Sergej Sergeevič Prokof’ev (1891 – 1953): “Romeo e Giulietta, suites dal balletto”

Sergej Sergeevič Prokof’ev (Sonzovka, Ekaterinoslav, 1891 – Mosca 1953)
Romeo e Giulietta, suites dal balletto
Suite n. 1 op 64 bis
Danza popolare (Allegro giocoso) – Scena (Allegretto) – Madrigale (Andante tenero) – Minuetto (Assai moderato) – Maschere (Andante marziale) – Romeo  e Giulietta (Larghetto) – Morte di Tibaldo (Precipitato, Presto, Adagio drammatico).
Suite n. 2 op. 64 ter
Montecchi e Capuleti (Andante, Allegro, pesante,  Moderato tranquillo, Allegro pesante) – La giovane Giulietta (Vivace, Andante dolente) – Padre Lorenzo (Andante espressivo) – Danza (Vivo) – Romeo e Giulietta prima della separazione (Lento, Andante, Adagio, Andante) – Danza delle ragazze con i gigli (Andante con eleganza) – Romeo nella tomba di Giulietta (Adagio funebre).
Suite n. 3 op. 101
Romeo alla fontana (Andante amoroso) – Danza del mattino (Allegro) – Giulietta (Quasi allegretto) – La nutrice (Adagio scherzoso) – Aubade (Andante giocoso) – Morte di Giulietta (Adagio).
“Ad alcuni è dato di cantare l’amore di Romeo e Giulietta, ad altri di imitare i selvaggi latrati e le stolte piroette delle scimmie”.
Queste parole, non certo lusinghiere, per non dire offensive, espresse dal critico conservatore Kolomitsev il giorno dopo la prima esecuzione della Suite Sciita di Prokof’ev, nel 1915, sembrano suonare come una profezia o una maledizione. Nel momento in cui redasse il suo intervento, il critico russo non avrebbe mai immaginato che Prokof’ev vent’anni dopo si sarebbe misurato con il famoso soggetto shakespeariano per ricavarne un balletto il cui allestimento sarebbe andato incontro a notevoli difficoltà. Nel 1935, infatti, la direzione del teatro Kirov di Leningrado aveva affidato a Prokof’ev l’incarico di allestire un nuovo balletto ma, alla proposta del compositore di mettere in musica la tragica storia dei due giovani amanti veronesi, oppose un netto rifiuto forse memore del giudizio di Kolomitsev. Prokof’ev allora propose lo stesso soggetto al Bol’šoj di Mosca che, dopo averlo accettato, rinviò continuamente la prima rappresentazione perché i ballerini ritennero la musica troppo difficile; il balletto fu messo in scena soltanto due anni dopo il 30 dicembre 1938 a Brno in Cecoslovacchia non senza qualche difficoltà e incomprensioni con il coreografo Lavrovskij ricordate dalla prima ballerina Galina Ulanova che ricoprì il ruolo di Giulietta:
“Ricordo che già dalle prima tappe di lavoro Lavrovkij aveva molte volte mostrato a Prokof’ev che quella musica che egli aveva predisposto per l’uso del teatro, per la sua grande quantità di lacune, al fine di realizzare uno spettacolo rispondente a tutti i requisiti, andava riscritta. Ma Prokof’ev con testardaggine ripeteva: «Ho scritto esattamente la musica necessaria e non farò niente di più. È pronta. Se volete rappresentarla, rappresentarla, se non volete, non fatelo».
Come risultato di lunghe discussioni e alterchi, si trovò la via d’uscita nel fatto che i punti della partitura più legati alla drammaturgia potevano essere in qualche modo modificati e di fatto si realizzò quello spettacolo la cui musica ascoltiamo ancora oggi […]. Il tempo passava, le prove erano quasi finite e a noi continuava a infastidire l’originalità dell’orchestrazione, la sua musica di taglio cameristico […]. Stavamo provando l’inizio del terzo atto […]. Gli interpreti dei ruoli di Romeo e Giulietta non sentivano l’orchestra. Improvvisamente si alzò l’urlo di Lavrovskij: «Perché non vi muovete? ». «Non sentiamo la musica». Rispondemmo. Prokof’ev che era presente alla prova si infuriò: «So quello che vi serve: volete tamburi, non musica!».
Non ci offendemmo, ma chiedemmo a Prokof’ev di salire sul palcoscenico a sedersi tra noi. Si sedette per tutta la durata della scena […] ascoltando con attenzione l’orchestra, senza dire verbo. Ma quanto se ne andò –a dire il vero molto scontento e incattivito – disse: «Va bene, rivedrò qualcosa»” (M. R. Boccuni, Prokof’ev, L’Epos, Palermo, 1996, pp. 410-411)
Già prima della rappresentazione cecoslovacca Prokof’ev per evitare che questa musica andasse sprecata ricavò da essa ben due Suites di sette brani ciascuna e 10 pezzi per pianoforte e una terza, nel 1946, dopo una nuova revisione del balletto che finalmente fu rappresentato al Bol’šoj il 22 dicembre di quell’anno.

