Johann Sebastian Bach (1685 – 1750): “L’offerta musicale” (1747) “L’arte della Fuga” (1747-1750)

Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685 – Lipsia 1750)
Musikalisches Opfer (Offerta musicale) BWV 1079
Ricercare a 3 – Canon perpetuus super thema regium – Canones diversi super thema regium: Canon a 2 cancrizans, Canon a due violini in unisono, Canon a 2 per motum contrarium, Canon a 2 per augmentationem, contrario motu, Canon a 2 (per tonos) – Fuga canonica in epidiapente – Ricercare a 6 – Canon a 2 (Quaerendo invenientis) – Canon a 4 – Sonata sopr’il soggetto reale: Largo, Allegro, Andante, Allegro – Canon perpetuus.

“Si apprende che domenica scorsa 7 maggio è giunto il famoso Maestro di Cappella di Lipsia, il signor Bach con l’intenzione di gustare e ascoltare l’eccellente musica della locale corte reale. Alla sera, verso il momento in cui l’ordinaria musica della camera usa iniziare negli appartamenti reali, Sua Maestà venne informato che il signor Bach era arrivato a Potsdam e che si trovava ora nell’anticamera di Sua Maestà, dove attendeva il graziosissimo permesso di poter ascoltare la musica. Immediatamente Sua Maestà impartì l’ordine di farlo entrare e, una volta entrato, si portò al cosiddetto Forte e Piano e si compiacque di suonare di persona, senza alcuna preparazione, un tema che il Kappellmeister Bach doveva elaborare in una Fuga. La qual cosa fu fatta così abilmente dal citato Kappellmeister che non soltanto Sua Maestà volle manifestare il suo graziosissimo compiacimento, ma anche tutti i presenti rimasero meravigliati. Il signor Bach trovò il tema che gli era stato dato così straordinariamente bello che egli intende metterlo sulla carta ed elaborarlo in una Fuga regolare e quindi inciderlo su lastra. Al lunedì questo uomo famoso si è fatto ascoltare all’organo della chiesa dello Spirito Santo, riportando l’approvazione generale degli ascoltatori accorsi in gran numero. Alla sera Sua Maestà lo incaricò nuovamente dell’esecuzione di una Fuga a 6 voci, che per il piacere di Sua Maestà e con meraviglia di tutti, egli realizzò abilmente come la volta precedente”.
Questa cronaca, uscita su un giornale di Potsdam l’11 maggio 1747, ci ragguaglia sulla notissima circostanza che diede origine all’Offerta musicale, opera intellettualistica, nata quasi per caso su un tema composto dal monarca Federico II di Prussia, flautista e compositore di buon livello, presso la cui corte lavorava come cembalista sin dal 1741 il secondo figlio di Bach, Carl Philipp Emanuel. Quest’opera è formata da 13 brani divisi in 9 canoni elaborati in base a tutti i principi del contrappunto, quali la retrogradazione, l’aggravamento, l’inversione, una sonata a 3 per flauto, violino e basso continuo, e due fughe a 3 voci e a 6 voci, chiamate in modo arcaico con il termine Ricercar, corrispondente all’acrostico dell’iscrizione manoscritta posta ad apertura della raccolta: Regis Jussu Cantio Er Reliqua Canonica Arte Resoluta (Brano composto su ordine del re, e altri risolti in stile canonico). Bach, inoltre, compose quest’opera nel momento di massimo approfondimento della scienza contrappuntistica come è dimostrato dal fatto che un anno dopo decise di presentare L’Offerta musicale alla Societät der Musikalischen Wissenschaften  (Società di scienza musicale), che era stata. fondata nel 1738 da un suo allievo privato Lorenz Christoph Mizler, e della quale egli era entrato a far parte come socio nel 1747.  Composta in brevissimo tempo e stampata appena due mesi dopo come si evince dalla dedica che riporta la data del 7 luglio 1747, L’offerta musicale è un’opera altamente speculativa nella quale il compositore mostrò la grande padronanza raggiunta nel magistero contrappuntistico inserendola in una solida architettura, aperta da una fuga a 3 voci e conclusa da una sei voci, composta quest’ultima dopo aver fatto ritorno a Lipsia. La destinazione cortigiana dell’opera appare negli altri numeri dell’Offerta musicale, due dei quali, la Sonata a tre e un canone, prescrivono la presenza di un flauto, strumento particolarmente amato dal sovrano, mentre i canoni sono scritti in forma chiusa con la semplice indicazione della prima voce e del punto di attacco lasciando all’abilità dell’esecutore la realizzazione.
L’arte della fuga (Die Kunst der Fuge) BWV 1080
I Contrapunctus (1) – II Contrapunctus (2) – III Contrapunctus (3) – IV Contrapunctus (4) – V  Contrapunctus (5) – VI Contrapunctus (6) a 4 in stile francese – VII Contrapunctus (7) a 4 per augmentationem et diminutionem – VIII Contrapunctus (8) a 3 – IX Contrapunctus (9), a 4 alla duodecima – X Contrapunctus (10), a 4 alla decima – XI Contrapunctus (11), a 4 – XII Contrapunctus (12/1) a 4 (rectus) – XIII Contrapunctus (12/2), a 4 inversus – XIV Contrapunctus (13/1), a 3 (rectus) – XV Contrapunctus (13/2), a 3 (inversus) – XVI Contrapunctus, a 4 (variante del X) – XVII Canon per augmentationem in contrario motu (14) – XVIII Canon alla ottava (15) – XIX Canon alla decima in contrapuncto alla terza (16) – XX Canon alla duodecima in contrapuncto alla quinta (17) – XXI Fuga, a due clavicembali (18/1) – XXII Alio modo Fuga a 2 clavicembali (18/2) – XXIII Fuga a 3 soggetti (19) incompleta – XXIV Corale “Wenn wir in höchsten Nöthen (Quando nei più grandi travagli) La numerazione romana segue l’edizione del 1751, mentre quella con le cifre arabiche l’ordine del catalogo BWV

