Emmanuel Chabrier (1841 – 1894): “L’étoile” (1877)

Opéra-bouffe in tre atti su libretto di Eugène Leterrier e Albert-Guillaume-Florent Vanloo. Stéphanie d’Oustrac (Lazuli), Christophe Mortagne (Roi Ouf I), Hélène Guilmette (La principessa Laoula), Jérôme Varnier (Siroco), Elliot Madore (Hérrisson de Porc-Épic), Julie Boulianne (Aloès), François Piolino (Tapioca), François Soons (Patacha), Harry Teeuwen (Zalzal), Jeroen van Glabeek (Le Maître), Richard Prada (Il capo della polizia). Chorus of Dutch National Opera, Nicholas Jenkins (maestro del coro), Residentie Orkest The Hauge,Patrick Fournillier (direttore). Laurent Pelly (regia e costumi), Chantal Thomas (scene), Jean-Jacques Delmotte (costumi). Registrazione: Dutch National Opera & Ballet Amsterdam, 13/16 ottobre 2014. 1 DVD Naxos 2019

Il teatro leggero francese della seconda metà del XIX secolo è sicuramente dominato dalla figura di Offenbach che dell’operetta francese fu, se non il creatore, l’assoluto maestro. Intorno alla pur ingombrante figura di Offenbach restava però spazio di manovra per altri compositori come Emmanuel Chabrier che nel 1877 ricevette dal teatro dei Bouffes-Parisiens la commissione per un nuovo lavoro. Il compositore da tempo valutava la possibilità di cimentarsi nel genere buffo e non perse l’occasione per lanciarsi nella nuova avventura tanto più perché aveva la possibilità di avere per le mani lo stralunato libretto che Eugène Leterrier e Albert-Guillaume-Florent Vanloo avevano tratto da Verlaine. La spietata satira del potere e della diplomazia che si nascondeva sotto i travestimenti esotici del folle regno di Ouf I, fervido appassionato di esecuzioni capitali e vittima del ciarlatano Siroco, che sfrutta a proprio favore la regia creduloneria, sembra aver toccato sul vivo l’ispirazione di Chabrier tanto quanto l’abbandono lirico che l’amore fra il trovatello Lazuli e la principessa Laoula permetteva di inserire a piene mani nella vicenda. Il risultato è un’autentica gemma di freschezza e ironia. Chabrier mostra di aver appreso perfettamente la lezione di Offenbach nella capacità di creare ritmi rapinosi, di giocare con gli effetti sonori e con le possibilità espressive d’iterazioni testuali spesso senza senso, con l’uso parodistico dei linguaggi musicali seri cui aggiunge un abbandono lirico, una sensualità sfumata ma pulsante che non troviamo nel pur immenso modello.
Autentico gioiello quindi questa L’étoile” ma gioiello dalla discografia quanto mai limitata e ridotta di fatto alla sola produzione lionese del 1985 diretta da Gardiner. E’ quindi con grande interesse che si accoglie questa nuova edizione dell’opera nazionale olandese ora disponibile in DVD. Purtroppo non convince pienamente la parte visiva. Apprezzato in altre occasioni, Laurent Pelly qui non sembra essere entrato in sintonia con lo spirito dell’opera. La scena si apre su una grigia piazza illuminata da file sempre uguali di lampioni e abitata da cittadini mal vestiti, un clima da periferia dell’ex blocco sovietico che, se vuole dare il clima di un regime oppressivo, risulta decisamente troppo spenta per le atmosfere musicali; meglio vanno le cose negli altri atti dove il palazzo-ingranaggio di Ouf – quasi un immenso orologio non improprio per un uomo ossessionato dallo scorrere del tempo – evoca meglio certe atmosfere proto-surrealiste del libretto. E se alcuni momenti sono riusciti – come la parodia dello stile aulico e cerimonioso nel duetto della “Chartreuse vert” che la recitazione coglie pienamente -, di contro, troppi sono i momenti o non riusciti – quanto misero è l’arrivo degli ambasciatori come semplici turisti su un furgoncino Renault – o decisamente troppo caricati, troppo grevi per un’opera che fa della leggerezza la sua cifra dominante.
Fortunatamente tutta la levità che manca a Pelly è compensata da Patrick Fournillier che, in un repertorio a lui particolarmente congeniale, guida gli ottimi complessi olandesi in un caleidoscopico gioco di colori cangianti e tinte sempre mutevoli in cui i passaggi meccanici, quasi da orologio umano che a tratti caratterizzano il re, evolvono in soavi nuvole sonore che avvolgono i momenti più lirici dedicati ai giovani amanti resi con un senso di lieve e voluttuoso abbandono. Una direzione di primordine che trova sponda in un cast magari non perfetto ma certamente di alto livello e autenticamente divertito dalla propria prova.
Stéphanie d’Oustrac è una delle più straordinarie cantanti attrici dei nostri tempi e al riguardo offre una nuova conferma.  Mezzosoprano dal timbro chiaro e morbido e dall’emissione flautata e omogenea non solo canta molto bene, ma interpreta con rara convinzione sfoggiando un fraseggio sempre vario e ricco di chiaroscuri. Strepitosa è poi l’attrice, semplicemente perfetta nei panni di un ragazzaccio di buon cuore, un giamburrasca insofferente alle regole ma di sincera umanità in un mondo di marionette.
La vocalità della d’’Oustrac si sposa alla perfezione con quella cristallina di Hélène Guilmette, una principessa Laoula dalla voce non grande ma purissima, dal timbro cristallino e dall’innata eleganza nel porgere, che si esalta nell’intensa melodia dei “Couplets de la rose” e nell’abbandono lirico dei duetti con l’amato.
Cantante non irreprensibile ma attore semplicemente fenomenale Christophe Mortagne è un Roi Ouf autenticamente istrionico cui si perdona senza difficoltà qualche affaticamento sugli acuti. Se qualche cosa non convince è nel taglio registico della parte che del re dà un ritratto eccessivamente grottesco e caricaturale, più divertente clown che temibile tiranno; tratto quest’ultimo che dovrebbe a suo modo emergere nonostante la caratterizzazione grottesca del libretto. Se il taglio registico non convince, è però innegabile la bravura di Mortagne. Jérôme Varnier è perfettamente funzionale alla parte dell’astrologo Siroco a scapito di un materiale vocale abbastanza anonimo; ottimo interprete, si dimostra perfetta spalla ai vaneggiamenti di Ouf.
Elliot Madore è un po’ grezzo e manca dell’ambiguità che dovrebbe avere il diplomatico Hérrisson de Porc-Épic anche se nell’insieme fornisce una prova corretta. Molto bravo il giovane tenore François Piolino molto musicale e dotato di una bella voce di grazia, anche se limitato solo dall’esiguità della parte del segretario d’ambasciata Tapioca. Julie Boulianne è funzionale nel ruolo di Aloès, moglie di Porc-Épic e amante di Tapioca. Ottime tanto le parti di fianco quanto il coro.