla metà del XIX secolo agli inizi del XX con un programma di grande intelligenza e raffinatezza che evitando tutti i brani più noti e scontati traccia un percorso storico attraverso brani poco o punto conosciuti ma di grande suggestione lasciandoci desiderare di poter ascoltare integralmente titoli come “Jean de Nivelle” di Delibes o “Jocelyn” di Godard. Le note introduttive di Alexandre Dratwicki trattano in modo sintetico e puntuale gli snodi della storia della vocalità di tenore nell’Ottocento francese anche se gli ascolti si limitano poi a metà di quella storia, mancando la prima parte – quella dal neoclassicismo napoleonico alla metà del secolo – che ci si augura possa essere affrontata in una prossima incisione. La qualità esecutiva si mostra pienamente all’altezza dell’interesse culturale della proposta.
Diretti con raffinatezza e perfetto senso dello stile da Pierre Bleuse i complessi dell’Opéra de Lyon non solo accompagnano splendidamente il canto ma mostrano tutta la loro qualità negli intermezzi sinfonici inseriti nel programma come “La nuit et l’amour” della compositrice irlandese naturalizzata francese Augusta Holmès – utile per porre l’attenzione sul fenomeno troppo spesso sottovalutato della creatività artistica femminile nella stagione impressionista – o la splendida “Habanera” di Chabier qui proposta nella versione orchestrale tratta dall’originale pianistico.Il vero protagonista per è il tenore Julien Behr. Cantante ancora giovane e non così conosciuto fuori dai confini francesi il tenore lionese si mostra qui degno erede della miglior tradizione francese di tenori lirici, agili e luminosi, con un gusto e un’impostazione che ricorda il grande Vanzo. Il materiale di partenza di Behr è buona ma non eccezionale, il timbro è piacevole ma non personalissimo, gli acuti sembrano mancare un po’ di squillo specie quando affrontati di forza a piena voce ma le qualità tecniche e stilistiche fanno rapidamente dimenticare la natura in fondo ordinaria. Mozartiano di formazione Behr ha maturato a contatto della musica del salisburghese un’eleganza espressiva, una purezza di linea che però non sacrifica mai l’espressione e che a queste melodie si adatta come un guanto.
Eleganza, nobiltà nel porgere, musicalità impeccabile, dizione semplicemente perfetta – si ascolti quell’autentica lezione di prosodia francese cantata che è in apertura il recitativo “À vous, ma mère” dal “Cinq-Mars” di Gounod.Quella di Behr è una perfetta incarnazione della voce “de demi-caractere” che derivata dalla fusione del tenore agile e leggero dell’opéra-cominque con quello eroico ma sempre squillante del grand-opéra fonderà grazia e potenza, dolcezza ed eroismo, canto di petto e di testa divenendo la voce simbolo dell’opéra lyrique del secondo ottocento (da Gounod) in poi e della stagione matura dell’opéra-comique (si pensi al Des Grieux di “Manon”). Ovviamente in brani di questa natura Behr brilla in modo particolare. “Fantasie aux divines mensogne” da “Lakmé”- uno dei pochi brani relativamente noti dell’opera – è cantata con un’eleganza e una brillantezza che non teme confronti pur con storici interpreti. Considerazioni analoghe per “Elle ne croyait pas” dalla “Mignon” di Thomas aria un tempo celeberrima nella versione italiana ma che nell’originale francese ritrova una più intima e intensa poesia e a cui il canto di Behr restituisce tutta la purezza di Mignon evocata nel testo. Molti, praticamente tutti i brani proposti meriterebbero di essere segnalati.
Come non porre attenzione al raffinato gioco di tinte e chiaroscuri di “À la voix d’un amant fidèle” da quella “La Jolie Fille de Perth” che è autentico gioiello del catalogo bizetiano; Godard è un altro di quei grandi talenti dimenticati di cui l’opera francese abbonda, la barcarola “Oh ! Ne t’éveille pas encore” da “Jocelyn” è un’autentica meraviglia, una melodia di sublime ispirazione da cui non è difficile farsi incantare specie se eseguita con la musicalità e l’eleganza qui sfoggiate da Behr. Discorso simile per un’altra meravigliosa scoperta, la raffinata semplicità di “J’aimais la vieille maison grise” dal “Fortunio” la cui cronologia (1907) ci porta a un passo dagli stravolgimenti delle nuove generazioni di compositori.Fra i brani di carattere più eroico ritroviamo l’aria dell’eroe eponimo del “Cinq-Mars”di Gounod, recentemente oggetto di un’incisione integrale sempre per la fondazione Palazzetto Bru e che conferma la fiducia in quest’opera effettivamente degna dei migliori lavori del compositore. Behr è più lirico che eroico ma la perfetta dizione fa risaltare il cavalleresco slancio del recitativo mentre il carattere dell’aria si presta all’abbandono lirico, Behr risulta nel brano più convincente del pur valido Vidal dell’incisione integrale. Decisamente più pesante per il suo tipo di voce “Parlons de moi, le voulez-vous ?… Oui j’aime, hélas !” da “Le Chevalier Jean” di Joncières fra i primi apostoli del wagnerismo in Francia.
Pur sostanzialmente lirica la voce di Behr non manca di corpo e proiezione ed emerge sicura sul ricco tessuto orchestrale, gli acuti però mancano di quella pienezza eroica che si vorrebbe e la ricerca di un maggior volume tradisce qualche sentore di sforzo.Torna decisamente più nel suo alveo con le due incursioni nel mondo dell’operetta. Si tratta degli unici brani non francesi del programma, due estratti dalle più note operette di Franz Lehár “La Veuve joyeuse” e “Le Pays du sourire” e la scelta dei titoli francesi non è casuale essendo eseguiti non in originale ma in traduzione per evidenziare gli stretti legami che unisco Vienna a Parigi nell’ambito dell’operetta. Chiude il programma una canzone di Charles Trenet “Vous, qui passez sans me voir” del 1937, Behr qui colpisce per la capacità di adattarsi al repertorio leggero, canta con voce non impostata dando al brano quella freschezza che spesso manca alle voci liriche impegnate nella canzone. La cura di Behr è massima anche in questo brano, compresi dettagli minimi come la tendenza ad arrotare le R molto di moda all’epoca sulla scia di Josephine Baker e che Behr riproduce per ricreare il giusto stile del tempo.