98° Arena di Verona Opera Festival 2021: Riccardo Muti dirige “Aida”

Verona, 98° Arena Opera Festival
“AIDA”
Opera in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni
Musica Giuseppe Verdi
Il Re MICHELE PERTUSI
Amneris ANITA RACHVELISHVILI
Aida ELEONORA BURATTO
Radamès AZER ZADA
Ramfis RICCARDO ZANELLATO
Amonasro RICCARDO RADOS
Sacerdotessa BENEDETTA TORRE
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore Riccardo Muti
Maestro del Coro Vito Lombardi
Video design e scenografie digitali D-WOK
Esecuzione in forma di concerto
Verona, 22 giugno 2021
Il binomio Verdi / Muti è sicuramente uno dei più accattivanti e riusciti nella storia dell’interpretazione dei lavori musicali del Bussetano. Anche questa Aida concertante all’Arena di Verona ancora una volta conferma quanto il direttore napoletano sappia compenetrare la musica verdiana, creando un clima sonoro, quanto mai ricco di colori, dolce ma al contempo solenne e marziale, sfoggiando una grande varietà dinamica. Muti certamente punta molto ad evidenziare i colori “intimi” dell’opera e in questo richiede ai cantanti la massima attenzione espressiva, a partire dal Radamès di Azer Zada, subito chiamato al difficile appuntamento con “Celeste Aida”. Zada, dalla bella vocalità lirica, con un buon squillo, ma non certo dagli accenti eroici, è chiamato da Muti al massimo rispetto, (per tutta l’opera) dei segni d’espressione e quindi a tutti i “piani” e “pianissimi”, compreso il si bemolle smorzato che chiude l’aria. Su questa linea si inserisce anche l’Aida di Elonora Buratto. Il soprano mantovano negli ultimi tempi ci sembra orientata verso scelte di repertorio alquanto azzardate. La musicalità, il buon legato, le capacità espressive non bastano a mascherare i limiti di una voce chiamata ad affrontare un ruolo che richiede anche un maggior peso vocale, incisività e mordente. Preferiamo sorvolare sulla prova dell’Amneris di Anita Rachelishvili, che, in stato di gravidanza, si trova in una condizione vocale ben lontana dagli standard a cui ci ha abituato. Ambrogio Maestri mostra una certa stanchezza vocale, ma, ciò nonostante, riesce a seguire la “linea Muti”, mostrandosi un Amonasro d’impatto, senza effetti “veristi”. Riccardo Zanellato è un Ramfis di ottima solennità, così come Michele Pertusi è un Re di lusso. Di bello squillo il messaggero di Riccardo Rados,  così come Benedetta Torre si è perfettamente inserita nella misteriosa sacralità creata da Muti nella scena del Tempio. Raramente abbiamo sentito una Sacerdotessa così ben cantata. Complessivamente ottima la prova dei complessi areniani, preparati, per la parte corale, dal M° Vito Lombardi. Foto Ennevi per Fondazione Arena