Napoleone Bonaparte (Ajaccio, 15 agosto 1769 – Longwood, Isola di Sant’Elena, 5 maggio 1821)
A 200 anni dalla morte
Napoleone ha amato e incontrato quasi tutti i più grandi musicisti della sua epoca. Ama la musica di Mozart (in particolare il “Don Giovanni”) che “conosce” a Stoccarda, nel 1805, durante la campagna militare che culminerà con Austerlitz. I suoi soldati rendono gli omaggi militari a Haydn durante l’occupazione francese a Vienna. L’unico musicista che non conobbe (anche se alcune sue sinfonie erano sono state eseguite a Parigi) fu Beethoven, ma i rapporti fra i due sono fin troppi noti perché se ne parli ancora. Basterà invece ricordare la quantità enorme di musica d’occasione celebrativa che fu eseguita o rappresentata in quegli anni a Parigi. Ricordiamo, ad esempio “L’eccelsa Gara”, una cantata di Spontini che celebrava la vittoria di Austerlitz, “Le chant du retour de la Grande Armée” di Etienne Méhul che fu scritta per il ritorno nel 1808 della guardia imperiale a Parigi. Tra le opere, l’unica che in qualche modo la storia non ha del tutto cancellato è il “Fernando Cortez” di Spontini (1809) che fu addirittura consigliata come soggetto dallo stesso Napoleone e che avrebbe dovuto esaltare assecondare la spedizione francese in Spagna, ponendo di fronte il popolo dei conquistatori e il popolo dei conquistati. L’opera però non sortì l’effetto sperato da Napoleone. Le rappresentazioni furono sospese e l’opera riprenderà la sua storia soltanto dopo la restaurazione.
Napoleone da vita a una seria politica sulla musica: riorganizza il conservatorio di Parigi, fonda scuole di Belle Arti in Belgio (compreso lo studio della Musica), crea il Liceo Musicale di Bologna il Conservatorio di Milano è l’Istituto Musicale di Bergamo. In Francia estende l’insegnamento e il ruolo della musica nello Stato. Il Conservatorio, soprattutto, gli deve molto. In un decreto del 1806 si fa sì che venga istituito un pensionamento supporto economico per 12 allievi da alloggiare nello stesso istituto e 6 allieve da pensionare presso i genitori o altro istituto (già nel 1793 e nel 1795 si era disposto che l’insegnamento fosse gratuito per seicento allievi) e che venga edificata una sala da concerto, capace di più di 1000 posti. Le attività concertistica parigine vengono sovvenzionate e favorite in tutti i modi. Nasce la “Société des Concerts Francaise” patrocinata dall’ imperatrice Giuseppina e da sua figlia Ortensia, dove per la prima volta pare siano state eseguite a Parigi, alcune sinfonie di Beethoven. Altro merito di Napoleone è l’acquisto di Villa Medici a Roma per gli artisti francesi, secondo una tradizione che risale a Luigi XIV, come premio dell’Accademia di Francia a Roma. Il Direttorio aver ristabilito questo “Prix de Rome”, dopo la rivoluzione e nel 1803 decreta che accanto ai premi destinati ai pittori, scultori e architetti, vi sia un premio per la composizione musicale. Con lo stesso decreto del 23 gennaio 1803, si ricostituisce l’Academie Francaise, all’interno della quale vengono inserite 3 sezioni affidate alla direzione di Méhul, Gossec e Grétry. Alla morte di quest’ultimo (che ebbe funerali di Stato nel 1813) gli subentrò Monsigny. Napoleone operò anche nel campo del Diritto d’autore che viene esteso agli eredi dei compositori. Fu ancora il Bonaparte a fissare quello che non ora chiameremo il “pensionamento dei lavoratori dello spettacolo”.
Durante una discussione al Consiglio di Stato, nel 1806, Napoleone fa ridurre drasticamente il numero dei teatri a Parigi, avevano raggiunto il numero di 27, con grande dispendio di energie e spese e un conseguente calo del livello della qualità. Da 27 si passa a 12, ben disposti nella città, per non nuocersi l’uno con l’altro. Questo decreto però la situazione non migliora la situazione e Napoleone, l’anno dopo passa a una ulteriore riduzione: da 12 a 8. Al primo posto c’è l’Opéra che doveva produrre almeno 8 nuove produzioni l’anno. L’Opéra doveva rappresentare il modello per il resto dei teatri francesi che dovevano impegnarsi in produzioni di notevole qualità.
È inutile dire che accanto all’Opéra ruotano tutta una serie di attività: il Teatro di Corte di cui sarà compositore e maestro di cappella Ferdinando Paer, la cappella di corte, diretta da Giovanni Paisiello e poi di cui sarà maestro Paisiello e poi da Jean-François Lesueur e tutta una serie di attività di musica sacra, profana e militare che sarebbe troppo lungo ricordare. Diremo solo, a conclusione di questo nostro percorso come, soltanto per l’opera in circa 10 anni del 1805 al 1815, vennero date circa 23 opere nuove e 17 nuovi balletti. Un’ultima testimonianza questa, che ci dimostra come la presenza di Napoleone, sia dal punto di vista della musica vera e propria, che da quella di una politica della musica, doveva lasciar ampia traccia nella storia di Francia e non solo in quella. A ragione la cosa, come abbiamo visto precedentemente, è stata riconosciuta ampiamente da Berlioz. (Fine)