Ottorino Respighi (1879 – 1936): “La bella dormiente nel bosco (1922 – versione 1934)

Fiaba musicale in tre atti su libretto di Gian Bistolfi. Angela Nisi (La principessa), Anton Gandia (Il principe Aprile), Anton Gandia  (La regina, la rana, la vecchietta), Vincenzo Taormina (Il re, l’ambasciatore), Shoushik Barsoumian (La fata azzurra), Laura Rotili (La fata verde, il gatto, La duchessa, il cuculo), Claudia Urru (Il fuso, l’usignolo), Enrico Zara (Il buffone, Mister Dollar, un medico), Nicola Ebau (Un boscaiolo, un medico), Francesco Leone e Marco Puggioni (Due medici). Orchestra e coro del Teatro Lirico di Cagliari, Gaetano Mastroiaco (Maestro del coro), Donato Renzetti (direttore), Leo Muscato (regia), Giada Abiendi (scene), Vera Pierantoni Giua (costumi), Alessandro Verazzi (luci), Fabio Massimo Iaquone e Luca Attili (video), Luigi Frattaroli (coreografie). Registrazione, Cagliari, Teatro Lirico, febbraio 2017, 1 DVD Naxos
Il Teatro Lirico di Cagliari si è distinto negli ultimi anni per una serie di proposte coraggiose finalizzate alla riscoperta di titoli fuori repertorio. Una particolare attenzione è stata rivolta al recupero del Novecento storico italiano, dopo il successo de “La campana sommersa” nel 2016 la scelta è ancora nel segno di Respighi “La bella dormiente nel bosco” cha ha aperto  la stagione successiva. I due lavori sono molto lontani tra loro – se non per la comune dimensione fiabesca seppur declinata in forme quasi opposte –  di certo quest’ultimo non ha la ricchezza musicale del precedente – di certo Respighi resta non solo uno dei musicisti di maggior talento della sua generazione, ma anche uno dei compositori più colti che l’Italia abbia avuto nel Novecento.

Composta  durante il Primo conflitto mondiale e andata in scena in una prima versione nel 1922, come spettacolo di marionette, nel 1934 Respighi ne ha curato una revisione in chiave operistica.
L’opera, apparentemente, ha una semplicità quasi infantile, in realtà Respighi lavora con cura su ogni dettaglio, palesando tutta la sua cultura musicale. La scena iniziale con gli animali occhieggia a Ravel ma vira rapidamente in senso stravinskiano appena si dipana il virtuosismo un po’ meccanico dell’Usignolo. La Corte è resa con un gusto baroccheggiante, un Settecento di zucchero filato che nel finale lascia posto a una spizzante profusione di modernità. Dopo il duetto del risveglio di sapore vagamente wagneriano, a brillare  è la carica vitalistica e dissacratoria del jazz che fa virare l’atmosfera  verso il coevo musical americano. Nella favola prorompe la modernità – o almeno quella dell’autore – il sonno della principessa è stato lungo e resta il dubbio come questa manierata damina potrà integrarsi in una modernità che sta per essere dominata dalla gretta materialità dell’arrivismo capitalistico incarnato da mr. Dollar Checks. Un gioco musicale – e teatrale –  per nulla banale dietro un’apparenza favolistica.
Punto di forza dell’allestimento cagliaritano è l’idea registica  di Leo Muscato che coglie alla perfezione lo spirito dell’opera. Spettacolo semplice, raffinato, ricco di ironia e perfettamente equilibrato. Le scene sono colorate, con un tocco giustamente infantile così come i costumi molto riusciti – in particolare quelli degli animali. Efficace il gioco delle luci (di Alessandro Verazzi) e delle proiezioni (di Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii) che contribuiscono a rendere l’insieme particolarmente suggestivo. Di grande effetto il tempestoso ingresso della Fata Verde tra esplosioni di lampi e il formarsi di una ragnatela che va a proteggere il castello addormentato.
Donato Renzetti concerta con esperienza, tenendo con maestria i fili della partitura, con una lettura di curata eleganza in linea con il taglio complessivo dello spettacolo.
Positiva la prova del cast. Angela Nisi è soprano lirico dal timbro morbido e carezzevole. Nei panni della Principessa coglie l’ingenuità infantile, un po’ zuccherosa dalla scena del fuso, ma anche  l’abbandono lirico del duetto con il Principe Aprile, affidato a un Antonio Gandia di bella schiettezza tenorile.
Il gran numero di personaggi impone a diversi artisti di esibirsi in più ruoli. Vincenzo Taormina,  spicca nei tratti buffi dell’Ambasciatore ma, così come in quelli del Re, carico di sincera umanità. Veta Pilipenko affronta con sicura professionalità i ruoli della Regina, della Rana e della Vecchietta con la sua aria “popolaresco”. Claudia Urru gorgheggia sicura nei virtuosismi dell’Usignolo cui affianca anche la parte del Fuso. Brava Shoushik Barsoumian nei non facili panni della Fata Azzurra dal canto virtuosistico e dai lunghi filati che impongono un ottimo controllo del fiato. La parte recitata della Fata Verde è affrontata con giusta energia da Laura Rotili che si fa anche apprezzare come cantante nei ruoli del Gatto, del Cuculo e della Duchessa. Enrico Zara tende a un canto un po’ debole come Buffone, perfetto invece nei tratti volutamente “sopra le righe” di Mister Dollar cui aggiunge uno dei quattro medici che inutilmente cercano di risvegliare la principessa. Completano il cast Nicola Ebau (Il boscaiolo, un medico), Francesco Leone e Marco Puggioni (gli due medici).