Venezia, Palazzetto Bru Zane: Trio Quai des Brumes e l’AMF String Quartet

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Stagione 2020-2021
“IMPROVVISAZIONI D’ESTATE”
Trio Quai des Brumes
Clarinetto Federico Benedetti
Chitarra Tolga During
Contrabbasso Roberto Bartoli
AMF String Quartet
Violini Pierclaudio Fei, Massimo Mantovani
Viola Julie Shepherd
Violoncello Giacomo Grespan
Mélodies (arrangiate in chiave jazz manouche) di Cécile Chaminade, Gabriel Fauré, Erik Satie,  Camille Saint-Saëns, Claude Debussy, Reynaldo Hahn, Jacques Ibert, Jules Massenet
Venezia, 19 giugno 2021
Il trio Quai des Brumes porta avanti, ormai da anni, un’attività di esplorazione della produzione musicale francese. Una prima indagine aveva riguardato il repertorio relativo alla chanson degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, rivisitato poi in chiave gypsy jazz o jazz manouche, come testimonia il primo CD del trio, Chansons boîteuses, che fa riferimento a quel crogiolo di culture, che era la Parigi del chitarrista jazz Django Reinhardt (il creatore, appunto, del genere manouche), dei romanzi di Pierre MacOrlan e soprattutto dei film di Marcel Carné, come Quai des brumes. Successivamente l’interesse dei componenti di questo ensemble si è rivolto alle mélodies del tardo Ottocento e del primo Novecento (attingendo da autori come Fauré,  Cécile Chaminade, Ravel, Debussy, Satie, Hahn), per riproporre, nel loro stile “gitano”, quel repertorio colto e raffinato, ma relativamente poco conosciuto, che si rivela, per dei jazzisti di razza, un terreno particolarmente fertile per l’improvvisazione – al pari dei cosiddetti standard, quali i brani di George Gershwin e Cole Porter –, senza che ne venga intaccata la ricchezza melodica. Il loro secondo album Au bord de l’eau (il titolo coincide con quello di una mélodie di Fauré), realizzato in collaborazione con l’AMF String Quartet , reinterpreta l’atmosfera culturalmente feconda della Belle Époque: un CD e un progetto che, peraltro, l’esplosione della pandemia non ha certamente favorito. Sono gli anni in cui i pittori impressionisti e compositori come Fauré, Ravel e Debussy danno vita ad un’arte fondata sulla capacità di fissare, sulla tela o sulla partitura, l’impressione soggettiva, spesso fatta di colori, riflessi, nuances … Au bord de l’eau, ai bordi dell’acqua, diviene il luogo-simbolo di questo nuovo modo di percepire la realtà. Alle sonorità “gitane” del trio Quai des Brumes si è associata, anche nel concerto di questa sera – il primo effettuato su questa tematica, che riproponeva quasi interamente i brani del CD –, l’eleganza dell’AMF String Quartet, che ha confermato grande musicalità e versatilità. Spiccano nella rassegna di mélodies proposte – negli arrangiamenti di Federico Benedetti, che è intervenuto soprattutto a livello ritmico, rispettando le raffinatezze armoniche originarie – i nomi di Gabriel Fauré – forse il più grande compositore in tale genere musicale – e quello di Cécile Chaminade, il cui invidiabile talento fa onore alla creatività femminile.
Della grande compositrice francese si si sono ascoltate rielaborazioni da: Ma première lettre, una melodia, nata in seguito al ritrovamento di una lettera scritta da bambina, che rivela la sua vicinanza con il mondo di Proust: una struggente melodia, intonata e rimaneggiata dal clarinetto e poi dalla chitarra;  “Viens, mon bien-aimé” una delle mélodies più famose della Chaminade, un’appassionata dichiarazione d’amore al ritmo – ci pare – di beguine, dove si sono imposti clarinetto e contrabbasso, oltre al quartetto d’archi con il suo seducente  tappeto sonoro; Écrin (il prezioso “scrigno” è l’animo di Cécile) in versione swing, che inizia con un vigoroso pizzicato degli archi ed è un esempio di walking bass: brano pieno di verve, in cui la chitarra, in uno scatenato assolo, si è meritata applausi a scena aperta.
Altro protagonista della serata è stato Gabriel Fauré, di cui si sono proposti vari brani –  tutti in versione particolarmente interessante, anche per la componente ritmica –, in cui hanno diffusamente primeggiato clarinetto e chitarra: Dans les ruines d’une abbaye (da Victor Hugo), intriso di romanticismo; Tristesse (da Théophile Gautier), fondata sulla classica contrapposizione tra la primavera che sboccia e la perdurante tristezza del poeta, che ha un inizio cadenzato con accordi sforzati; Lydia, il cui titolo è un nome di donna ma anche uno dei modi antichi con la sua sonorità particolare; Le Voyageur (da Armand Silvestre) in ritmo ternario, dove si è apprezzato l’exploit del contrabbasso; Au bord de l’eau ancora in ritmo ternario, dal tono confidenziale, caratterizzato da qualche melisma orientaleggiante.
Non poteva mancare l’anticonformista Erik Satie – particolarmente amato dai jazzisti, anticipatore di moltissimi aspetti della musica contemporanea – di cui è stato eseguito Les Anges, in un arrangiamento definito dallo stesso Benedetti “globalmente abbastanza psichedelico”, che inizia con in primo piano il quartetto d’archi nel registro basso. Irresistibile è stata l’esecuzione della famosissima Danse macabre di Camille Saint-Saëns, ossessivamente ritmata dal contrabbasso, vigorosamente percosso sulla cassa armonica dallo strumentista, e concluso da suoni volutamente sguaiati del clarinetto. Il ritmo ha prevalso anche in Chanson d’automne (da Paul Verlaine) di Reynaldo Hahn – recentemente dedicatario di un ciclo al Palazzetto Bru Zane – trasformato in un sensuale tango; nella mesta Élégie tirée des Érinnyes di Jules Massenet; in Nuit d’étoiles di Claude Debussy – altro autore molto amato dai jazzisti – , in cui era protagonista il contrabbasso; in Madrid, brano giovanile di Debussy, aperto dal contrabbasso in pizzicato. Di grande suggestione è risultata la Chanson de la mort de Don Quichotte di Jacques Ibert – scritta per il film Don Quixote (1933) di Georg Wilhelm Pabst, in particolare per il grande Feodor Chaliapin –, nella cui esecuzione Federico Benedetti ha suonato il clarinetto basso, uno strumento adatto ad esprimere il tono meditabondo di questa pagina, che si è potuta riascoltare in un bis. Grande successo per questa serata “diversa” rispetto alle consuetudini del Palazzetto Bru Zane, ma certamente allo stesso livello delle migliori performances offerte al pubblico veneziano dal Centre de Musique Romantique Française.