Milano, Teatro alla Scala: Marianne Crebassa e Alphonse Chemin

Milano, Teatro alla Scala, concerti di canto 2021
Mezzosoprano Marianne Crebassa
Pianoforte Alphonse Chemin
Jesús Guridi: “Seis canciones castellanas: I Allá arriba en aquella montaña; IV No quiero tus avellanas; V Cómo quieres que adivine; VI Mañanita de San Juan”; Claude Debussy: “Chansons de Bilitis: La flûte de Pan, La chevelure, Le tombeau des Naïades”; Maurice Ravel:  “Chanson espagnole”;  Manuel de Falla: “Trois Mélodies”: Séguedille”; Hector Berlioz:  “Les nuits d’été op. 7: Villanelle; Le spectre de la rose; Sur les lagunes, Absence; Au cimetière; L’île inconnue”; Manuel de Falla: “Vivan los que rien!” (“La vida breve”); Maurice Ravel: “Habanera”; Georges Bizet: “L’amour est un oiseau rebelle” (“Carmen”).
Milano, 6 giugno 2021
I rapporti tra il mondo musicale francese e quello spagnolo e più in generale le suggestioni mediterranee, nella musica francese sono al centro del raffinato programma proposto dal mezzosoprano Marianne Crebassa  accompagnata al pianoforte dal pregevole tocco di Alphonse Chemin. Nata a Béziers nel profondo sud della Linguadoca, dove le influenze culturali spagnole si sono fuse con la realtà franco-provenzale, la cantante è naturalmente portata verso queste forme di sincretismo espressivo. La Crebassa è inoltre cantante ormai nel cuore del pubblico scaligero e il suo ritorno nella sala del Piermarini non poteva essere più gradito e l’affetto è stato corrisposto da un concerto particolarmente ricco e stimolante.
Francia-Spagna, ricreazione di un folklore spagnolo attraverso la sensibilità della cultura musicale francese, tra fascinazione per l’esotico e capacità di approfondire una cultura sentita come ricca di stimoli, così come musicisti spagnoli di formazione francese che ritornano alla propria musica nazionale, dopo l’esperienza di una esperienza francofona.
È il caso del basco Jesús Guridi che nella prima metà del Novecento porta avanti un linguaggio restio alle suggestioni delle avanguardie e che rilegge il folklore iberico con la sensibilità della Parigi fin de siècle. La scrittura poggia sulle caratteristiche del gusto spagnolo, intriso di un’espressività estroversa e dei caratteristici melismi di matrice araba. Situazione per certi versi analoga in Manuel de Falla che compone la sua séguidille su testo francese di Théophile Gauthier – mentre in castigliano è la “Chanson espagnole” del francese Ravel. Questa prima variazione sul tema dal carattere brillante e salottiero apre una sorta di percorso secondaria sul tema della seguidilla e delle sue elaborazione che attraverso la versione drammatica e quasi verista proposta dallo stesso De Falla in “La vida breve” arriva al perfetto equilibrio di quella di “Carmen”.
Spagna ma non solo, il programma guarda anche ad altri orizzonti mediterranei: dall’Italia con il suo senso melodico e le formule del melodramma sottese alla scrittura delle “Les nuits d’été” di Berlioz (eseguite nella versione originale per canto e pianoforte)  e la Grecia immaginata, sognata, ricreata dalle fantasie simboliste di Debussy e Louÿs nella “Chansons de Bilitis”.
Elegante nel gesto e nel canto la Crebassa è un mezzosoprano dal timbro morbido e luminoso, uniforme in tutta la gamma con acuti sicuri e centri solidi e ricchi di suono – settore della voce impegnato di frequente, sia nei brani “spagnoli” che  in alcuni passaggi delle “Chansons de Bilitis”. La linea di canto è musicalissima, di grande raffinatezza e impeccabile è la dizione che accompagna ogni sfumatura del testo poetico. La Crebassa trasmette a tutti i brani una propria teatralità, più evidente  nel ciclo berlioziano, più influenzato da stilemi melodrammatici ma che ritroviamo sempre con accenti di autentica emozione ad esempio nell’evocazione di una classicità perduta in “Le tombeau des Naïades”.
Il culmine di questa componente teatrale emerge ovviamente nella  “Carmen” – della celebre Habanera la Crebassa offre una lettura  interessante. La voce chiara, “leggera” si adatta alla scrittura come un guanto, unita a una espressività mai eccessiva, da Opéra-Comique, che spesso si perde nelle estroverse letture di gusto “verista”. Anche nel gesto la cantante sfoggia grande sobrietà. Auguriamoci che in futuro si possa pensare a lei come protagonista dell’opera di Bizet, magari proprio sul palcoscenico scaligero dove la cantante tornerà già il prossimo inverno come Romeo.
L’unico brano in cui forse  la cantante non ci è parsa del tutto a proprio agio è stata l’aria “Vivan los que rien!” da “La vida breve” di De Falla. La vocalità di gusto verista di questo brano non è nelle corde “delicate” della Crebassa. Calorosissimo successo di pubblico.