Inserita di recente nel repertorio sinfonico grazie ad alcune interpretazioni per orchestra d’archi, L’arte della fuga, che non è scritta per un organico stabilito ma può essere eseguita sia da strumenti a tastiera come organo o uno o due clavicembali sia da strumenti melodici come ensemble di archi, è l’ultima e incompiuta opera di Bach alla quale si dedicò dal 1747 circa fino alla morte. A quest’opera, concepita molto probabilmente come comunicazione per la Società delle Scienze musicali di Lipsia, Bach attribuì una notevole importanza testimoniata dalla sua volontà di pubblicarla a differenza della maggior parte della sua produzione che rimase inedita mentre egli era ancora in vita. Bach sorvegliò personalmente con cura l’incisione per la stampa senza, tuttavia, riuscire a completare il suo lavoro rimasto incompiuto. Sussistono, infatti, alcuni dubbi sia sul titolo, Arte della fuga, che potrebbe anche non essere di Bach, sia sull’ordine di esecuzione dei pezzi come è dimostrato dalla doppia numerazione con quella romana che segue l’edizione del 1751, nella quale figura anche il corale organistico Wenn wir in höchsten Nöthen (Quando nei più grandi travagli), aggiunto probabilmente da Carl Philipp Emanuel Bach. Costituita da 24 numeri con l’esclusione del sedicesimo, che è una semplice variante del decimo, e del ventunesimo e del ventiduesimo, che corrispondono ad elaborazione per due clavicembali del quattordicesimo e della quindicesimo, L’arte della fuga è una continuazione dell’Offerta musicale, della quale riprende la concezione di fondo basata su un unico soggetto che viene sottoposto ad una serie di variazioni contrappuntistiche disposte in un ordine crescente di difficoltà. Lo stesso soggetto mostra dei legami con quello dell’Offerta musicale del quale sembra, come affermato da Karl Geiringer (I Bach. Storia di una dinastia musicale, Rusconi, Milano, 1981, p. 412) un geniale concentrato. Dei 24 brani, disposti secondo un ordine che sembra suggerire una divisione in cinque sezioni, 13 sono le fughe, chiamate da Bach contrappunti, che si presentano in varie forme, dalle semplici a quelle a specchio, dalle controfughe a quelle a più soggetti. Il punto culminante dell’opera è costituito dalla conclusiva fuga quadrupla interrotta bruscamente alla misura 239 proprio dopo l’introduzione del terzo soggetto sul nome di B.a.c.h (Si bemolle-la-do-si). Ultima opera di Bach, L’arte della fuga è uno straordinario e affascinante omaggio alla musica intesa come arte speculativa; in essa il compositore di Eisenach ha indagato, infatti, tutte le possibilità offerte dal principio della fuga in ogni pezzo che non solo ne costituisce un exemplum ma è anche la dimostrazione delle sue straordinarie conoscenze contrappuntistiche.