Dramma per musica in tre atti su libretto di autore ignoto, da “Orlando” di Carlo Sigismondo Capece. Prima rappresentazione: Londra, King’s Theatre, 27 gennaio 1733.
Orlando è una delle opere migliori di Händel. Il successo che ottenne fu netto: l’opera venne ripetuta una sera dopo l’altra mentre Senesino e la Strada brillavano e trionfavano con alcune delle arie più belle che avessero mai cantato. il libretto, di incerta paternità, è assolutamente non metastasiano e, pur con qualche goffagine, è ottimo.
Orlando è un’opera fiabesca con una parte di basso, Zoroastro, grandioso e solenne per cui è quasi inevitabile il confronto con il flauto magico. Dopo una bella overture Händel presenta il nobile sacerdote-mago che si lancia subito in un’aria piena di mistero, “Geroglifici eterni”, seguita da un’altra grande aria, “Lascia amore”. L’invito a Orlando ad abbandonare la vita lasciva e a tornare alle sue imprese eroiche corrisponde al cambiamento di tono della bella musica, che diventa pastorale. La pastorella Dorinda non è la solita arcadica ingenua; è invece affascinante nella sua imperturbabile tendenza alla compagnia maschile. È una donna senza complessi e il suo amoreggiare non è artefatta formalità, ma azione ardente. Quando arriva Orlando, portando con sé Angelica che ha appena salvato dal mostro, la pastorella e sta cantando la bellezza dell’arte pastorale. Angelica è in una situazione imbarazzante, perché ama Medoro, ma il suo galante salvatore è ardentemente colpito dalla sua bellezza. Anche Dorinda guarda con occhio non del tutto innocente Medoro, ma il suo amore non è ricambiato. Per il momento le difficoltà sono insuperabili. Una bellissima pagina musicale accompagna la scena di Dorinda che generosamente aiuta gli innamorati Medoro e Angelica a fuggire. Le arie di Dorinda, specialmente la siciliana “O care parolette”, sono deliziose., nello stesso tempo, alcuni particolari del recitativo accompagnato indicano che la ragazza non dice nell’aria tutto quello che pensa di se stessa. Angelica è molto diversa, appassionato e determinata, e naturalmente molto femminile. Si libera di Orlando facendo in modo che Medoro debba sentirsi molto fortunato per essere stato preferito, ma è anche capace di un autentico dolore quando Medoro è ferito. L’atto si conclude con una bellissimo terzetto.
Orlando ha saputo come stanno veramente le cose ed è pronto ad entrare in azione, ma Zoroastro lo fa uscire di senno due. Orlando è veramente “Furioso”; Il suo lungo arioso è un capolavoro di espressività drammatica. La complessa scena è ricca di varietà ritmica; è qui che Händel adopera il famoso passaggio in cinque ottavi, e la Gavotta finale è un pezzo musicale di straordinaria eloquenza; è composta come una passacaglia e il suo tono contrasta talmente con il ritmo di danza da diventare terrificante.
Nel terzo atto lo stratega Orlando canta le bellezze di Dorinda, ma quando compaiono Angelica e Medoro si infuria di nuovo. Angelica viene salvata dall’intervento di Zoroastro che fa addormentare l’eroe delirante. Quando si risveglia, Orlando riprende il senno, rinuncia alla debolezza d’amore, si congratula con gli innamorati e riprendi la sua vita di guerriero. il lieto fine obbligatorio non è in contrasto con il dramma, perché l’atmosfera fiabesca viene comunque rispettata. l’abilità di Händel nel rappresentare musicalmente lo stato mentale di un pazzo e straordinaria; la musica non si ferma mai, ritmo e metrica sono in continuo squilibrio; i da capo sono imprevedibili e il contrasto tra elemento drammatico ed elemento pastorale e vivissimo. Un tocco drammatico non trascurabile è il ritorno della musica alla pace e alla tranquillità quando Orlando torna in sé. il quintetto finale è una conclusione perfetta per un lavoro così importante. È interessante anche il manifestarsi di sottili influenze essi dda Purcell. Nella sua scintillante partitura Händel non perde mai di vista la bellezza visiva, auditiva e tattile, il calore, la concretezza e la spontaneità degli esseri umani, la pronta e graduale influenza di un personaggi sull’altro.