Gioachino Rossini (1792 – 1868): “Eduardo e Cristina” (1819)

Dramma in due atti su libretto di Giovanni Schmidt, rielaborazione di Andrea Leone Tottola e Gherardo Bevilacqua Aldrobandini. Prima rappresentazione: Venezia, Teatro San Benedetto, 24 aprile 1819. Primi interpreti:
Carolina Cortesi (Eduardo)
Rosa Morandi (Cristina)

Eliodoro Bianchi (Carlo)
Luciano Bianchi (Giacomo)
Vincenzo Fracalini (Atlei)
La nuova opera per Venezia, uno strano “e pasticcio” chiamato Eduardo (qualche volta Edoardo) e Cristina, venne rappresentata per la prima volta al teatro San Benedetto il 24 aprile 1819. Rossini era giunto a Venezia il 9 Aprile, probabilmente in tempo per assistere ad una o più rappresentazione del suo Otello, una circostanza che gli diede la possibilità di incontrare Lord Byron e la contessa Teresa Guiccioli.  (…)
Quando Rossini capì che la concertazione dell’Ermione lo avrebbe trattenuto a Napoli troppo a lungo per lasciargli il tempo di comporre interamente una nuova opera per Venezia, si era accordato  con l’impresario del San Benedetto perché l’opera commissionata fosse composta con pezzi già esistenti. I numeri, promise, sarebbero stati selezionati per adattarsi il più possibile alle situazioni drammatiche e personaggi del nuovo libretto. Questo libretto, che dapprima  Tottola e poi Bevilacqua Aldrobandini mescolarono insieme chiamarono Eduardo e Cristina, era solo un parziale rimaneggiamento di un libretto che Schmidt aveva preparato nel 1810 per l’opera di Pavesi Odoardo e Cristina (San Carlo di Napoli, 1810). Quello che fecero principalmente i due fu di adattare i versi presi del testo dello Schmidt alla musica delle tre opere scelte da Rossini: Adelaide di Borgogna, Ricciardo e Zoraide e Ermione (che aveva fatto fiasco a Napoli il 27 marzo). Rossini Scrisse i nuovi recitativi accompagnati dal Cembalo e  numeri nuovi (sette su ventisei). (…)

Alla “prima”, Eduardo e Cristina ebbe uno strepitoso successo, in parte per merito delle interpretazioni, assai alloggiate, del della compagnia vocale. La critica locale lodò quest’opera come un capolavoro. Ma Rossini se la rideva, né dava gran peso a simili successi. (…).
Quella stagione Eduardo ebbe  25 repliche al  San Benedetto, l’ultima il 25 giugno. In una lettera del  17 maggio 1819, Byron commentava: “Al San Benedetto è stata data l’ultima splendida opera di Rossini, il quale è venuto personalmente a suonare il clavicembalo. La gente lo ha seguito all’uscita, gli ha tagliato una ciocca di capelli come souvenir, poi lo ha chiamato, gli ha reso omaggio con sonetti, l’ha festeggiato è immortalato assai  più di un imperatore”. (estratto da “Gioachino Rossini” di Herbert Weinstock, New York, 1968)
In allegato il libretto dell’opera