Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttori Marco Armiliato, Andrea Battistoni, Francesco Ivan Ciampa, Riccardo Frizza
Maestro del Coro Vito Lombardi
Soprani Eleonora Buratto, Donata D’Annunzio Lombardi, Barbara Frittoli, Maria José Siri
Mezzosoprani Daniela Barcellona, Annamaria Chiuri, Sonia Ganassi, Annalisa Stroppa
Tenori Fabio Armiliato, Francesco Meli, Saimir Pirgu, Fabio Sartori
Baritoni Alessandro Corbelli, Roberto Frontali, Leo Nucci, Simone Piazzola
Bassi Alex Esposito, Carlo Lepore, Michele Pertusi, Riccardo Zanellato
Violinista Giovanni Andrea Zanon
Madrina della serata Katia Ricciarelli
Brani da opere di: Francesco Cilea, Gaetano Donizetti, Umberto Giordano, Ruggero Leoncavallo, Pietro Mascagni, Wolfgang Amadeus Mozart, Giacomo Puccini, Gioachino Rossini, Giuseppe Verdi.
Verona, 25 luglio 2020
Il cuore italiano della musica. Con questo titolo, che cavalca l’onda emozionale seguita al difficile periodo della pandemia e che sottolinea il legittimo desiderio di tornare alla normalità riappropriandosi anche degli spazi artistici dove poter cibare l’anima e la mente, si è aperto il festival 2020 all’Arena di Verona. Un festival fortemente condizionato da tutte le misure di sicurezza messe in atto dai decreti ministeriali. La macchina organizzatrice del più grande festival all’aperto del mondo si è dunque messa in moto cercando vie alternative al cartellone originale. Un calendario che presenta undici appuntamenti, alcuni dei quali rappresentano una novità assoluta per l’anfiteatro veronese.
Torniamo alla serata inaugurale. Il titolo già dice tutto di un evento intenzionalmente dedicato agli operatori sanitari in toto e al loro instancabile ed encomiabile impegno nella lotta al Covid senza dimenticare chi tra loro ha anche perso la vita. E non poteva che essere una serata celebrativa dell’italianità musicale con l’esecuzione delle più celebri arie d’opera, una ricca antologia di quanto la storia del melodramma ottocentesco ha saputo donare al genere umano.
Il programma presentava ben ventidue cantanti tra i più celebri del momento; all’ultimo momento, tuttavia, un’indisposizione ha bloccato il baritono Luca Salsi e il soprano Rosa Feola. Madrina della serata era Katia Ricciarelli che ha introdotto il concerto con parole di ringraziamento alle autorità presenti e a tutti i medici e sanitari che sedevano sulle gradinate. In un’Arena desolatamente privata del suo pubblico abituale, con poco più di 1500 persone distanziate a norma delle vigenti disposizioni, il celebre Prologo dei Pagliacci di Leoncavallo ha dato inizio alla lunga kermesse canora; 2 ore e 2° minuti di arie e cori d’opera senza nessun intervallo.
Venti cantanti, dicevamo. Ad essi si è unito, per una parentesi strumentale, il violinista veneto Giovanni Andrea Zanon che ha offerto il Capriccio n. 24 di Paganini nella versione accompagnata dall’orchestra confermando le sue doti tecniche indiscutibili e conclamate. Chiediamo venia, a questo punto, se evitiamo di non entrare nel dettaglio di ogni singolo cantante ma tracciare una valutazione delle singole voci richiederebbeporterebbe a un inutile articolo fiume. Inoltre l’amplificazione va ad inficiare un giudizio obiettivo possibile solo in un teatro o sala da concerto. Ci limitiamo a poche osservazioni riguardanti il posizionamento dell’orchestra per la quale era stata predisposta una pedana rossa al centro della platea (il pubblico sedeva solo sulle gradinate) e del coro sistemato invece ai lati in una struttura che richiamava gli stalli quattrocenteschi delle grandi cattedrali. Una sistemazione che può funzionare al chiuso ma nei grandi spazi può dare problemi di insieme e in effetti qualche scollatura, c’è stata. Per il resto il concerto ha seguito il suo itinerario tra pagine di Mozart, Rossini, Donizetti, Verdi, Puccini, Cilea, Mascagni e Leoncavallo; un programma che ha sicuramente soddisfatto ogni gusto lirico e vocale. Pur non entrando nel dettaglio, meritano una particolare citazione (a nostro giudizio) il monologo Ella giammai m’amò dal Don Carlo verdiano, di grande intensità musicale e drammatica, reso magistralmente da un navigatissimo Michele Pertusi e La mamma morta (Andrea Chénier) proposta con particolare varietà d’accento da Maria Josè Siri. Una parola, infine, sui quattro direttori d’orchestra designati a condurre in porto le esecuzioni. Dalle nuove generazioni (Andrea Battistoni e Francesco Ivan Ciampa), concertatori appassionati e musicalmente energici, al solido mestiere (Marco Armiliato, particolarmente amato dai cantanti, che rappresenta la tradizione ereditata da una tradizione italiana di direttori d’opera) e da chi sintetizza tutte queste competenze (l’ottimo Riccardo Frizza). Gran finale “Anema e core” (e non poteva essere altrimenti) con l’immarcescibile ed eterna ‘O sole mio per la quale gli artisti hanno invitato il pubblico ad unirsi a loro formando una sola voce che si libra nel cielo dell’Arena; un unico grande cuore italiano della musica. Foto Ennevi per Fondazione Arena