La prima delle tre suites, eseguita per la prima volta al teatro Bol’šoj di Mosca il 24 novembre 1936 sotto la direzione di Golovanov, presenta i sette brani di cui essa si compone in un ordine ben diverso da quello dettato dalla successione narrativa del balletto; la suite si apre, infatti, con la Danza popolare tratta dalla seconda scena del secondo atto nella quale è rappresentata la festa nella piazza centrale di Verona con una musica che, se da un punto di vista ritmico appare inquadrata in un ritmo di tarantella in 6/8, dall’altra descrive la festa con oboi e corno inglese che ricordano le cornamuse dei musicanti da strada. Un carattere popolare presenta anche il secondo brano, Scena, nonostante l’orchestrazione di tipo cameristico rimandi ad un antico ambiente domestico e introduca il successivo Madrigale che evoca il primo incontro tra i due giovani amanti alla festa da ballo tenuta, nel secondo atto, in casa Capuleti. I due amanti si trovano subito in sintonia e il tema di Giulietta, esposto dal flauto, che suona come un vero e proprio motivo conduttore in tutte e due le Suites, dialoga serenamente con quello di Romeo. Il successivo brano, Minuetto, che si apre con un solenne colpo di piatti, rappresenta l’arrivo degli invitati al ballo organizzato dai Capuleti, mentre la sezione centrale è introdotta dal cornetto che intona una melodia tenera. Molto diversa è l’atmosfera del brano successivo, Maschere, che descrive l’ingresso furtivo al ballo nella casa dei Capuleti dei Montecchi: Romeo, Mercurio e Benvoglio. Nel sesto brano, Romeo e Giulietta, la preoccupazione dei due giovani per l’impossibilità di realizzare il loro sogno d’amore è espressa attraverso la ripresa del tema di Romeo a cui segue quello di Giulietta (Inquieto) che accoglie l’amato non senza qualche apprensione. L’ultimo brano, La morte di Tibaldo, raccoglie, infine, il materiale tematico di tre diversi episodi conclusivi dell’atto secondo: il duello tra Mercuzio e Tibaldo, quello tra Romeo e Tibaldo e la musica della morte di quest’ultimo rappresentata in modo estremamente teatrale con ben sedici colpi battuti dall’orchestra in fortissimo.

La seconda suite, a differenza della prima che trae i brani in maggior parte dal secondo atto, si apre con Montecchi e Capuleti, dove con musiche tratte dalla prima scena del primo atto sono descritte le due famiglie rivali. Dopo una breve introduzione (Andante) si impone la celeberrima Danza dei cavalieri (Allegro pesante) dove su un tappeto sonoro affidato ai corni, al terzo trombone, alla tuba, alle viole, ai violoncelli e ai contrabbassi, si staglia una melodia dalla struttura ritmica puntata. Alla Danza dei cavalieri segue, nello stesso brano, la danza che Giulietta dovrebbe eseguire col conte Paride, il fidanzato scelto dalla famiglia. Il secondo brano, La giovane Giulietta, sembra rappresentare perfettamente la maturazione della giovane, che dalla fanciullezza espressa con un motivo saltellante, passa ad una nuova dimensione, quella di futura sposa dopo l’annuncio della madre, reso con un  motivo cantabile, del prossimo fidanzamento col conte Paride. Con il terzo brano, Padre Lorenzo, viene descritto uno dei personaggi più importanti dell’opera, il Frate che sposa in segreto i due giovani e organizza la finta morte di Giulietta. Alla rappresentazione di alcuni dei personaggi principali del balletto segue Danza, tratta dalla scena iniziale dell’atto secondo, mentre il successivo brano Romeo e Giulietta prima della separazione descrive il momento della separazione dei due giovani amanti dopo la prima notte nuziale. La danza delle ragazze con i gigli, con il suo carattere sommesso, introduce perfettamente il clima tragico della scena conclusiva, Romeo alla tomba di Giulietta, dove il tema della morte è esposto dai violini accompagnati da viole e violoncelli che si inerpicano in zone abbastanza acute della loro tessitura.

Molto meno eseguita delle due precedenti, la Suite n. 3 sembra completare con altri brani le due precedenti; la Suite si apre con Romeo alla fontana, un Andante amoroso particolarmente coinvolgente che corrisponde alla variazione di Romeo posta a conclusione dell’atto primo del balletto, proseguendo con la Danza del mattino, tratta dall’atto primo dove precede immediatamente la rissa tra Montecchi e Capuleti. Al terzo brano, Giulietta, che corrisponde perfettamente al primo brano della seconda suite, segue un ritratto ironico della Nutrice, tratto dall’atto terzo, mentre la successiva Serenata mattutina completa La danza delle ragazze con i gigli, già ascoltata nella seconda Suite. La Suite si conclude con la drammatica rappresentazione della Morte di Giulietta con la fanciulla che si uccide sul cadavere dell’amato Romeo.