Gustav Mahler (1860 – 1911): “Sinfonia n. 8 in mi bemolle maggiore” (1910)

Gustav Mahler (Kalištĕ, Boemia, 1860 – Vienna, 1911)
Sinfonia n. 8 in mi bemolle maggiore “Sinfonia dei Mille”
Parte I: Inno “Veni creator Spiritu” – Allegro impetuoso

Parte II: Scena finale del Faust di Johann Wolfgang von Goethe – Poco adagio – Più mosso. (Allegro moderato)
Le voci:
3 soprani: Magna Peccatrix, Una poenitentiun, Mater Gloriosa
2 contralti: Mulier Samaritana
1 Tenore: Doctor Marianus
1 Baritono: Pater ecstaticus
Doppio coro misto
Coro di fanciulli
“Non ho mai scritto nulla di simile, nel contenuto e nello stile è qualcosa di completamente diverso dagli altri miei lavori, ed è certamente la cosa più grande che ho fatto. Forse non ho mai lavorato sotto l’impulso di una tale costrizione; è stata come una visione fulminea: improvvisamente tutto stava davanti ai miei occhi e mi è bastato porlo su carta, come se mi fosse stato dettato». “Grande” fin dall’organico utilizzato, l’Ottava, ultima sinfonia diretta dallo stesso Mahler, fu definita dall’impresario Emil Gutmann “Sinfonia dei Mille”, appellativo con la quale è conosciuta tutt’oggi, per l’enorme organico richiesto (per la prima del 1910 furono necessari 858 cantanti e 171 orchestrali). Particolare, anche, l’utilizzo di due testi poetici in lingue diverse – un inno latino nella prima parte e la scena conclusiva del Faust II nella seconda – e l’impiego della voce umana, non solo come fattore espressivo, ma anche come strumento vero e proprio”.
Con queste parola, riportate dal suo biografo Richard Specht, Mahler si espresse sulla sua Ottava sinfonia, chiamata Sinfonia dei mille per l’imponente organico richiesto e costituito, alla prima esecuzione, da ben 858 cantanti e 171 orchestrali e la cui genesi ci è raccontata dalla moglie Alma in Ricordi e lettere:
“A Maiernigg i primi 15 giorni [estate 1906] furono di nuovo giorni di spossatezza e come quasi tutti gli anni gli fecero provare tutti i terrori della sterilità. E poi – entrando una mattina nella casupola, dove lavorava, – esplode all’improvviso il «Veni Creator Spiritus». Scrisse tutto il coro iniziale su quel che ricordava a memoria del testo. Ma non riusciva a far combaciare testo e musica; c’era troppa musica per le parole. Mahler, folle di agitazione, si fece telegrafare da Vienna tutto intero il vecchio inno latino. Il testo completo si adattava esattamente alla musica. Aveva composto, per intuito, le strofe complete.
Quell’estate lavorò in modo sovrumano, mi suonava spesso dei brani della nuova sinfonia, era increidbilmente felice e sollevato. Purtroppo dovette interrompre il lavoro per dirigere Le nozze di Figaro a Salisburgo (dove c’era un Festival) […].
Riporto una parte di feuilleton di Korngold apparso sulla «Neue Freie Presse» dell’estate 1926:
«Il Figaro a Salisburgo: un ricordo incancellabile si rifà vivo. Mahler era venuto nella città di Mozart nel 1906 a dirigere il Figaro al festival. Visioni di una nuova sinfonia facevano ressa in lui:ç ma venne pieno di felici presentimenti, quasi baldanzoso. Un logoro libriccino spuntava dalla tasca della sua giacca: il Faust. Gli inni spirituali del poeta medievale che dovevano dominare la prima parte della sinfonia – era l’Ottava – avevano già preso forma musicale. Ora aspettavano di essere messi in musica i passi paralleli di Goethe”.  (A. Mahler, Ricordi e lettere, a cura di L. Rognoni, traduzione di Laura Dallapiccola, Il Saggiatore, Milano 1960, pp. 101-102)
Dopo aver riportato il ricordo di Korngold, Alma aggiunge:
“Mahler mi aveva suonato e cantato il coro «Alles Vergängliche ist nur ein Gleichnis». Rimasi talmente soggiogata dal fascino di quest’opera che alcuni giorni dopo misi per iscritto tutto il passo con tutta l’armonia e glielo mandai. […] Tornato a Maiernigg riprese a lavorare come in una febbre all’Ottava, che doveva concludersi con la scena della seconda parte del Faust” (Ibid.)
Composta in uno slancio creativo febbrile, la Sinfonia fu eseguita per la prima volta a Monaco di Baviera (Ausstelungshalle) il 12 Settembre 1910 sotto la direzione del compositore in una serata particolarmente emozionante per Alma la quale scrisse sempre nelle sue memorie:
“L’attesa di tutta Monaco e di quelli che erano venuti di fuori per assistere a questa première era enorme. Già la prova generale aveva estasiato tutti quanti. Ma all’esecuzione l’entusiasmo superò ogni limite. All’apparire di Mahler sul podio tutto il pubblico si alzò in piedi. Un perfetto silenzio. Fu l’omaggio più commovente che sia mai stato fatto a un artista. Io ero in un palco, sul punto di svenire per l’emozione.
In questa sinfonia Mahler, assurto ad altezze sovrumane, soggioga masse immani e le trasforma in fonti di luce. Indicibile fu l’emozione di tutti coloro che ebbero la fortuna di assistere all’avvenimento. Indicibile anche il successo esteriore. Tutti si precipitarono verso Mahler. Io aspettai dietro le scene, profondamente emozionata, che il delirio si calmasse. Poi ci recammo all’albergo con gli occhi pieni di lacrime”. (Ivi, p. 175)
e
Dedicata ad Alma che quasi sicuramente ebbe un ruolo importante nella sua concezione, come testimoniato dalle lettere nelle quali il compositore sottoponeva alla moglie quesiti sul suo significato, la Sinfonia costituisce un unicum non solo per l’organico, ma anche per la sua struttura costituita da due parti basate la prima sull’inno latino Veni creator Spiritus del medioevale arcivescovo di Magonza Rabanus Maurus e la seconda sulla scena finale del Faust II.
Da un punto di vista formale, la prima parte, incentrata sull’inno Veni creator Spiritus è costruita secondo il principio della forma-sonata con una poderosa doppia fuga collocata al termine dello sviluppo. Estremamente articolata è l’esposizione che, aperta da un perentorio accordo dell’organo, con il quale viene stabilita la tonalità principale di mi bemolle maggiore, si sviluppa in quattro sezioni con il primo tema esposto dai due cori all’unisono, mentre intriso di lirismo è il secondo che appare in corrispondenza delle parole lmple superna gratia. Complesso è anche lo sviluppo che, aperto da un interludio orchestrale, trova uno dei momenti più emozionanti nell’esposizione di un nuovo tema alle parole Accende lumen sensibus per concludersi con una poderosa doppia fuga che conduce alla ripresa.
Aperta da un’introduzione di 170 battute nella quale è evocato un paesaggio nordico, la seconda parte presenta una struttura libera che, comunque, ricalca la scena Finale del secondo Faust con l’ingresso in Paradiso dell’anima del personaggio di Goethe, annunciato dalla marcia  degli angeli novizi. Pervasa da un clima profondamente religioso, questa seconda parte si conclude i
n modo trionfale con la ripresa, da parte degli ottoni, del Veni, Creator Spiritus.