Napoli, Teatro di San Carlo: “Il Pirata”

Napoli, Teatro di San Carlo, stagione 2020-21
“IL PIRATA”
Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani
Musica di Vincenzo Bellini
Ernesto LUCA SALSI
Imogene SONDRA RADVANOVSKY
Gualtiero CELSO ALBELO
Itulbo FRANCESCO PITTARI
Goffredo EMANUELE CORDARO
Adele ANNA MARIA SARRA
Orchestra e coro del Teatro di San Carlo
Direttore Antonino Fogliani
Maestro del coro Gea Garatti Ansini
Napoli, Teatro di San Carlo, 05 febbraio 2021 (diretta streaming)
Bellini in forma di concerto quasi un ciclo ideale in questa fase della vita musicale italiana. A poche settimane dall’apprezzabile produzione romana de “I puritani” grande attesa accompagnava l’esecuzione napoletana de “Il pirata” sia per la rarità di un titolo fondamentale nell’evoluzione non solo di Bellini ma di tutto il melodramma romantico italiano ma scarsamente eseguito per il non comune impegno vocale delle parti protagonistiche sia per una compagnia sulla carta alquanto interessante.
Le previsioni sono però fatte anche per essere smentite e il tanto atteso spettacolo si è rivelato molto più deludente delle aspettative in tutte le sue componenti.
Abbiamo più volte apprezzato Antonino Fogliani soprattutto nelle sue esecuzioni rossiniane ma qui ci è parso restare a metà del guado. “Il pirata” è un’opera bifronte, da un lato è ancora ancora alla tradizione delle opere serie rossiniane dall’altro mostra un’apertura quasi senza precedenti alla nuova sensibilità del romanticismo europeo. Una strada che Bellini stava seguendo – si pensi al progetto pur mai realizzato di mettere in musica l’”Hernani” di Hugo – e che dopo il ritorno al rigoroso classicismo di “Norma” sfocierà negli anni trenta nelle atmosfere scottiane de “I puritani”. Quello che si richiede al direttore è quindi di saper dosare le due componenti senza che una prevalga sull’altra e questo a Fogliani qui non riesce. Preciso, attento, stilisticamente in linea con il gusto del primo ottocento resta però troppo ancora alla tradizione, troppo rossiniano e spesso neppure nel senso delle grandi classiche come in certe sonorità brillanti e puntute, in certi ritmi quasi danzanti che sapevano fin troppo di opera buffa. E’ invece mancata la dimensione erica, romantica, quella delle tempeste marine e dei cori guerreschi che in quest’opera scuote il radioso melodismo belliniano. L’orchestra del San Carlo si allinea con la visione direttoriale eseguendo con correttezza – al netto di qualche imprecisione – quanto richiesto e buona è la prova del coro diretto da Gea Garatti Ansini pur penalizzato dalle necessità di distanziamento.
Il pirata” è pero soprattutto opera per grandi voci con il trio dei protagonisti pensato per autentici fuori classe come Giovanni Battista Rubini, Henriette Méric-Lalande e Antonio Tamburini. Il San Carlo ha riunito per l’occasione un trio sicuramente prestigioso ma che non ha saputo dare di se la miglior prova. La parte di Gualtiero è tra le più impervie scritte per Rubini e al tenore si chiede di fondere voce agilissima, facilità di slancio in tessiture acutissime e accento bruciante ed eroico. Qualche anno fa almeno le prime due caratteristiche erano tra le migliori armi a disposizione di Celso Albelo ma il tenore spagnolo ci è parso in un momento non felice della propria parabola vocale. La cavatina è affrontata quasi con paura, senza autentico slancio, gli acuti appaiono incerti, forzati, con non piacevoli inflessioni nasali. Nel corso della recita, specie quando il canto si fa più lirico ed elegiaco come nell’aria del II atto Albelo fa ancora valere l’eleganza del fraseggio e il giusto senso stilistico ma restano percepibili le difficoltà in molti passaggi. Sul piano espressivo in lui prevalgono gli aspetti più lirici e dolenti del personaggio mentre si fa certo maggior fatica a scorgere la scintilla maledetta dell’eroe romantico.
Una carriera ormai lunga e un repertorio non sempre ideale al proprio materiale vocale hanno compromesso non poco la tenuta vocale di Sondra Radvanovsky che pure nel recente passato aveva dato ottima prova in ruoli belcantistici. Ora si ascolta una voce ancora importante ma mal controllata, l’emissione è velata, il controllo della linea di canto alterno. Nel registro acuto la voce ha innegabilmente ancora una pienezza e una robustezza che colpiscono nonostante innegabili durezze e però nel settore grave in cui la cantante appare più in difficoltà e dove tende a ricorrere a soluzioni di petto stilisticamente improprie oltre che poco felici sul piano sonoro. I problemi  dell’emissione si ripercuotono su un fraseggio generico. Va inoltre notato che le voci di Albelo e della Radvanovsky timbricamente non ci sembrano ben amalgamate: Albelo sempre un po’ giovanile, la Radvanovsky, placidamente matronale. Ci sembra di ascoltare una madre alle prese con un figlio irragionevole che  due amanti vittime di un amore travagliato.Luca Salsi vocalmente non ha problemi nell’affrontare Ernesto, affidata qui un autentico baritono (probabilmente pensata invece per un basso cantante).  La voce di Salsi è robusta, sana, regge con sicurezza la tessitura ma a mancare il senso dello stile e il taglio interpretativo. Salsi canta “a senso unico”: un costante mezzo forte/forte, impoverendo la linea canto di dinamiche e colori. Ne esce così un personaggio virato a uno stile “tardoverdiano”, tendente al verista, faticoso nella vocalizzazione e privo di nobiltà. Resta solo un notevole materiale vocale purtroppo non sfruttato nel modo migliore.
Buone le prove delle parti di fianco. Anna Maria Sarra affronta Adele con voce sicura e naturalmente sfogata; Emanuele Cordaro è un Goffredo dall’intensa voce di basso, molto bella nel colore e ottimamente gestita, altrettanto efficace l’Itulbo di Francesco Pittari. Quella del San Carlo resta una proposta coraggiosa e come tale ammirevole.