Daniel-Francois-Esprit Auber (1782-1871): “Fra Diavolo ou L’Hotellerie de Terracine” (1830)

Opéra-Comique in tre atti su libretto di Eugène Scribe e Casimir Delavigne. Prima rappresentazione: Parigi, Opéra-Comique, 28 gennaio 1830.
Michele Pezza, n
ato a Itri, al confine Fra la Campania e Lazio, 1771, abbandonò il paese natale molto giovane, essendosi macchiato di due omicidi, sembra commessi per vendetta. Restò re alla macchia per diversi anni, alcuni dei quali trascorsi nella campagna romana e divenne un personaggio celeberrimo fra il 1799 e il 1806.Dipinto come un efferato criminale e un bandito comune dagli storici liberali, fu realmente un uomo sanguinario spietato, ma anche un guerriero di grandi abilità e coraggio. Si macchiò di molti delitti e le sue bande (che a volte assommarono anche a qualche migliaio di uomini) erano perlopiù composte da malviventi, ma le sue imprese diedero luogo a una vera e propria leggenda tra i contadini dell’Italia meridionale e del basso Lazio. Si ignora l’origine del soprannome “Fra’ Diavolo”. Il Pezza contrariamente a qualche diceria corsa al tempo delle sue imprese, non fu mai frate. Secondo il Colletta (“Storia del reame di Napoli”) il soprannome deriverebbe dai poteri miracolosi che i contadini meridionali attribuivano, in una, ai frati e al demonio. Il librettista Eugène Scribe, che in Francia passa, a torto, per L’inventore del personaggio di Fra Diavolo, si curò ben poco di rispettare l’identità storica del vero Michele Pezza, salvo che in un particolare. Ambientò le sue avventure a Terracina, dove un tempo passava il confine tra Lazio e Campania. Fu infatti col titolo de “L’Hotellerie de Terracine” che andò in scena l’opera-comique di Auber, il 28 gennaio 1830 a Parigi. (…)

Il protagonista, nell’opera di Auber, è visto come un bandito -gentiluomo, dalle maniere raffinatissime e dal linguaggio brioso e sardonico. Zerlina, a sua volta, ritrae un altro tipo caro i viaggiatori stranieri di quel tempo: La “ciociaretta” che vende fiori sulla scala di Trinità dei Monti, a Roma, che fa da modella a pittori, canta canzoni allegre e danza agilmente la tarantella o il saltarello. Quanto a Lord Rochburg e a Lady Pamela, impersonano i veri viaggiatori stranieri, lui eccentrico, secondo la fama degli inglesi, lei svagata e sentimentale. La partitura è ricca di melodie eleganti, spigliate, brillanti, accuratissime sotto il profilo della scrittura vocale, sostenute da un’orchestra levigata e brillante. Pagine famose sono l’ouverture e soprattutto l’allegretto del primo atto “Quell’uomo dal fiero aspetto”, iniziato da Zerlina e ripreso da Fra Diavolo. Questo brano fu anche noto a suo tempo come “Romance favorite”. Altre pagine celebri sono il concertato “Qual orrido viaggio” (atto I), le entrate di Matteo e Beppo “Io sono, signori, un infelice”, il successivo terzetto “Egli è un vero cavalier”, la virtuosistica  cavatina di Zerlina “Or son sola”, il terzettino “Andiam, mia moglie a riposare”, La barcarola “Agnese, La zitella” di Fra Diavolo, la grande aria, pure del protagonista, “Seguire vegg’io i miei colori”,  la tarantella (atto III) e l’aria di Lorenzo “Per sempre ella dicea”. (…) Il Fra Diavolo riscosso un successo enorme in tutto il mondo. La prima rappresentazione per l’Italia ebbe luogo a Firenze il 29 dicembre 1866 ma già dal 1848 era stata varata una prima edizione italiana. Un po’ come nel caso della Carmen di Bizet, la versione italiana finì per prevalere su quella francese. Così Auber musicò i recitativi in prosa e arricchì personalmente varie versioni italiane, oltre che varie versioni francesi.  (…) A tale proposito, in occasione di una produzione londinese del 1858, Auber, ha presumibilmente inserito l’aria di Lord Rochburg “O qual piacer andar di terra in terra” (atto I), che non figura nella versione francese, e trasferì nel Fra Diavolo un’aria dall’opera  “Le Serment” (“Dès l’enfance”) che divenne la scena e aria di Zerlina “Or son sola” (atto III).  (Estratti da “Fra Diavolo”, di Rodolfo Celletti & Roland Mancini, 1981)