Gino Negri (1919-1991)

Gino Negri  (Perledo, 25 maggio 1919 – Montevecchia, 19 luglio 1991)
Gino Negri è nato il 25 maggio del 1919 e per biografarlo si deve ricorrere a un linguaggio assai diverso, quello nostro, di tutti i giorni. Quando non è davanti a una tastiera a lavorare, nove volte su dieci Gino Negri sta chiuso in un cinema a godersi film dell’orrore.
Nessuno meglio di lui conosce vita, prodigi e morte di qualsiasi mostro uscito dall’ estro di romanzieri, sceneggiatori e registi. Per uno scopone scientifico con il dottor Caligari, Dracula e Frankenstein, il quarto non potrebbe essere che lui.
Logico che in casa Negri non manchino i ritratti di Beethoven, di Bach e di Stravinskij; ma il posto d’onore su una parete  dello studio, è riservato alla fotografia, con dedica, di Vincent Price, l’attore americano che detiene il primato di interpretazioni macabre. Se non fosse che ci sono di mezzo troppi chilometri, forse Gino Negri sarebbe partito da tempo per Hollywood ed ora lo vedremmo, sugli schermi, magari il posto di Boris Karloff, a tagliare donne a pezzi e girare attorno ai cimiteri urlando come un lupo mannaro.

(…) Per vie traverse, siamo arrivati a parlare di musica. Gino Negri ci confida: “L’anno scorso ho cantato anch’io. In una chiesa di Perugia, alla Sagra Musicale Umbra; ho interpretato una parte nel mio  mio Stabat comunque che alcuni critici hanno definito stupendo e che invece, lasciamelo dire, Era una vaccata;”. Avevano ragione i critici, naturalmente; ma Gino Negri si diverte a provocare docce scozzesi quando parla di sé e del suo lavoro di musicista. “Io non credo nell’opera lirica a, Però ne ho scritte una decina e due anni fa, con il Giovanni Sebastiano, ho vinto il Premio  Italia”. Vogliamo ricordare qualche titolo? Antologia di Spoon River, Divertimento di Palazzeschi ( “Bellissimo: è stato un fiasco solenne dappertutto” ), Vieni qui Carla da Gli indifferenti di Moravia, L’armonium è utile (“Storia di un prete operaio; la cosa migliore rimane il titolo” ), Sei personaggi in cerca d’autore (“L’ho scritto per la radio, ma gli eredi di Pirandello non mi danno il permesso di trasmetterlo “). Poi ci sono le commedie musicali: Una ragazza arrivò, su testo di Dino Buzzati, e Ciao Patria, sui Savoia in esilio. (…)
In Costretto dagli eventi suonava e cantava lui stesso, realmente “costretto”, quindi, a tirar le ore piccole col sostegno di qualche bicchiere di whisky. “Dopo un certo numero di repliche, la mia cellula epatica si è ribellata e io, in fondo, sono stato contento perché a me piace alzarmi presto, il mattino, cosa che non potevo più fare, appunto costretto dagli eventi…”. Pazienza, poco male, il cabaret ha fatto il suo tempo. Gino Negri non è di quelli che si mettono alla ruota del successo altrui.” Le canzoni, per esempio. Anni fa gli editori mi ridevano in faccia quando portavo loro canzoni loro  ispirate a Bach o a Beethoven. Adesso c’è chi saccheggia Mascagno e Leoncavallo e fa un sacco di soldi “.

In fin dei conti, tra opera lirica, canzoni, commedie musicali, cabaret, che razza di musicista e mai Gino Negri) “Ve lo spiego subito”, e un risolino da “thrilling” rischiara il suo volto palazzeschiano, segno che non intende spiegarci un bel niente. Infatti, comincia alla lontana: “Io sono nato vicino a Varenna, sul lago di Como. Ma è stato un caso: mia madre, favoloso personaggio che si chiama Rosa e che oggi, a 85 anni, sa tutto di tutto, fa il tifo per Mazzola ed è un ammiratrice di Patty Pravo…Cosa stavo dicendo? Ah, sono nato un atto a Varenna perché mia madre era là in  villeggiatura. Anche mio padre era milanese, ma così milanese che aveva il senso degli affari e avevo un industria di cartonaggi. Io, invece, si vede che ho preso da una sua zia, soprano leggero alla Scala. A sedici anni ho deciso di fare il musicista. Mi sono diplomato al conservatorio: composizione con Paribeni e Bossi, pianoforte con Calace. E mio padre deluso ha regalato l’industria di cartonaggi… “. Stiamo divagando, Gino vorremmo sapere qual è la musica che preferisci. “Ho fatto di tutto e non mi lego a nessun. Forse la mia vocazione vera è il teatro, la musica con dentro la voce umana, voglio dire. Attualmente sto componendo quello che è il mio primo lavoro musicale puro, ma anche qui ci sono le voci; si intitola Leggo ancora Montale. Be’, comunque, ho fatto anche della musica dodecafonica e dieci anni or sono sono entrato in finale, al Festival di Sanremo, con una canzone si chiamava Una goccia di cielo: l’unico a crederla un capolavoro era il mio editore.  Infatti l’hanno regolarmente bocciata. A me, in sostanza, non piacciono mai le cose che faccio; faccio le cose che mi piacciono. Capita la  la differenza? “.

Una delle cose che gli piacerebbe fare il cinema. Musica per il cinema (ne ha composte per un film di Olmi) e anche soggetti (…)
Ah, poi c’è la pubblicità. “Si, mi occupo di pubblicità. sono diventato anche bravo… Cioè, faccio, un polverone…”. Fare un po’ di polverone, a Milano, vuol dire darla a bere, far credere al prossimo ad essere un califfo senza esserlo. Gino Negri sentenzia: “La pubblicità è una scienza inesatta. Anzi, non è nemmeno una scienza. Scrivere romanzi, piuttosto: ecco  cosa vorrei fare: ne ho pubblicato uno insieme con il regista Marco Visconti. si intitola Reos, che è l’anagramma di Eros; chiaro, si tratta di una satira dell’erotismo oggi tanto di moda. È una storia di bambole di plastica. Vuoi sapere con che meravigliose immagine si apre? ” Ecco: “Hitler avanzo sculettando… “. È un inizio degno di “Quel ramo del lago di Como…Non ti pare?”. Radio? Televisione? Alla radio ha fatto tre trasmissioni.. (…)

Con Marco Visconti, ha sceneggiato La vita di Gershwin. Alla televisione, a parte le musiche per commedie romantiche sceneggiati, preparo un ciclo sul melodramma, con personaggi “pupazzi”… Ma quando riesci a fare tutte queste cose? Semplice: tra un film dell’orrore è un fumetto di Diabolik, tra un romanzo giallo è uno scherzo alla moglie Gabriella. Se no, come sarebbe monotona la vita. (Estratto da: “Gino Negri. Dracula tra le note” di Carlo Maria Pensa, Milano, 1970)