Gustav Mahler (1860 – 1911): “Sinfonia n. 9 in re maggiore”

Gustav Mahler (Kališté, Boemia, 1860 – Vienna 1911
Sinfonia n. 9 in re maggiore

Andante comodo, Mit Wut (Con rabbia), Allegro risoluto Leidenschaftlich (Appassionato), Tempo I Andante
Im Tempo eines gemächlichen Ländlers, Etwas täppisch und sehr derb (In tempo di un tranquillo Ländler, Un po’ goffo e molto rude)
Rondò, Burleska, Allegro assai, Sehr trotzig (Molto ostinato)
Adagio

Gustav Mahler, portata a termine la composizione di Das Lied von der Erde (Il canto della terra), diede vita, nel periodo compreso fra l’estate del 1909 e l’inizio del 1910, alla Sinfonia n. 9 in re maggiore, l’ultimo suo monumentale lavoro sinfonico, perché della successiva sinfonia, veramente ultima in ordine di tempo, la Decima, fu completato, dei cinque previsti, un solo movimento.
La composizione della Nona sinfonia, i cui primi abbozzi risalgono probabilmente all’estate del 1908, coincise con un momento non particolarmente felice, sul piano umano del compositore il quale, come ricordato dalla moglie, aveva appena perduto la figlia Maria Anna:
“Quell’estate colma di dolore per la perdita della bambina, colma di preoccupazioni per la salute di Mahler, fu la più difficile e la più triste di quante avevamo passato e dovevamo ancora passare insieme. Tutto, ogni passeggiata, ogni tentativo di distrarci falliva. La sola cosa che lo salvava era il lavoro. Lavorava intensamente al Lied von der Erde e agli abbozzi della Nona”.
Sul piano professionale l’attività di direttore d’orchestra, sebbene svolta con grande impegno, non gli procurò grandi soddisfazioni soprattutto nella sua prima e nella sua seconda tournée  in America. Giunto a New York  il 21 dicembre del 1908, Mahler diresse pochi giorni dopo il 1° gennaio al Metropolitan il Tristano e Isotta, ma la sua interpretazione fu giudicata controversa dalla critica. Al «New York Herald» che si era espresso in modo entusiastico si contrapponeva il «Sun», nelle cui colonne si chiedeva se Mahler non pretendesse di insegnare qualcosa di già conosciuto. Il 29 febbraio questa prima esperienza americana di Mahler si poteva considerare conclusa, in quanto il compositore avvertendo l’ostilità della direzione del teatro, della quale faceva parte anche Toscanini, decise di rassegnare le sue dimissioni. Ritornato in Europa, Mahler trascorse le vacanze estive a Toblach dove finalmente incominciò a comporre la Nona sinfonia, ma la nuova stagione che si apprestava a vivere non fu migliore sul piano professionale. Dopo uno scambio epistolare con Andreas Dippel, nuovo impresario del Metropolitan di New York, che gli aveva chiesto di dirigere nuovamente il Tristano, Mahler, che non aveva alcun contratto scritto, perse la direzione a favore del rivale Toscanini che fece mettere in scena un’edizione scaligera; nonostante le ostilità Mahler riuscì a dirigere al Metropolitan di New York Le nozze di Figaro di Mozart, La dama di picche di Čaikovskij e il Fidelio di Beethoven e tre concerti alla Carnegie Hall. In queste occasioni il successo non gli arrise per le pessime condizioni in cui versavano le orchestre americane di quegli anni. A Mahler era stato affidato il compito, rivelatosi in seguito molto arduo, di ricostruire la New York Philharmonic Orchestra; già al primo concerto nel mese di aprile alla Carnegie Hall, si notò immediatamente la scarsa qualità dei musicisti, definiti dallo stesso Mahler in una lettera a Bruno Walter, abulici e senza alcun talento. Nel frattempo le sue condizioni di salute peggiorarono improvvisamente e il 18 maggio 1911, intorno alla mezzanotte, il compositore morì senza aver potuto ascoltare la sua Nona sinfonia che, completata nell’estate del 1910, fu eseguita per la prima volta il 26 giugno 1912 sotto la direzione di Bruno Walter
Dal punto di vista formale la sinfonia, che costituisce il secondo atto, dopo Das Lied von der Erde e prima della Decima, di quella che fu chiamata dal musicologo Hans Redlich, la Trilogia della morte, ha una struttura molto originale, ma simile alle altre due composizioni in precedenza ricordate, in quanto i due movimenti, collocati al primo e al quarto posto, incastonano al loro interno quelli veloci. Molto originale è anche la struttura del primo movimento che contamina la forma-sonata con quella della doppia variazione ottenuta con l’alternanza maggiore-minore tipica dell’ultimo Beethoven. Il momento non particolarmente felice vissuto da Mahler in quel periodo si riflette perfettamente in questo primo movimento, Andante comodo, dove la tipica sonorità da marcia funebre si mescola ad inquietanti passi di altissimo livello drammatico in una scrittura in cui il contrappunto trova la sua massima espressione. L’alternanza fra il modo maggiore e il modo minore, è una metafora del conflitto fra la vita e la morte che assume un carattere ansioso già nella parte iniziale dove sembra di ascoltare un irregolare battito cardiaco. Le ali della morte avvolgono questo movimento con la citazione del cosiddetto tema della morte dell’Ottava di Bruckner e dell’ultimo movimento del Das Lied von der Erde, marcando, ancora una volta il forte legame sussistente tra questa sinfonia e il lavoro precedente. Con l’Allegro risoluto inizia lo sviluppo, nel quale il materiale tematico viene frantumato. La morte è la protagonista assoluta di questo movimento, come è stato notato dal compositore Alban Berg che scrisse:
“Tutto il primo movimento è permeato della premonizione della morte. Ne intravedi dovunque la presenza; tutti gli elementi del terrestre culminano in essa […], con maggiore potenza, naturalmente, nel colossale passaggio ove la premonizione si fa certezza: quando nel mezzo della più profonda e dolorosa gioia di vivere, la morte appare con tutta forza”.
Non molto diversa è l’atmosfera del secondo movimento, uno scherzo, nel quale i ritmi della danza e, in particolar modo, del Ländler, sempre presente nella produzione sinfonica di Mahler, appaiono trasformati come se, per usare una metafora, fossero stati visti con una lente deformata e deformante. In questo movimento, giudicato forse troppo frettolosamente dalla critica come non all’altezza di altri simili dello stesso Mahler, in realtà sembra voler presentare, come notato da Deryck Cooke, la danza della vita come qualcosa di assolutamente volgare, stupido e vuoto. Ciò appare evidente anche nel primo Trio che è un valzer nel quale appaiono melodie popolari da quattro soldi. Ad esso si contrappone il secondo Trio, un Ländler delicatamente romantico, che si staglia come un’oasi di serenità subito distrutta dal ritorno alla volgarità. Il terzo movimento, che si apre con un tema dissonante affidato alla tromba ed esposto nella forma di una doppia fuga, è un rondò di straordinaria vitalità ritmica, nel quale emerge la perizia contrappuntistica di Mahler. Molti frammenti tematici vengono sovrapposti in una scrittura estremamente moderna alla quale contribuisce l’ambiente armonico costruito su modulazioni innaturali per l’epoca. Nella partitura autografa in corrispondenza di questo movimento è possibile leggere una dedica ai miei fratelli in Apollo alla quale non c’è chi non ravvisi un velato tono ironico, se non addirittura sarcastico, nei confronti della critica contemporanea. Il quarto movimento, Adagio, è aperto dai soli archi con un tema che da alcuni è stato assimilato a quello dell’inno cristiano Rimani con me, composto da Henry Francis Lyte
nel 1847; questo richiamo, individuabile nell’Adagio, non è unico, in quanto la sua introduzione ricorda quella della sonata di Beethoven Les adieux, che egli stesso aveva eseguito di recente in alcuni concerti. Quest’ultimo movimento, che riprende l’atmosfera del primo, si ricollega anche al finale del Lied von der Erde, la cui composizione fu terminata da Mahler poco tempo prima. Del contrasto tra vita e morte, adombrato nella sinfonia, si accorse il grande direttore Herbert von Karajan che su di essa così si espresse: “È una musica che viene da un altro mondo, viene dall’eternità”.